domenica 31 luglio 2016

LA DIMA PER LE CREMAGLIERE (parte seconda)





Continuando la trattazione della dima, adesso possiamo cominciare a forare, facendo attenzione a fare penetrare la punta fino alla giusta profondità; per il diametro da 5 mm. non esistono in commercio degli anelli di fermo della giusta misura, si potrebbero usare quelli per il diametro 6 mm. nella speranza che il grano di fissaggio prenda abbastanza per stringere…
In questi casi io uso un sistema decisamente spartano, ma che risulta efficace: utilizzo lo scotch di carta per segnare il livello di profondità sulla punta, come si vede dalla foto seguente: 


In fondo non ci corre dietro nessuno e possiamo affondare con calma la punta, stando attenti a non oltrepassare il limite, altrimenti lo scotch si rovinerebbe e bisognerebbe ripristinarlo; così evitiamo di affidarci ad un anello che ci aiuta bloccando la discesa, ma che finirebbe per rovinare la verniciatura della dima strisciandoci sopra all’arrivo.
Una volta realizzata la dima, possiamo vedere come si usa: dopo che si è deciso qual è la parte alta del fianco, appoggiamo la dima in modo che le placchette in testa e sui braccetti siano ben aderenti al pannello e, tenendola ferma con una mano, si comincia facendo il primo e l’ultimo foro nel pannello. 


In questi fori vanno infilati i perni ad S, che ci serviranno per tenere in posizione la dima, con la certezza che non si sposterà dalla sua posizione. 

          

Vengono quindi effettuati tutti i fori intermedi e, quando toglieremo i perni e la dima, il risultato sarà questo: 


Ovviamente bisogna fare la foratura anche nella parte posteriore del fianco e si procede allo stesso modo, solo che le placchette di testa e sui braccetti devono essere ruotate di 180° per poter servire come battuta dall’altra parte; nella foto seguente se ne vede una che ho già ruotato: 


Una volta che abbiamo effettuato questa foratura, il fianco si presenterà così: 


In effetti in questo fianco io ho fatto i fori fino in fondo ma, come per il cappello, anche per la base bisogna fermarsi almeno 15 cm. prima.
Naturalmente esisterà almeno un altro fianco nel mobile che stiamo preparando, ed anche questo va forato; per evitare di spostare le placchette tutte le volte che si cambia posizione, occorre tenere presente che con la dima nella posizione della foto N° 5 si possono eseguire i fori anteriori sul fianco sinistro e, senza spostare le placchette, anche quelli posteriori del fianco destro.
Analogamente, girando le placchette di 180°, si eseguiranno i fori anteriori del fianco destro e posteriori del sinistro.
Una cosa importante: se vi capita di dover forare dei fianchi più lunghi della dima che avete costruito, non preoccupatevi; una volta che si sono fatti tutti i fori della dima, appoggiandola sempre dall’alto, si toglie la placchetta di testa (o la si ruota di 180°, se non interferisce) e si posiziona la dima verso la parte bassa del fianco, facendo coincidere il suo primo foro con l’ultimo della fila che è stata appena fatta ed infilandovi un perno ad S per essere certi del bloccaggio; poi si esegue l’ultimo foro della cremagliera che si vuole preparare, si infila l’altro perno e si completa l’opera.
Con questa dima, se si sono fatti i fori a passo 32 mm. con precisione, si può intervenire anche per allungare delle forature limitate in mobili commerciali.



giovedì 21 luglio 2016

LA DIMA PER LE CREMAGLIERE (parte prima)




Come promesso, in questo articolo mostro come costruire ed utilizzare una dima per la foratura dei fianchi dei mobili, creando le cosiddette “cremagliere di fori” in cui inserire i reggipiani. 


Nella foto si vede la dima già pronta all’uso e corredata dei perni ad S per il fissaggio e della punta da trapano da 5 mm. di diametro; quella che si vede è in Widia integrale, ma è sufficiente una punta che abbia solo i rasanti esterni in Widia.
I rasanti in Widia sono indispensabili per eseguire fori perfetti, soprattutto quando si lavora con materiali come il truciolare nobilitato (che si vede nella foto) oppure altri prodotti legnosi ricomposti o rivestiti in laminato.
L’uso di una normale punta da legno, in acciaio HSS, non è consigliabile perché i materiali sopra citati le farebbero perdere l’affilatura in breve tempo. 


Come si vede da questa foto, la dima è costituita da un piatto di acciaio (io ho usato una sezione 20 x 8, ma si possono usare anche altre sezioni) in cui sono stati praticati dei fori da 5 mm. lungo la mezzeria; gli assi dei fori sono distanti 32 mm. l’uno dall’altro per seguire il passo dei mobili commerciali.
I fori non sono presenti nella parte iniziale, visto che i ripiani non si sistemano mai troppo vicini al cappello del mobile ed io ho fatto il primo foro a 15 cm. dalla testa della dima.
Quando si prepara il piatto da forare bisogna innanzitutto segnare l’asse longitudinale usando una punta per tracciare, che lascia un’incisione leggera ma indelebile, per segnare la linea di distribuzione dei fori.
Una volta tracciata questa linea, bisogna segnarvi sopra i centri dei fori da fare con un trapano a colonna per garantire la perpendicolarità; si decide quindi a quale distanza far partire la serie di fori (nel mio caso 15 cm.) e si traccia il primo segno perpendicolare all’asse longitudinale.
Per segnare la posizione dei fori successivi la cosa migliore sarebbe usare una riga metallica da posizionale con lo “0” sul segno del primo foro, fissando la riga con lo scotch per evitare spostamenti; sempre usando la punta da tracciare si segnano poi le posizioni dei fori successivi, andando a cercare sulla riga i multipli del modulo scelto (nel mio caso 32 mm., ma si può scegliere qualunque misura) e si tracciano pertanto i segni a 32, 64, 96, 128, 160 mm. eccetera, fino alla fine della dima.
Sconsiglio vivamente di usare sistemi alternativi alla riga come, per esempio, il compasso o il metodo di segnare la distanza dei fori riportando ogni volta la misura di 32 mm. in successione; non si riuscirebbe mai ad essere abbastanza precisi nel definire la lunghezza di 32 mm. ed un minimo errore (anche solo di un decimo di millimetro) ripetuto tante volte, comporterebbe un errore finale non indifferente: dopo 10 fori il decimo di millimetro ha generato un errore di un millimetro!
Una volta finita la foratura, bisogna svasare leggermente i fori su entrambi i lati per facilitare l’inserimento della punta da trapano, tenendo conto che stiamo lavorando con una punta dotata di rasanti esterni, quindi: prima si inserisce la punta nel foro, poi si accende il trapano su cui è montata. Diversamente dalle punte per metallo, che hanno la punta conica, e quindi sono facilitate nell’inserimento all’interno del foro anche se sono già in rotazione, quelle da legno non si possono far ruotare prima di infilare il foro perché è molto alto il rischio di piantare un rasante nel metallo attorno al foro e, a quella velocità, non si riesce più a controllare il trapano ed è molto probabile danneggiare il pannello sottostante.
Adesso bisogna decidere a quale distanza dal bordo vogliamo fare i fori sui fianchi da lavorare; i prodotti commerciali hanno la foratura anteriore a 37 mm. dal bordo perché è la posizione dei fori di fissaggio delle basette delle cerniere e, quando si eseguono questi fori industrialmente, si prevede il fissaggio delle cerniere centrando una coppia di questi fori.
Io ho preferito scegliere una distanza di 50 mm. proprio per avere la massima libertà per l’eventuale foratura degli sportelli ed il conseguente fissaggio delle cerniere, in modo da essere sicuro di non rischiare di arrivare vicinissimo ai fori sul fianco, ma senza centrarli perfettamente, pregiudicando il fissaggio della basetta e determinando un imprevisto spostamento in verticale dello sportello.
La scelta della distanza di foratura dal bordo determina automaticamente la lunghezza dei braccetti di appoggio che servono per posizionare correttamente la dima. Questi braccetti, che andranno saldati all’asta forata precedentemente, devono avere un foro filettato sulla testa esterna per poter bloccare la piastrina che costituirà l’appoggio effettivo della dima; il foro filettato va preparato anche in testa all’asta forata. 





                                                                                                                       (fine prima parte)


lunedì 11 luglio 2016

LE LIBRERIE (3)






Una volta preparati i cappelli e le basi, si potranno inserire i marcafori nei fori preparati per il passaggio dei perni e sistemare i pannelli nelle posizioni in cui verranno montati; premendoli sui fianchi, i marcafori lasceranno l’impronta del centro dei fori da 8 mm. che dovremo preparare per alloggiare le bussole; eccoli che stanno per far penetrare la punta in un fianco: 


Ed ecco come si presentano i due pezzi con la relativa ferramenta appoggiata sopra; da notare che nel fianco ho già inserito una bussola ad espansione nel foro a destra, mentre a sinistra il foro è ancora vuoto. 


Però, sia per le basi che per il cappello non si può ottenere la precisione  nell’assemblaggio affidandoci solo ai perni che vengono tirati dagli eccentrici; la funzione della ferramenta è principalmente quella di tenere unite le varie parti. Per reggere il peso dei libri  e per assicurarsi che il loro posizionamento sia perfetto bisogna preparare un accoppiamento con le spine (almeno due), che di solito si si posizionano di fianco ai perni metallici.
Per preparare questi fori occorre un’altra dima (che verrà presentata più avanti) che nel mio caso ha dei fori da 8 mm. ; i fori vanno fatti come nella foto seguente: 


Ed ecco il cappello ed il fianco pronti per l’assemblaggio: 


Una volta accoppiati, dopo aver ruotato gli eccentrici che generano la forza di attrazione che serve per tenere unite le parti, il risultato è questo: 


Nell’ultima foto, al fianco assemblato con il cappello, è stato aggiunto anche uno dei ripiani, supportato da quattro reggipiani che si adattano perfettamente ai fori da 5 mm. praticati precedentemente. 



La libreria che abbiamo preso in considerazione non è molto alta (è 1998 mm.), se però l’altezza dovesse aumentare, è opportuno montare un ripiano “di struttura”, quindi con i perni e gli eccentrici, e non spostabile, a metà altezza del fianco.
Questo ripiano ha la funzione di garantire che i fianchi restino verticali e paralleli, evitando che possano incurvarsi verso l’esterno (soprattutto quelli alle estremità), compromettendo il regolare appoggio dei ripiani mobili sui reggipiani.
A livello del pavimento abbiamo i piani-base che sono sollevati da terra di qualche centimetro (nel mio disegno sono 5 cm., ma non è una misura standard) ed hanno uno zoccolino frontale leggermente rientrato rispetto a bordo anteriore per permettere l’inserimento della punta del piede. 






venerdì 1 luglio 2016

LE LIBRERIE (2)




Adesso che abbiamo definito come si possono migliorare i pannelli di abete lamellare, vediamo come si può costruire una libreria; partiamo da un mobile molto semplice costituito da 4 fianchi, 3 elementi cappello, 3 elementi base dotati di zoccolino frontale, 15 ripiani spostabili e senza fodera, per cui dovrà essere fissata al muro a montaggio ultimato.


Per rendere spostabili i ripiani dobbiamo preparare delle “cremagliere” di fori nei fianchi, utilizzando una dima apposita (che spiegherò più avanti) in cui sono stati praticati dei fori da 5 mm. di diametro i cui assi sono distanziati di 32 mm. uno dall’altro, come viene fatto nella produzione industriale dei vari elementi di arredamento.
La differenza sostanziale è che l’industria non utilizza delle dime, salvo casi particolari, ma delle foratrici o dei centri di lavoro a controllo numerico computerizzato.
Per chi si costruisce una dima la foratura può essere programmata a piacere ed il passo può essere determinato in funzione delle necessità personali.
Consideriamo quindi che le cremagliere di fori vanno preparate solo sul lato destro del fianco sinistro, mentre sarà da forare solo il lato sinistro nel fianco destro; i due fianchi centrali vanno forati su entrambi i lati.


Come si vede da questa foto la foratura non inizia mai subito sotto il cappello, ma almeno una quindicina di centimetri più in basso, visto che nessuno si sognerebbe mai di posizionare un ripiano così vicino al cappello.
Inoltre la punta da usare per effettuare questi fori deve essere una punta da legno, con i rasanti esterni (possibilmente in Widia) per poter tranciare in maniera perfetta le fibre del legno; non usate mai le punte da trapano per metallo per effettuare dei fori che rimangono in vista perché verrebbero tutti slabbrati.
In altre parole il lavoro deve risultare così: 


Per assemblare le basi ed i cappelli ai relativi fianchi utilizziamo il sistema con bussole, perni ed eccentrici che abbiamo visto nell’ultimo tavolo che ho descritto. Utilizzo sempre il materiale della Wurth, come si vede dalla foto seguente in cui ho già fissato la dima per la foratura per l’eccentrico (sulla faccia del cappello) e per il passaggio del perno (in testa). 


Una volta eseguiti i fori, posizionati a 50 mm. dai bordi, il lavoro si presenta così: 


Quello che si vede è il lato di un cappello (o di una base), considerando che la facciata a vista è generalmente quella rivolta verso l’interno del mobile. Però, se il mobile può essere montato sdraiato sul pavimento, si possono montare base e cappello con la facciata che contiene gli eccentrici all’esterno; in questo modo quando lo raddrizziamo gli eccentrici saranno nascosti alla vista e la libreria avrà un aspetto migliore.
L'unica controindicazione è che, se gli eccentrici si allentano per un qualunque motivo, dobbiamo svuotare la libreria e sdraiarla di nuovo per poter accedere agli eccentrici sotto la base.


                                                                                                                                   (continua)