martedì 25 marzo 2014

LA TRONCATRICE E LA RADIALE



Questa macchina è stata inserita nel gruppo di quelle fisse perché generalmente ha una collocazione stabile all’interno del laboratorio, ma dalle troncatrici col basamento in ghisa (ottimo per dare una notevole stabilità, ma piuttosto pesante) oggi si è passati a produrle con la struttura in lega leggera.
Questa evoluzione, che rende la macchina molto più leggera, consente sia di lavorare in laboratorio, sia di portarsela dietro in altri locali dove, per esempio, si esegue il montaggio dell’arredamento. 



La funzione principale di questo attrezzo è, come dice la parola stessa, di troncare dei profili in legno e l’operazione di taglio avviene sia perpendicolarmente, tagliando il pezzo da -45° a +45°, sia con la lama inclinata, per poter effettuare delle lavorazioni su pezzi piatti e larghi, che non si potrebbero tagliare in posizione verticale perché la posizione della lama a riposo non ne permetterebbe l’inserimento.
Le troncatrici, in funzione del tipo di lavoro che devono fare, nascono con lame di diametro diverso, dai 210 mm. ai 315 mm., e molte hanno anche un piano superiore che può essere utilizzato per trasformare la troncatrice in una piccola sega circolare. Per fare questo viene fissato il blocco motore in modo che la lama sia in fase di affondamento completo e questo permette al piano di taglio superiore di trovarsi in posizione orizzontale; viene poi applicata, in un’apposita scanalatura, la parallela che è quindi libera di spostarsi lateralmente per modificare la larghezza del pezzo da tagliare.
Ovviamente le lame, tutte con i denti al Widia, sono differenti in funzione del servizio che devono fare: i corniciai, per esempio, creano le cornici per i quadri ottenendole tagliando a 45° delle aste già finite; per ottenere un buon risultato devono usare delle lame con un notevole numero di denti, di solito 80 o 96, ed con queste lame riescono ad ottenere dei tagli senza sgranature, che non saprebbero come ritoccare, se avvenissero.
Invece chi si deve limitare a troncare dei righetti di legno grezzo, non ha bisogno di lame così sofisticate ed usano quelle con meno denti (36 o 48), ma più spaziati tra di loro, per poter affondare velocemente.
Sempre rimanendo nel campo delle troncatrici, ce n’è una un po’ particolare destinata a tagliare tavole o pannelli, quindi oggetti piuttosto profondi; questa macchina è la troncatrice radiale. La differenza rispetto alla precedente consiste nella possibilità di muovere la lama trasversalmente al pezzo, effettuando il lavoro di una sega circolare. 


Di questo dispositivo esistono due versioni: la radiale fissa, che ha la lama costantemente verticale, sempre orientabile da -45° a +45° ma con un braccio che permette alla lama una corsa notevole; l’altra è la radiale portatile, che sfrutta lo scorrimento del corpo lama su dei perni orizzontali che ne aumentano la profondità di taglio.
Quest’ultimo tipo è più versatile perché può essere usata anche come troncatrice normale, che quindi ha anche la possibilità di inclinare la lama rispetto al piano ed avere anche il piano di taglio superiore, cosa che l’altro modello non può avere assolutamente.

Esiste poi anche un altro tipo di troncatrice, che viene chiamata combinata, ed è il tipico strumento da usare in cantiere; ha una struttura che viene sostenuta da 4 gambe metalliche asportabili e può funzionare come troncatrice normale, nella posizione standard, oppure come sega circolare, effettuando un ribaltamento completo della macchina, che quindi presenta in quest’ultima versione solo un piano con la lama che esce da sotto, ovviamente corredata di parallela. 







sabato 15 marzo 2014

LA MULTILAME E LA SCORNICIATRICE




Quando si devono ricavare dei righetti da delle tavole di legno, in grande quantità, risulta disagevole prepararli con la sega circolare, uno alla volta, soprattutto se si devono maneggiare delle tavole di diversi metri di lunghezza.
Per venire in contro a chi deve affrontare lavori di questo tipo è stata ideata la multilame che lavora con diverse lame montate contemporaneamente sullo stesso albero, producendo così diversi listelli con un’unica passata.
La macchina è costituita da una struttura coperta dotata di un tappeto mobile in gomma su cui viene appoggiata la tavola di legno che deve essere lavorata; al centro della macchina c’è l’albero porta lame a sbalzo, in cui vengono sistemate le varie lame ed i relativi distanziatori, che stabiliranno la larghezza dei vari righetti in cui verrà segata la tavola.


  
Naturalmente questi distanziatori dovranno essere un po’ più larghi dei righetti da produrre, dal momento che essi vengono frapposti fra le lame, ma a contatto con il corpo delle lame stesse; pertanto i denti al Widia, che sporgono dal corpo circa mezzo millimetro per parte, definiranno invece la reale dimensione dei righetti all’uscita dalla macchina.
Per essere sicuri che le varie lame ruotino contemporaneamente e in maniera solidale con l’albero, i corpi delle lame hanno due tacche che si innestano su due chiavette longitudinali applicate sull’albero, per essere sicuri di riuscire a trascinarle tutte quante insieme. 


Inoltre le lame, a differenza di quelle adottate per le seghe circolari normali, vengono dotate di 4 rasanti interni che contribuiscono a spianare molto bene le facce verticali dei righetti, dando loro un aspetto quasi piallato.
Se quindi si infila nella multilame una tavola già piallata a spessore, all’uscita della macchina otterremo dei listelli squadrati sui 4 lati e già con le misure definitive.
La multilame viene spesso accoppiata ad un’altra macchina che non è frequente vedere nelle falegnamerie, ma è tipica delle aziende dove si costruiscono mobili che necessitano di finiture eseguite con cornici di vario tipo, oppure nelle ditte in cui c’è un reparto destinato alla produzione di cornici; questa macchina si chiama scorniciatrice.
E’ una macchina piuttosto complessa e discretamente lunga, in quanto il lavoro che svolge è la somma di tanti interventi in sequenza eseguiti da un certo numero di frese, che agiscono singolarmente sul listello che viene infilato all’ingresso e che, trascinato da diversi rulli posizionati opportunamente, subisce tutte quelle lavorazioni che lo trasformeranno in una cornice con un notevole numero di modanature. 



Avendo tante frese da mettere a punto, richiede un certo tempo per la preparazione, quindi è da utilizzare solo quando esiste la necessità di produrre un notevole numero di metri, a volte chilometri, di listelli.
Questa macchina è dotata di un sistema di piallatura superiore ed inferiore, per cui non è necessario piallare le tavole da infilare nella multilame che generalmente la precede, ma è sufficiente preparare i listelli ottenendoli direttamente da una tavola grezza.

Naturalmente bisogna valutare caso per caso per decidere, in funzione delle lavorazioni che deve subire e delle dimensioni, se vale la pena di piallare le tavole oppure no.



giovedì 6 marzo 2014

IL TORNIO DA LEGNO




Il tornio da legno nasce nell’antichità ed è probabilmente la macchina più antica che si conosca, prende spunto dal tornio per vasai che viene trasformato spostando l’asse di rotazione da verticale (per i torni da vasai) ad orizzontale (per i torni da legno).
Il movimento del tornio era inizialmente a pedale, poi a pertica, finchè nel 1800 si riuscì ad utilizzare la forza dei mulini ad acqua per movimentare tutte le macchine, tra cui anche i torni da legno. 




Questa macchina, che oggi può sfruttare il motore elettrico per la rotazione, è costituita da una testa, che contiene il motore e il cambio di velocità, perché bisogna cercare di mantenere costante la velocità tangenziale di lavorazione in modo da far ruotare a bassa velocità il pezzo, se ha un diametro abbondante, mentre bisogna aumentarla se si sta lavorando un pezzo di piccolo diametro.
Dal motore esce un asse che porta il trascinatore, che è una specie di arpione che viene spinto nel legno, dal lato sinistro, per trasmettergli il movimento senza che ci siano slittamenti. Dall’altra parte del pezzo c’è la contropunta conica, che si infila in un foro precedentemente preparato, che serve a mantenere sollevato il pezzo all’estremità destra, mentre è in rotazione verso l’operatore.




Il cono può essere sostituito da un mandrino a cremagliera, per ospitare una punta da trapano, se si vuole fare un foro centrato, quando il pezzo è collegato solo alla testa ed è a sbalzo.
Per lavorare il legno esiste un supporto spostabile, su cui vengono appoggiate le lame degli strumenti adottati per le varie lavorazioni; questi attrezzi assomigliano a delle sgorbie manuali, ma sono molto più lunghi, soprattutto dalla parte del manico per avere un migliore controllo dell’utensile durante l’uso.


Al posto del trascinatore si possono montare vari tipi di accessori: il più usato è il platorello che è un disco con alcuni fori attraverso i quali si infilano le viti per fissare il pezzo da dietro; in alternativa esistono i mandrini, che sono delle ganasce registrabili per afferrare il pezzo da lavorare e che possono essere utilizzati anche senza contropunta.




Uno di questi assomiglia al mandrino del tornio parallelo a 4 griffe per la meccanica, l’altro tipo è costituito da 4 settori circolari espandibili, che possono stringere il pezzo sia dall’esterno che dall’interno, se è stata precedentemente preparata una cava cilindrica, per la lavorazione successiva.






In alcuni casi la testa si può ruotare di 90° o di 180° per dare la possibilità di lavorare i pezzi frontalmente, anziché lungo l’asse longitudinale come si fa tradizionalmente; questo si verifica generalmente quando il diametro dell’oggetto da tornire è superiore a quello massimo ammissibile in posizione standard, cioè non deve toccare il basamento.
A volte infatti capita di lavorare delle ciotole portafrutta che hanno un diametro notevole, quindi si fissano sul platorello o con un mandrino, dopo aver ruotato la testa di 90°, in modo da poterle lavorare di fronte, ovviamente spostando il supporto per le sgorbie, che ha un braccio a gomito che può uscire all’esterno.
Durante le lavorazioni con la contropunta, la testa rimane ferma mentre la contropunta si sposta avanti o indietro, per adattarsi alla lunghezza del pezzo da lavorare. 





Nella scelta dei legni da lavorare è meglio privilegiare quelli duri e compatti, a grana fine, che garantiscono una buona finitura; quelli teneri e leggeri tendono a strapparsi sotto l’effetto degli utensili, quindi è meglio orientarsi verso legni come l’acero, il noce, il ciliegio, il faggio ed altri di questo tipo.

La finitura verrà sempre effettuata con una passata di carta vetrata fine, mentre il pezzo è ancora in rotazione; si può inoltre trattare l’oggetto con della cera o dell’olio per dargli un aspetto lucidato, sempre con il pezzo in rotazione per velocizzare l’operazione.