domenica 24 dicembre 2017

INCIDENTI DI PERCORSO




Può capitare talvolta che qualcosa non vada per il suo verso durante una lavorazione; a me è capitato qualche tempo fa e, poiché questa situazione non si verifica solo a me, ho pensato di raccontarvi come si può risolvere il problema.
Circa un mese fa ho placcato un pannellino di MDF con due fogli di noce per fare un campione destinato ad un architetto; poiché non possiedo una pressa, l’operazione è stata effettuata utilizzando due pannelli di adeguato spessore ed i morsetti necessari per potere comprimere il campione all’interno in modo corretto.
Purtroppo, dopo che la colla vinilica che avevo usato aveva fatto presa, ho aperto la pressa casalinga ed ho notato subito che c’era qualcosa che non andava: infatti c’era un punto in cui l’impiallacciatura non si era incollata e si era verificata quello che in gergo viene chiamata “sollevatura”.
Queste situazioni si verificano di solito quando capita che la colla non è stata distribuita in maniera omogenea, oppure quando si appoggia l’impiallacciatura e la si sposta facendo strisciare la colla sottostante, togliendola da una zona in particolare; evidentemente avevo fatto uno di questi due errori ed il risultato è quello che si vede nella foto seguente: 


Quando capitano situazioni di questo tipo non bisogna disperarsi perché si può rimediare con un po’ di pazienza ed un minimo di abilità; bisogna iniziare facendo un taglio lungo la sollevatura che si è originata, assicurandosi di penetrare con la lama fino all’interno della bolla. 


Gli strumenti che occorrono per risolvere il problema si vedono nella foto seguente: 


Come si vede si utilizza una siringa con un ago sottile, un po’ di colla vinilica diluita in modo che possa fluire attraverso l’ago (conviene fare delle prove prima), due lame da cutter e due avanzi di legno, di cui almeno uno deve essere rivestito con lo scotch da pacchi (che sarà quello a contatto con la sollevatura ed impedirà che le due parti si incollino); dopo aver effettuato il taglio longitudinale, bisogna infilare la punta delle lame da cutter nell’apertura che si è venuta a creare, per tenerla divaricata. 


Abbiamo già provveduto ad aspirare con la siringa una quantità di colla sufficiente a ricoprire la zona in questione; si infila l’ago nella fessura e si versa la colla nella prima metà della sollevatura, poi si procede analogamente per l’altra parte. 


Il quantitativo di colla deve essere abbondante e deve fuoriuscire per essere sicuri che all’interno si sia distribuita dappertutto, e questo lo possiamo verificare schiacciando leggermente la sollevatura. 
Visto l’alto contenuto di acqua nella colla, conviene aspettare tre o quattro ore prima di aprire i morsetti; la colla in eccedenza sarà uscita dal taglio e si sarà seccata, come si vede dalla foto seguente: 


Adesso basta fare una buona carteggiatura con una grana 80 o 100 finchè non viene asportata la colla in eccedenza e già adesso si nota pochissimo la giunta dei due lembi della sollevatura. 


Una mano di fondo trasparente all’acqua provvederà a chiudere ulteriormente la fessura che può essere rimasta e, dopo un’ulteriore carteggiatura con una carta a grana 240, si può procedere alla verniciatura finale; direi che il risultato è ottimo e l’intervento non si nota. 







giovedì 14 dicembre 2017

E SE DOVESSIMO FILETTARE UN FORO? (seconda parte)



Parlando sempre di filettature, avevo accennato nell’articolo precedente che avrei chiarito il significato delle filettature MF, cioè a passo fine. In effetti nel caso precedente abbiamo fatto riferimento ad una filettatura M8 x 1,25, in cui la vite affonda per 1,25 mm. ad ogni giro; in certi casi però può far comodo che l’avanzamento sia inferiore per ogni giro.
Un altro caso in cui si scelgono filettature a passo fine è quando si devono filettare degli spessori sottili, dove con il passo standard si otterrebbero solo uno o due filetti e questo non permetterebbe di esercitare uno sforzo di trazione notevole con la vite; in queste occasioni si passa spesso al passo fine in modo da aumentare considerevolmente il numero dei filetti e conseguentemente la forza di trazione esercitabile con la vite.
Per effettuare queste filettature bisogna fare riferimento alla parte inferiore della tabella dell’articolo precedente, quella appunto designata con MF, che significa passo Metrico Fine. Si nota che i passi sono più di uno per ogni diametro e una volta ce n’erano di più e venivano classificati con le sigle: MB, MC, MD, ecc., mentre il passo standard (attualmente chiamato “passo grosso”) era MA.
Nel caso del foro filettato da 8 mm. troviamo infatti che ci sono tre possibilità: M8 x 1, M8 x 0,75, e M8 x 0,5; è chiaro che, rispetto al filetto M8 x 1,25, utilizzato nell’articolo precedente, con un maschio M8 x 0,5 riusciamo a creare una filettatura che è due volte e mezzo più fitta di quella standard, a parità di spessore della piastra, e pertanto la vite si aggrappa meglio e quindi si può stringere con maggior forza, esercitando quindi una trazione superiore.
Per esempio se supponiamo di filettare una piastra metallica di 12 mm. di spessore, con l’M8 x 1,25 riusciremmo a realizzare quasi dieci filetti; se invece usiamo un maschio di M8 x 0,5 riusciamo ad ottenere 24 filetti. Questo però non significa che abbiamo aumentato di 2,5 volte lo sforzo di trazione perché i filetti con passo 0,5 sono più fitti, ma contemporaneamente hanno un profilo più basso, quindi la spalla di appoggio del profilo del filetto diminuisce, pertanto lo sforzo di trazione non risulta proporzionale al numero di filetti.
Tanto per mostrare un esempio di passo fine, nella foto seguente ho messo a confronto un maschio M10 x 1,5 (passo grosso standard) con uno analogo ma M10 x 1 (quindi una delle possibilità del passo fine). 


Una menzione particolare va riservata ad alcuni utensili particolari che sono stati introdotti sul mercato negli ultimi anni: 


In questo caso abbiamo a disposizione dei prodotti in cui sono comprese tre funzioni in sequenza sullo stesso utensile; infatti la parte anteriore è conformata come una punta da trapano ed è ovviamente destinata ad effettuare il foro adeguato alla parte seguente che è un maschio che, con un’unica passata, provvede ad eseguire la filettatura. Infine c’è lo svasatore che rappresenta lo strumento giusto per rifinire il foro filettato, facilitando l’inserimento della vite.
Come si vede dalla foto, l’attacco posteriore è esagonale e previsto per infilarsi in un normale portainserti, in uso solitamente negli avvitatori; direi, per mia esperienza personale, che l’avvitatore non è l’elettroutensile più indicato per questo servizio, salvo che non abbia anche una velocità di rotazione elevata. Io preferisco sempre utilizzare un trapano con la velocità variabile, ma che raggiunga almeno i 2000 giri/min.; un’altra informazione che desidero lasciare è che, salvo gli utensili da M3 ed M4, conviene eseguire un preforo sulla piastra da trattare per aiutare il lavoro della parte anteriore destinata a preparare il foro della dimensione giusta.
Un’ultima cosa: usando un trapano veloce bisogna stare attenti che, quando termina la fase di foratura, bisogna ridurre drasticamente la velocità di rotazione per permettere al maschio di lavorare correttamente; inoltre anche per la fase di svasatura non serve una velocità elevata.
Per ogni utensile di questo tipo il massimo spessore lavorabile viene determinato dalla distanza tra la parte destinata a filettare e quella preposta alla svasatura, nel senso che il maschio deve aver oltrepassato lo spessore della piastra prima che intervenga lo svasatore, perché le loro velocità di avanzamento nella piastra sono diverse.



domenica 3 dicembre 2017

E SE DOVESSIMO FILETTARE UN FORO? (prima parte)



A me è capitato più volte di dovermi arrangiare a preparare dei fori filettati su alcune piastre metalliche che ho utilizzato nella preparazione di alcune strutture in legno e, siccome può capitare anche a voi, vi racconto come si fa.
Innanzitutto bisogna definire quale vite dobbiamo inserire nella piastra che vogliamo filettare: supponiamo di dover usare una vite M8 a passo grosso (che è quello standard); questo significa che vogliamo infilare una vite che avrà un diametro di circa 8 mm..
Per preparare il foro giusto per questa vite dobbiamo consultare la tabella sottostante. 


Nella tabella ci sono due zone separate: una designata con M ed una con MF; quella a passo grosso è la M, la MF è per passi più fini di cui parlerò più avanti. In corrispondenza della riga relativa al filetto M8 x 1,25 (che significa che per un giro completo la vite affonderà per 1,25 mm.) c’è la misura del preforo da preparare che è 6,8 mm..
La norma prevede che si inizi la foratura con una punta di diametro inferiore, quindi di 3 o 4 mm., poi si può passare la punta da 6,8 mm. se ne siete in possesso, altrimenti si può usare quella da 7 mm., tanto non cambia molto; in compenso bisogna fare una lieve svasatura per favorire l’imbocco dei maschi. 


Per filettare i fori si usano degli utensili che si chiamano “maschi” e si trovano in confezioni da tre pezzi, oppure da due pezzi, o anche nella versione chiamata “maschio a macchina” che è singolo e viene prevalentemente usato sulle macchine automatiche a controllo numerico computerizzato. 


Questo è i set da tre pezzi, che è quello che consiglio a chi deve prendere contatto con le filettature per la prima volta; come si vede sono contraddistinti da segni circolari vicino all’attacco a sezione quadrata e questo viene fatto per stabilire l’ordine di utilizzo durante la lavorazione, che comporta tre passate successive.
Il primo maschio da utilizzare è quello che ha un segno solo e che viene chiamato “sbozzatore”, in seguito si usa quello con due segni che si chiama “intermedio” ed infine si passa quello senza segni, che si chiama “finitore” e che, come dice la parola stessa, rifinisce definitivamente il foro filettato per predisporlo al passaggio della vite. Nella foto della piastra si vedono le operazioni in sequenza: prima il forellino, poi il foro da 7 mm. in cui ho passato lo sbozzatore, in quello successivo ho passato anche l'intermedio e nell'ultimo è passato anche il finitore; la dimostrazione è nell'ultimo foro in cui ho inserito la vite.


In questa foto si vedono a confronto i profili dei tre utensili che vengono passati nel foro ed è utile per capire il tipo di asportazione che fanno sulle pareti del foro iniziale; come si vede, lo sbozzatore ha un diametro inferiore agli altri e i denti meno aggressivi e questo gli permette di iniziare l’operazione di fresatura (perché in effetti compie questa operazione) creando la strada per i successivi, definendo il “passo” della filettatura su cui  interverranno successivamente l’intermedio, che farà un’ulteriore asportazione, e poi il finitore che affonderà i propri denti nel metallo per realizzare il filetto completo.
Esiste anche un set composto da due maschi soltanto e sono lo sbozzatore ed il finitore, eliminando quindi l’intermedio.
Per quanto riguarda i maschi a macchina in effetti possono essere usati anche a mano, anche se bisogna adottare una certa cautela, ma se si devono filettare degli spessori sottili non ci sono problemi; non è il caso di utilizzarli per forti spessori perché lo sforzo da esercitare è notevole.
Una cosa importante da sapere quando si inizia una filettatura con un maschio è che la posizione dell’utensile deve essere perfettamente perpendicolare al pezzo da filettare e, per aiutare i principianti, ci sono in commercio delle livelle lenticolari che permettono di mostrare la perfetta verticalità dell’utensile; naturalmente bisogna prima aver sistemato il pezzo in posizione orizzontale.
Per poter manovrare i maschi si usa il giramaschi, che si vede nella foto successiva.