sabato 29 ottobre 2016

LE LIBRERIE (5)



Analizzando sempre l’argomento librerie non bisogna dimenticare che le librerie non nascono solo con un’unica profondità; a volte sono l’elemento superiore di un mobile la cui parte inferiore è destinata ad accogliere oggetti di tipo diverso e che richiedono una profondità maggiore, come nel caso che vi propongo adesso: 


Come si vede dal disegno, la libreria è appoggiata su un mobile con una profondità doppia e costituito da tre vani di cui due sono chiusi da sportelli, mentre quello centrale ospita quattro cassetti come si vede dalla sezione B – B. 


Questo mobile inferiore è coperto da un top che costituisce la base della libreria vera e propria, che quindi viene costruita in maniera leggermente diversa dalle precedenti, visto che la base è più profonda ed è larga come tutta la libreria e viene applicata sotto ai montanti semplicemente avvitandola; naturalmente sono indispensabili delle spine di riferimento per garantire il corretto posizionamento dei fianchi sul top.
Le due parti, una volta sovrapposte, vengono poi fissate tra di loro con le viti dall’interno del mobile inferiore, distribuendo i punti di fissaggio in modo da garantire un contatto continuo tra il top e la carcassa del mobile sottostante.
Anche qui qualche spina di riferimento aiuta ad ottenere un assemblaggio perfetto tra i due corpi. 


Nel disegno precedente abbiamo la sezione D – D che, unitamente alla sezione orizzontale B – B ci evidenzia soprattutto l’elemento più impegnativo della parte bassa del mobile: la cassettiera.
Come si può notare, l’altezza dei cassetti varia; volendo mantenere costante l’altezza delle mostre, in modo da salvaguardare l’estetica della cassettiera, si vede che il primo e l’ultimo cassetto hanno le sponde più basse di quelli centrali; il motivo di questa diversità è dovuta alla presenza della base e del cappello che “rubano” un po’ di spazio ai cassetti che sono alle estremità.
Per fare scorrere i cassetti servono le guide ed oggi il mercato offre diverse soluzioni; per chi vuole un prodotto semplice, poco costoso e facile da montare c’è la sempre valida guida a rullino che è quella che ho considerato io nel progettare questa cassettiera.
Se si volessero montare le guide autorientranti ammortizzate bisogna considerare che il cassetto interno va costruito con dimensioni diverse.
Il materiale che ho scelto per la costruzione dei cassetti è l’ottimo multistrati di betulla da 15 mm. di spessore: solido, compatto e che si può verniciare trasparente (volendo anche tingere) oppure laccare di un colore a piacere.
Il fondo del cassetto, per coerenza, è stato previsto in compensato di betulla da 4 mm., spessore più che sufficiente per cassetti di queste dimensioni.
Utilizzando le guide a rullino non bisogna dimenticare che tra un cassetto e l’altro deve rimanere uno spazio di due centimetri circa per permettere l’inserimento o l’estrazione di uno qualunque dei vari cassetti; questo spazio è dovuto alla necessità di fare scavalcare la rotellina dell’elemento di guida fissata al fianco da parte della medesima rotellina che però è collegata all’elemento di guida fissata al cassetto.
Poiché queste rotelline (o rullini) hanno un diametro di circa 17 mm., diventa necessario avere a disposizione lo spazio di due centimetri di cui parlavo prima.



mercoledì 19 ottobre 2016

LE LIBRERIE (4)



Riprendendo il discorso delle librerie, abbiamo visto il modello più semplice senza sportelli e senza fodera; adesso possiamo arricchire la libreria con la fodera, degli sportelli ciechi in basso e delle vetrinette nella parte superiore. La presenza della fodera irrigidisce il mobile, rendendolo più stabile, mentre gli sportelli proteggono il contenuto della libreria dalla polvere, soprattutto quelli bassi. Il progetto che nasce potrebbe essere questo: 


Gli sportelli utilizzano le classiche cerniere a scodellino che abbiamo già visto (che vengono chiamate anche “cerniere da cucina”); nelle sezioni orizzontali ingrandite si vede la differenza costruttiva dei due tipi di sportelli: quelli ciechi sono dei semplici pannelli mentre le vetrinette sono costituite da un telaio con i montanti a tutta altezza ed i traversi in luce e, ovviamente, la parte centrale è costituita da un vetro spesso trasparente. 


Questa volta vi mostro come costruire una vetrinetta in abete, utilizzando delle foto che ho fatto durante la preparazione di una vetrinetta di dimensioni differenti da quelle del disegno, ma il concetto costruttivo è il medesimo.
Si parte naturalmente preparando i due montanti e i due traversi utilizzando una tavola di abete o un pannello di abete lamellare: 


Ecco qua i quattro righetti che diventeranno il telaio di una vetrinetta; è chiaro che se non partiamo da una tavola di abete di primissima qualità, qualche nodo dobbiamo accettarlo.
Cominciamo a lavorare i righetti solo che, al posto del classico sistema tenone-mortasa che vi ho già mostrato, questa volta userò un sistema più rapido che richiede l’utilizzo di un elettroutensile della Festool che si chiama Domino 500 e che permette di assemblare un telaio facendo le mortase in tutti gli elementi e collegandole con dei tasselli particolari che sostituiscono i tenoni. La macchina è illustrata nella foto successiva ed in basso si vedono i tipi di tasselli che si possono usare, in funzione delle dimensione dei righetti da collegare: 


Dopo le lavorazioni con il Domino, gli elementi del telaio si presentano così e, in basso, ci sono i tasselli adeguati. 


Come si può vedere i montanti vengono fresati sul fianco (in alto ed in basso), mentre i traversi sono lavorati in testa; una volta che si infilano i tasselli da una delle due parti (io ho scelto i traversi) i pezzi si presentano in questo modo: 


Si procede poi ad un assemblaggio “a secco”, cioè senza colla, per verificare il lavoro; in questo caso il risultato è buono. 


Però per completare il lavoro bisogna procedere alla fresatura dei vari pezzi per inserire il vetro, che verrà tenuto in sede da quattro fermavetri avvitati; la lavorazione viene effettuata alla toupie con una fresa a coltelli dritti verticali, fresando completamente i traversi, mentre i montanti subiscono quella che viene definita una “fresata scappata”, cioè ci si ferma prima di uscire dalle estremità del righetto in modo che rimangano intatte. Nella foto seguente si vedono le lavorazioni appena finite, proprio vicino alla fresa utilizzata (che purtroppo si vede poco). 


Però il lavoro non è finito perché i quattro pezzi non si possono assemblare in queste condizioni: bisogna creare nei montanti lo spigolo giusto perché si possano accoppiare con i traversi; e qui bisogna lavorare con lo scalpello per rifinire quella parte che è rimasta curva dopo il passaggio della fresa.
Una volta finito il lavoro con lo scalpello, l’accoppiamento si presenta così: 


Adesso possiamo procedere all’incollaggio del telaio, utilizzando i tasselli che abbiamo visto prima, naturalmente stringendo il telaio con i morsetti. Nel frattempo bisogna preparare i fermavetri, che sono dei righetti dimensionati in modo da lasciare lo spazio per il vetro e devono avere una sezione tale da allinearsi con la forma del righetto sbattentato.
La situazione finale è questa, dove si vede anche un pezzo del vetro, utilizzato come spessore per avvitare i fermavetri: 


I fermavetri generalmente si congiungono negli spigoli con una spizza a 45° e sono avvitati per poter essere smontati in caso di sostituzione del vetro.
Poiché avvitare perfettamente verticali le viti che bloccano il fermavetro è piuttosto difficile quando il vetro è già stato inserito, la Festool ha ideato un accessorio da applicare sull’avvitatore che sposta l’asse di rotazione in maniera eccentrica, in modo da permettere al mandrino dell’avvitatore di avvicinarsi moltissimo al vetro ottenendo l’inserimento delle viti in posizione perfettamente verticale.






domenica 9 ottobre 2016

REGGIPIANI VARI



Dedico questo articolo ai vari reggipiani che si possono trovare in commercio e che si possono inserire nei fori da 5 mm. di diametro predisposti nei mobili di vario genere. I più semplici sono quelli della foto sottostante:


I primi due sono in ottone, uno naturale ed uno nichelato, ma ne esiste anche un tipo bronzato che apparirà dopo; il terzo ha la parte sporgente spianata per ospitare i ripiani più delicati, quando vengono caricati con molto peso che viene distribuito su tutta la spianatura e non soltanto sul colmo del cilindretto, come capita negli altri due reggipiani. 


Qui vediamo dei reggipiani che hanno un perno rivolto verso l’alto che si inserisce in un foro ricavato nel ripiano per evitare scorrimenti verso l’esterno ed avere un bloccaggio perfetto. A destra un reggipiano di tipo semplice con anello di fermo e diametro costante, in modo da poterlo inserire da entrambe le estremità. 


Ecco che è arrivato il reggipiano brunito, al centro, che ha il diametro esterno di 7 mm. come i suoi simili mostrati prima. Come si è visto nell’articolo precedente, questo tipo di reggipiano ha anche la versione con la bussola filettata da inserire nel fianco ed il perno esterno filettato M5 da accoppiare.
Gli altri due reggipiani che si vedono alle estremità della foto sono dotati di un O-ring di gomma per sostenere dei ripiani in vetro, evitando il contatto con il metallo che porterebbe a delle possibili rotture del ripiano.
Rimanendo sempre nel campo dei reggipiani per vetro, ci sono anche quelli della fotografia seguente: 


Questi sono da fissare al fianco con una vite (ovviamente il fondo dei cilindri metallici è chiuso ed ha un foro centrale). Il primo a sinistra ha un anello a sezione rettangolare di gomma nera ed è l’unico che esiste anche con il foro filettato per essere collegato con forza ad uno analogo applicato sull’altra facciata dello stesso fianco, per ottenere un supporto molto resistente.
Gli altri due sono costituiti da un cilindro parzialmente forato e rivestito da una guaina di gomma rigata; questi nascono per essere usati nei fianchi senza la cremagliera di fori e possono essere fissati ovunque. Qualora però i fori fossero già presenti, basta inserire i tasselli di nylon da 5 mm. di diametro che abbiamo già visto, poi si inseriscono le viti di fissaggio. 


Terminiamo con altri supporti per i ripiani in vetro: il primo a sinistra ha una piccola ventosa in gomma, mentre gli altri due hanno una placchetta in gomma; il primo presenta un vantaggio rispetto agli altri perché, avendo la ventosa, trattiene il vetro impedendogli di scorrere verso l’esterno, causandone la caduta. Questo reggipiano è nato per essere inserito nei fori da 5 mm. mentre gli altri due, come si vede, vengono fissati con le viti e non hanno bisogno del foro; come al solito, se il foro è già esistente, ci vengono in aiuto i tassellini da 5 mm. di nylon.
Naturalmente quello che vi ho mostrato in questo articolo (commercializzato dalla Wurth) è solo una parte di quello che il mondo dell’accessoristica per il mobile ci offre oggi.