sabato 10 agosto 2013

LE COLLE TERMOFONDENTI (quarta parte)




Questa tipologia di colle ha un uso più limitato delle precedenti; il nome ci dice che sono collanti che fondono con il calore e vengono adoperate per la maggior parte dei casi nelle bordatrici, che sono quelle macchine che vengono utilizzate per applicare i bordi ai pannelli di vario tipo che sono stati placcati con laminati, impiallacciature, metacrilati oppure per coprire il listello perimetrale nei tamburati.
Una volta queste macchine utilizzavano una colla in granuli che veniva fusa da una resistenza elettrica, posta all’interno di una vaschetta metallica; da qui la colla ormai liquida, ma viscosa, veniva convogliata su un rullo verticale contro cui veniva premuto il pannello da bordare, facendolo avanzare per tutta la sua lunghezza.
Subito dopo il rullo, usciva il bordo che veniva premuto contro lo spessore del pannello già impregnato di colla; poiché il tempo aperto di queste colle è brevissimo (pochi secondi) avveniva l’incollaggio con una velocità immediata.



Per lavorare correttamente, i vari bordi in PVC o ABS o legno (sia come impiallacciatura da 1 mm. di spessore, sia come righette di pochi millimetri) devono essere più alti dello spessore del pannello da bordare, per essere sicuri che la bordatrice copra con un margine di un paio di millimetri per parte lo spessore del pannello: per esempio un pannello placcato in laminato, con uno spessore totale di 20 mm., viene abitualmente rivestito con un bordo di 24 mm..
Avanzando lungo la macchina il pannello bordato viene rifinito da delle frese che tagliano il bordo in testa e in coda, a filo con il pannello, e da altre due che asportano i 2 mm. eccedenti sia sopra che sotto, in modo da portarlo a filo con lo spessore del pannello stesso.
Queste macchine vengono tuttora costruite, ma in questi ultimi anni è stato brevettato un sistema di applicazione del bordo utilizzando un cilindro di colla termofusibile al posto della vaschetta; questo nuovo sistema permette di cambiare con estrema rapidità il colore della colla da usare, per meglio accoppiarla al colore del bordo, in modo da permetterle di mimetizzarsi al meglio.
Quindi anziché vuotare la vaschetta della colla bianca, usata per bordare dei pannelli con un bordo bianco, sostituendola con una colla marrone per poter bordare dei pannelli in noce (operazione decisamente lunga e antipatica), oggi basta un gesto per sfilare il cilindro di colla bianca, per sostituirlo con quella marrone, ottenendo quindi un notevole risparmio di tempo.
Tutte le operazioni di cui ho parlato fino ad ora si riferiscono a lavorazioni eseguite in laboratorio, utilizzando delle macchine lunghe qualche metro; per chi volesse eseguire delle operazioni di bordatura senza poter usufruire di tali macchine, sono stati inventati i bordi precollati, che sono bordi analoghi ai precedenti, ma sono già stati spalmati di colla termofusibile, che ovviamente è asciutta a temperatura ambiente, ma che è pronta a sciogliersi se sottoposta al calore provocato da un semplice ferro da stiro, e veloce nel rapprendersi appena il contatto con il ferro da stiro viene sospeso, realizzando quindi l’incollaggio del bordo.





Chiaramente tutte le operazioni di rifinitura del pannello, in questo caso, devono essere effettuate manualmente. Io ho parlato del ferro da stiro perché è stato il primo strumento che si è usato per applicare i bordi precollati, ma oggi esistono degli apparecchi portatili che lavorano molto meglio e più velocemente, utilizzando un termosoffiatore per scaldare la colla, come questo: 





Una particolarità di queste colle termofusibili è che se ci sbagliamo ad applicarlo o se la bordatrice è tarata male, per cui il lavoro non viene bene, si può sempre intervenire con una fonte di calore per rammollire la colla al punto tale da riuscire a staccare il bordo. Prima di incollarne uno nuovo bisogna però togliere (finchè è morbida) la colla usata precedentemente e ripulire lo spessore del pannello, in modo da non lasciare grumi di colla vecchia, che danneggerebbero la nuova applicazione.
Cambiando settore, c’è un altro caso in cui si usano le colle termofondenti ed è quello delle pistole per candelette a caldo: questi strumenti sono costituiti da un’impugnatura dotata di grilletto che fa avanzare una candeletta che si scioglie al contatto di un ugello riscaldato da una resistenza. Questi utensili vengono usati spesso durante le istallazioni degli stand fieristici, dove bisogna incollare i materiali più disparati in tempi brevissimi e per durate relativamente brevi.



E’ tipico l’uso di queste pistole quando si devono applicare in parete delle piastrelle che devono fare da sfondo ad una cucina componibile: basta depositare quattro gocce di colla negli angoli delle piastrelle e farle aderire alla parete, tenendole in posizione per pochi secondi. In questo breve periodo la colla si rapprende esercitando un forte potere collante, che non può sostituire le colle specifiche per piastrelle ma, visto che non è richiesto un incollaggio duraturo, il risultato è ottimo.
Tutte le colle termofusibili di cui ho parlato sono a base di etilvinilacetato (EVA) e vengono usate anche in vetreria, quando si deve inglobare, per esempio, una sottile rete metallica fra due lastre di vetro, con scopi puramente decorativi.
Questo procedimento non va confuso con quello di produzione di vetri di sicurezza stratificati, dove i fogli di materiale adesivo sono di polivinilbutirrale (PVB), che ha altre caratteristiche. (fine quarta parte)