Mi sono chiesto tante
volte perché non mi sono mai costruito uno strumento per spianare le sporgenze
di un manufatto in legno una volta che vi avevo inserito qualcosa che avevo
lasciato volutamente sporgente; l’esempio tipico di questa situazione è la
classica spina in faggio che si infila in un foro, ma che si lascia sporgente
in quanto l’estremità è rastremata, mentre il lavoro richiede che risulti pari
alla superficie del pezzo in lavorazione con la parte cilindrica.
In questi casi di
solito si interviene con una vigorosa passata con la carta vetrata che provvede
a livellare la spina fino a portarla a filo col piano in cui è stata inserita.
Io però volevo qualcosa che mi permettesse di non graffiare la superficie
esistente e mi sono dedicato alla realizzazione di un utensile che mi verrà
utile in diverse occasioni. Ho acquistato una lama della Stanley che montano in
un piccolo pialletto da finitura e ho praticato quattro fori vicino ai bordi
longitudinali.
La bava che immancabilmente si forma sui bordi delle svasature (se l’utensile non è fresco di affilatura) deve essere tolta con una mola a mano che tengo sempre a bagno nel gasolio; questo passaggio è indispensabile perché non deve esserci niente di sporgente dalla superficie a contatto con il legno per evitare di lasciare degli sgradevoli graffi.
Mi sono poi dovuto preparare un’impugnatura in legno a cui avvitare la lama in questione e la scelta è caduta su un avanzo di Toulipier che non vedeva l’ora di essere riutilizzato per uno scopo più decoroso che non fosse quello di finire nella stufa. Il pezzo è stato dimensionato in maniera da risultare un po’ più largo della lama e di lunghezza tale da far uscire anteriormente la lama di tre centimetri circa.
Dopo averlo smussato anteriormente con un taglio a 45° ottenuto con la troncatrice, ho montato una fresa a coltellini intercambiabili sul tavolo di fresatura, facendola sporgere dal piano di lavoro di una quantità leggermente inferiore allo spessore della lama. Ho poi sistemato la parallela ad una distanza dalla fresa tale da permettermi di fare due passate, appoggiando i lati esterni, tali da ottenere una fresata esattamente larga come la lama.
Vista la larghezza
della fresata, è stata necessaria anche una passata centrale per ottenere una
zona completamente ripulita.
Una volta che la lavorazione è terminata, il pezzo risulta così:
A questo punto metto la lama in posizione e preparo i prefori per il fissaggio sul blocchetto di Toulipier.
Adesso è venuto il momento di sagomare l’impugnatura in legno per darle una forma che risulti comoda quando si userà questo utensile ed il primo passaggio viene fatto alla sega a nastro per arrotondare in pianta la parte posteriore contro cui spingerà il palmo della mano.
Gli arrotondamenti successivi per “ammorbidire” il contatto vengono fatti con la cartatrice a disco e con il tampone manuale.
Finita la
carteggiatura provvedo a stendere una mano di fondo trasparente all’acqua ed
utilizzo i fori di fissaggio della lama per inserire delle viti che mi tengono
sollevato il pezzo fino ad essicazione avvenuta.
Dopo una carteggiatura con carta a grana 240, applico la vernice trasparente all’acqua; quando anche questa si è asciugata per bene posso montare la lama.
Come si vede dalla foto la lama è fissata con le viti, ma è anche incastrata tra le due spondine lasciate dalla fresatura precedente in modo che risulti bloccata stabilmente. La vista da sopra dello strumento permette di capire l’uso che se ne può fare.
Naturalmente ho voluto subito testare l’utilità di questo attrezzo e, visto che avevo appena chiuso dei fori in una tavoletta con alcune spine di faggio che erano leggermente sporgenti, ho cominciato a colpire una spina tenendo la lama ben appoggiata sul piano.
Non ci dobbiamo
illudere che la spina venga tranciata in un colpo solo, anche perché
l’affilatura con cui viene venduta la lama non è eccezionale, comunque l’utensile
funziona bene e con alcuni colpi la spina viene tagliata a filo del piano, come
si può notare dalla foto seguente.