lunedì 20 giugno 2016

LE LIBRERIE (1)



Adesso vorrei iniziare a parlare delle librerie; ci sono tanti modi per costruirle e cercherò di spiegarvi come farlo.
Innanzitutto bisogna provvedere alla scelta del materiale, considerando anche le dimensioni del mobile: si può usare l’MDF se la si vuole laccare (e se i ripiani sono corti, l’MDF non regge bene i carichi come anche il truciolare); si può usare il listellare o il multistrati impiallacciati con un legno a piacere, se la si vuole trattare con vernice trasparente per vedere le venature del legno.
Poi ci sono in commercio da tempo dei pannelli di legno lamellare che danno ugualmente il “sapore” del legno massello, ma senza avere i difetti dei pannelli ricavati direttamente dalla piallatura delle singole tavole: fessurazioni, nodi, imbarcamenti, ecc.).
Questi pannelli sono generalmente piuttosto grandi (400 x 122 cm.) e costosi, ma a volte si trovano delle partite di avanzi di lavorazione dei suddetti pannelli presso i magazzini che vendono materiale per il Fai-da-te (io ne ho comprati due in faggio lamellare).
Di fianco a questi si trovano anche dei pannelli di abete lamellare che, in certi casi, possono rappresentare un buon compromesso fra estetica e costo (sempre che si accettino i nodi) ed è questo il materiale che ho scelto per le fotografie su questo argomento.
Ho comprato dei pannelli di 3 cm. di spessore ed ho cominciato a guardarli per programmare i tagli da eseguire; la prima cosa che ho notato, dopo averli tenuti in piedi un paio di settimane nel locale dove li avrei lavorati, è che sono rimasti dritti, ma non sono perfettamente piani.
Dopo averli sezionati, li ho dovuti leggermente piallare a filo ed a spessore per ottenere dei pannelli perfettamente pari, portando il loro spessore a 28 mm.. Questo difetto è stato probabilmente generato dal differente movimento dei singoli listelli che compongono i pannelli dopo che sono stati prodotti (quando escono dalla linea di produzione sono perfettamente pari e calibrati), a causa delle differenti condizioni ambientali dopo l’acquisto.
Il secondo problema che ho riscontrato è stata la presenza di un certo numero di sacche di resina, tipiche dell’abete rosso usato per questi pannelli più economici; per realizzare questi articoli non mi sono preoccupato di eliminarle, ma costituiscono dei difetti che andrebbero eliminati perché la resina si scioglie col calore e, soprattutto d’estate, le sacche si potrebbero svuotare facendo colare la resina appiccicosa sugli oggetti sottostanti o con cui viene a contatto. 
Per eliminare queste tasche resinose ci sono diversi sistemi, generalmente si presentano con una forma lunga e stretta e per risolvere il problema l’unico sistema è asportare la resina con strumenti adeguati (coltellini da intaglio, scalpelli, pantografi con frese opportune ecc.) allargando la fessura fino a farle prendere una forma rettangolare, per chiuderla poi con un listello dello stesso colore e con la stessa venatura della zona in cui interveniamo.
Si trovano anche dei tasselli circolari già pronti di vari legni e di vari colori e venature che si possono usare se la sacca è di dimensioni contenute (i tasselli ci sono di diversi diametri); naturalmente bisogna preparare un foro con una punta levanodi della stessa dimensione (vedi articolo del 14/08/2014) per asportare la parte di legno contenente la resina, poi si incolla il tassello orientando la venatura nella giusta direzione. Naturalmente funzionano bene anche per eliminare i nodi. 


Per fare un buon lavoro bisogna che il tassello sporga leggermente dal pannello o dalla tavola che stiamo riparando; ad incollaggio avvenuto si pareggerà l’eccedenza con il pialletto o con la carta vetrata.
Invece per chi vuole spendere qualche soldino (ahimè non è a buon mercato) e deve rattoppare molte tasche di resina, esiste una fresa particolare che va montata su una elettrofresatrice tipo Lamello che prepara uno scasso longitudinale, regolabile in funzione della lunghezza della tasca, per asportare il minor quantitativo di legno possibile e rendere quindi meno visibile il rattoppo.
A corredo della fresa vengono vendute delle “anime” che sono conformate in modo da adattarsi perfettamente alla fresata che è stata praticata e che vanno incollate con lo stesso procedimento dei tasselli descritti prima. 


In questa foto, presa dal catalogo Wurth, la fresa per i rattoppi è quella raffigurata a destra.



                                                                                                                                    (continua)

sabato 11 giugno 2016

I TAVOLI (5)




Esiste un altro modo per costruire un tavolo con la struttura smontabile e si procede con una lavorazione simile a quella usata per il tavolo incollato con le spine, solo che al posto di quella centrale inserita in ogni estremità dei fascioni monteremo un perno metallico collegato ad un eccentrico. 


Si procede forando le gambe nello stesso modo usato per il tavolo che ho descritto nell’articolo “I tavoli (3)”, ma effettuando la foratura solo per le spine esterne, con la punta da 10 mm.; per il foro centrale usiamo sempre la punta da legno da 10 mm., ma solo per marcare il centro del foro senza procedere oltre. In questa posizione bisogna preparare un foro da 8 mm.


In questo foro infileremo una bussola ad espansione filettata internamente M6, che costituirà il punto di attacco per il perno. 


Questa bussola, che è dotata di un’alettatura esterna, è divisa in quattro settori posteriormente; internamente c’è un piccolo perno in nylon che verrà spostato all’indietro durante l’inserimento del perno filettato, in modo da fare espandere la bussola che si aggrapperà al legno attorno al foro, impedendone lo sfilamento quando verrà sottoposta alla trazione generata dalla rotazione dell’eccentrico.
La bussola ha la parte esterna esagonale più grande del foro da 8 mm. in cui viene inserita in modo tale che, incastrandola con una martellata, gli spigoli dell’esagono affondino nel legno, impedendone la rotazione nel momento in cui si avvita il perno (cosa che avverrebbe se avesse la forma circolare). Il disegno del sistema di giunzione lo vediamo ingrandito qui di seguito: 


Per fare nei fascioni il foro corrispondente a quello della bussola, attraverso cui passerà il perno, utilizzo una dima specifica della Wurth, creata per fare con un unico posizionamento il foro per il perno e quello per l’eccentrico.
Mentre per il perno si fora con una punta da 8 mm., per l’eccentrico che ho scelto bisogna utilizzare una punta simile a quelle per le cerniere a scodellino, ma con un diametro di 22 mm., che è ovviamente lo stesso degli eccentrici. Sulle punte è necessario montare degli anelli di fermo per forare fino alla giusta profondità e non oltre. 


Naturalmente la dima va posizionata in modo da effettuare il foro di 22 mm. sul lato del fascione che risulterà all’interno della struttura, e quindi nascosto una volta completato l’assemblaggio; mentre il foro da 8 mm. deve oltrepassare trasversalmente quello di 22 mm. di 5 mm. circa per alloggiare la testa del perno durante la fase di chiusura dell’eccentrico.


La foto precedente mostra una fase intermedia dell’assemblaggio, con una parte della ferramenta ancora smontata e la struttura sottosopra. Una volta completato il montaggio, l’aspetto definitivo dell’angolo della struttura (ancora sottosopra) sarà questo:



Da notare che ci sono diversi sistemi di giunzione ad eccentrico e non tutti prevedono la fornitura di una dima di foratura; in questi casi bisogna procedere seguendo le istruzioni di foratura consigliate dal produttore della ferramenta usata, dove esistono, ma è consigliabile comunque prepararsi un campione per verificare il corretto serraggio del meccanismo prima di forare i pezzi preparati per la costruzione.