martedì 31 maggio 2016

I TAVOLI (4)




Continuando nella trattazione della costruzione dei tavoli, potrebbe essere necessario creare un rinforzo per irrigidire la struttura, soprattutto nel caso dell’uso delle spine per il collegamento; in questo caso si possono creare delle controventature diagonali come quelle della struttura seguente:


Guardando un angolo ingrandito notiamo che si utilizza un righetto spizzato a 45° alle estremità, la sezione può essere di 50 x 25 mm., e deve stare a filo superiore della struttura. Per il fissaggio si usano colla e viti che si inseriscono nei fascioni perpendicolarmente, dopo essere passate per i fori adeguatamente preparati nei righetti di rinforzo. 


In questo caso, anziché utilizzare i blocchetti di fissaggio applicati all’interno dei fascioni, possiamo fissare il piano facendo passare le viti attraverso un foro preparato precedentemente al centro dei rinforzi.

Un altro sistema per costruire una struttura per un tavolo è quella che utilizza un fissaggio fatto usando delle viti a passo metrico e che ci permette di montare e smontare le gambe tutte le volte che si vuole. 


In questo caso i fascioni sono incollati fra di loro a 45° ed hanno un piccolo rinforzo triangolare all’interno che, oltre a dare un aiuto strutturale ai fascioni, ha anche la funzione di creare un piano inclinato di 45° rispetto alle fasce laterali. 


Questa inclinazione è fondamentale perché ci permetterà di fare battere pari una vite a testa esagonale come quella che ho disegnato, che è una M8 x 70; la lavorazione della gamba è piuttosto diversa da quelle precedenti perché viene scavata per ottenere un vuoto a forma di parallelepipedo di dimensioni 80 x 30 x 30 mm. in cui si inserirà ogni spigolo della struttura.
Naturalmente una vite a passo metrico non ha tenuta se viene infilata direttamente in un foro praticato nel legno, per cui dobbiamo inserire delle bussole metalliche che hanno un doppio filetto: da legno all’esterno, con un filetto abbondante per mordere con decisione il legno, ed un filetto a passo metrico all’interno (nel nostro caso M8) per accogliere la vite. 


Con questo sistema la vite si aggrappa bene e si può avvitare con decisione ottenendo una forza di trazione adeguata per trattenere la gamba aderente alla struttura; per ogni gamba sono necessarie due viti per essere sicuri di ottenere un buon risultato, ovviamente corredate da una rondella ciascuna, abbastanza larga da distribuire la forza di trazione su un’area tale da non affondare nel legno (io ho previsto delle rondelle 8 x 24).
A proposito di affondamento, il rinforzo triangolare è meglio farlo in legno duro per resistere meglio alla compressione esercitata dalle viti, che vanno avvitate con forza.
E adesso vediamo come fare questi fori, in una posizione così scomoda; bisogna costruirsi una dima di foratura in legno duro come questa:


Viene ricavata da un blocchetto di legno duro al cui interno vengono effettuati due tagli con la sega circolare per ricavare un incavo con i lati a 90°, poi si taglia lo spigolo dalla parte opposta per ottenere un piano inclinato a 45° su cui verranno preparati due fori da 8 mm. leggermente svasati per facilitare l’inserimento della punta da legno, e si blocca con un morsetto interponendo un pezzo di legno di scarto all’interno per permettere alla punta di uscire dal rinforzo dello spigolo senza scontrarsi col morsetto. 


A questo punto possiamo forare per praticare i due fori da 8 mm. a circa 20 mm. dai bordi esterni della struttura; potrebbe succedere che, una volta fatti questi fori, la vite M8 faccia fatica a passare; questo capita perché il legno (soprattutto quello tenero) lascia passare la punta da trapano, ma quando la sfiliamo il legno tende un po’ a richiudersi, soprattutto se la punta da trapano non è ben affilata e quindi riesce a forare, schiacciando però il legno contro le pareti del foro, che pertanto tende a rinvenire. 


Per ovviare a questo inconveniente, una volta praticato il foro da 8 mm., possiamo ripassarlo con una punta da 8,5 mm. (ovviamente senza la dima) per allargarlo quanto basta per ottenere un inserimento comodo della vite; questo allargamento del foro però non si può fare con una punta da legno, che ha bisogno di restare in guida utilizzando la puntina centrale e che quindi lavora bene solo se trova il materiale pieno.
Per allargare un foro dobbiamo necessariamente usare una punta da metallo che, avendo la punta conica, è autocentrante e quindi si inserisce in un foro precedente usandolo come guida e allargandolo mantenendosi in asse. 


A questo punto dobbiamo lavorare la gamba per svuotarla di quello spazio di 80 x 30 x 30 mm. di cui ho scritto prima; per questa operazione lo strumento più indicato è il pantografo manuale, appoggiato sulle due facce in questione, dopo aver fatto la solita serie di fori per togliere tutto il materiale possibile, e rifinendo lo scasso con martello e scalpello. 
Una volta che abbiamo rifinito il vano per l’inserimento della struttura, già forata negli spigoli, blocchiamo le due parti con un morsetto aiutandoci con un pezzo scavato a V per fermare la gamba all’esterno senza ammaccarla; poi infiliamo di nuovo la punta da 8,5 mm. nei fori, ma questa volta procedendo dal lato interno della struttura verso la gamba. 


Utilizzando i fori già presenti come guida, affondiamo la punta nella gamba fino a ricavare un foro della profondità adeguata alla bussola che vogliamo usare, poi togliamo la struttura dei fascioni ed allarghiamo il foro eseguito con una punta da metallo della misura giusta per inserire le bussole.
Adesso non resta che inserire le bussole ed il lavoro è praticamente finito; per farlo senza fatica conviene bloccare le bussole nella morsa e preparare un taglio su una testa con la sega da metallo, per poterle inserire nei fori usando un cacciavite di dimensioni opportune. 


Adesso possiamo passare all’assemblaggio e, se abbiamo lavorato bene, il risultato sarà questo: 




Naturalmente si dovrà poi fissare il piano utilizzando i blocchetti soliti.

domenica 22 maggio 2016

I TAVOLI (3)




Riprendendo l’argomento della costruzione dei tavoli, un’alternativa al sistema tenone-mortasa, e che può risultare più semplice da realizzare, è quello con le spine:


Analizzando questa struttura in verticale notiamo che al posto del tenone ci sono 3 spine di faggio di 50 mm. di lunghezza e con un diametro di 10 mm.; guardando il particolare ingrandito dell’angolo del tavolo, appare così: 


Tecnicamente questa costruzione è più veloce da realizzare, anche se non ha la medesima resistenza della precedente, ma bisognerà dedicare un po’ di tempo alla preparazione della dima di foratura (cioè una sagoma per effettuare i fori) che risulta indispensabile per realizzare i fori nelle gambe e nei fascioni, con la certezza di centrare la posizione delle spine di accoppiamento da entrambe le parti.
La dima di foratura, con le relative dimensioni, è questa: 


Per realizzarla si parte da un blocchetto di legno duro di 80 x 40 x 30 mm. in cui praticheremo tre fori da 10 mm. di diametro, nella posizione indicata. Ad esso incolleremo ed avviteremo due pezzetti di MDF o compensato da 8 mm. di spessore, che costituiranno le battute di appoggio della dima. 


Osservando con attenzione quello superiore, noterete che è staccato dall’altro di 10 mm. e non l’ho fatto per risparmiare un po’ di materiale; quella specie di finestrella che rimane permette di assicurarci di aver posizionato la dima correttamente, infatti potremo verificare il corretto allineamento della dima con la gamba o con il fascione nella parte superiore prima di eseguire i fori.
Ovviamente ci dovremo preoccupare di tenere ferma la dima durante la foratura e per questo utilizzeremo un morsetto che provvederà al bloccaggio, dopo aver controllato che la dima sia stata appoggiata correttamente.


E’ importante notare una cosa: poiché il fascione andrà posizionato a 5 mm. dalla faccia esterna della gamba ed i fori nel fascione dovranno essere eseguiti al centro del suo spessore, i fori nella dima sono previsti a 17,5 mm. dalla battuta verticale; quando la utilizzeremo per la foratura nel fascione ci faremo aiutare da uno spessore di 5 mm. che inseriremo fra la battuta verticale della dima ed il fascione, ottenendo così la centratura dei fori nel fascione stesso. 


Quando avremo finito di fare i fori da entrambe le parti, i pezzi si presenteranno così: 


Una volta accoppiata la gamba con il fascione, la distanza tra i due sarà di 5 mm.. 


Il fatto di aver usato un blocchetto di legno duro (io ho usato del faggio) ci permette di forare tranquillamente tutti i 48 fori che dobbiamo eseguire senza che la dima si deformi al continuo passaggio della punta del trapano.
Inoltre, visto che il blocchetto della dima ha uno spessore di 30 mm., abbiamo una dimensione sufficiente per garantirci di forare guidando la punta del trapano in perpendicolare rispetto al piano di appoggio.
Le spine da 10 x 50 mm. non esistono già pronte e bisogna prepararsele partendo dalle aste da un metro che si comprano in ferramenta; per favorire l’inserimento nei fori si devono carteggiare alle estremità per fare un po’ di punta. 


Quando si effettuano i fori si deve utilizzare un anello di fermo posizionato a 26 mm. dalla punta per preparare dei fori sulle due parti in modo da ottenere uno spazio totale di 52 mm., in maniera che risulti più abbondante della lunghezza delle spine.


                                                                                                                                    (continua)



giovedì 12 maggio 2016

I TAVOLI (2)





Riprendendo il discorso della lavorazione dei fascioni, avendo ottenuto un tenone che ha la forma di un parallelepipedo, dobbiamo fare una scelta: o prepariamo la mortasa (che va fatta nella gamba), che è la parte “femmina” dell’incastro, eseguendo un certo numero di fori e rifinendoli con martello e scalpello, in modo da ottenere una mortasa a sezione rettangolare, che sia accoppiata perfettamente con il tenone (ma è la soluzione più complicata), oppure decidiamo di prepararla con un sistema elettromeccanico.
In questo caso abbiamo due possibilità, in funzione dell’attrezzatura di cui disponiamo: se abbiamo una mortasatrice (o cavatrice, vedere articolo del 19/12/2013) siamo nelle migliori condizioni per procedere, perché questa è la macchina predisposta per eseguire queste lavorazioni.
Però è una macchina da laboratorio di falegnameria e non tutti se la possono permettere; l’alternativa più accessibile è l’elettrofresatrice, chiamata anche pantografo manuale (vedere articolo del 23/06/2014). Con questo elettroutensile, montando la fresa cilindrica adeguata (o adeguando il tenone al diametro della fresa), si prepara la mortasa affondando l’utensile con diverse passate, montando l’accessorio per avere una battuta lineare, che ci garantisce di fresare lungo una direttrice parallela alla faccia della gamba.
Naturalmente è opportuno alleggerire il lavoro della fresa praticando dei fori in sequenza con il trapano, asportando la maggior parte del legno, come nel caso del lavoro con martello e scalpello. Comunque, utilizzando degli strumenti elettromeccanici, la mortasa risulta necessariamente arrotondata alle estremità, dal momento che gli utensili utilizzati sono rotativi, per cui il risultato sarà questo: 


A questo punto dovremo modificare il tenone, arrotondando alle estremità il parallelepipedo ottenuto precedentemente, per adattarsi esattamente alla mortasa che abbiamo preparato; per questa operazione in genere si lavora manualmente adoperando una raspa e rifinendo il lavoro con la carta vetrata.
Adesso dobbiamo provare se l’incastro è stato realizzato correttamente, adattando con la carta vetrata gli eventuali difetti dell’accoppiamento; il risultato deve essere questo: 


Come avrete notato, i fascioni non sono mai allineati con il lato esterno della gamba e questo posizionamento non è dovuto tanto dal desiderio di arrotondare gli spigoli della gamba, quanto dalla necessità di lasciare una quantità di legno nella gamba, all’esterno del tenone, che possa garantire una certa robustezza.
Se decidessimo di tenere il fascione a filo con l’esterno della gamba, dovremmo fare un tenone debole per lasciare abbastanza materiale dal lato esterno della gamba, oppure ci ritroveremmo con troppo poco materiale all’esterno della gamba, se adottassimo un tenone robusto.
Adesso che abbiamo realizzato la struttura di supporto del tavolo ci dobbiamo occupare del fissaggio del piano; per questa operazione possiamo utilizzare degli squadretti di metallo se vogliamo risolvere il problema in fretta.
Per i “puristi”, che vogliono completare l’opera continuando ad utilizzare il legno, la soluzione più usata è questa: 


Come si vede dal disegno, si usano dei blocchetti di legno che io ho disegnato di 100 x 45 x 30 mm. che vengono fissati ai fascioni con viti (ed eventualmente colla) ed hanno un foro predisposto per il passaggio della vite che bloccherà il piano. 


Guardando una sezione verticale del tavolo completo di piano, il fissaggio si presenta così: 


Naturalmente ci sono da fare delle scelte anche per il piano: oltre la scelta del materiale, che è in funzione dell’ambiente in cui va collocato il tavolo, si può decidere di arrotondare gli angoli del piano (in pianta) per farci meno male quando ci andremo a sbattere contro, come si vede da questa foto:  


Se l’arrotondamento in pianta è notevole è opportuno eliminare la maggior parte dell’angolo utilizzando un seghetto alternativo, lasciando soltanto un paio di millimetri da eliminare con la fresa.
Oppure si può decidere di arrotondare gli spigoli orizzontali per avere una comodità superiore quando si appoggiano gli avambracci sul piano (dopo un po’ gli spigoli diventano fastidiosi), come si vede in questa foto: 


Naturalmente le due soluzioni si possono combinare insieme; per ottenere questi risultati l’attrezzo migliore è sempre il pantografo manuale, da accoppiare ad una sagoma con la curva opportuna ed una fresa cilindrica con cuscinetto per l’arrotondamento in pianta; per la lavorazione sugli spigoli invece basta una fresa a quarto di cerchio, sempre con cuscinetto di appoggio.
Come avete potuto notare, io ho usato un legno semplice e poco costoso per realizzare i campioni che ho fotografato; è chiaro che cambiando il tipo di legno e magari aumentando le dimensioni, il tavolo può diventare anche un elemento da mettere in sala da pranzo, anziché in una tavernetta che è probabilmente la destinazione ideale per quello che ho fatto io.


                                                                                                                                    (continua)



domenica 1 maggio 2016

I TAVOLI (1)




Dopo gli ultimi articoli riguardanti mobili speciali, che mi erano stati chiesti da alcune persone interessate ai mobili per negozio, con questo articolo torno a presentare delle cose più semplici: come costruire i tavoli.
Innanzitutto bisogna iniziare il discorso parlando di dimensioni e quindi del numero di persone che vogliamo mettere a tavola quando pranziamo; mediamente si considera che una persona seduta abbia bisogno di una larghezza di 60 cm. circa per stare discretamente comoda e per quello che riguarda la profondità si presuppone che ognuno abbia necessità di 40 cm. circa davanti a sé per poter disporre tutto ciò che gli è necessario.
Naturalmente l’ergonomia non è una scienza esatta come la matematica ed i valori possono variare, per cui si potranno trovare anche misure diverse da quelle che consiglio io. Inoltre non dimentichiamo che parliamo di valori medi perché se mettiamo a tavola persone grasse o magre c’è una discreta differenza sugli ingombri da considerare.
Tornando ai nostri tavoli, l’altezza media da terra io l’ho sempre considerata attorno ai 75 cm., visto che in genere la distanza tra il piano del tavolo e la seduta della sedia viene considerata ottimale a 30 cm. circa, e le sedie mediamente sono alte circa 45 cm. da terra.
Se vogliamo mettere a tavola 6 persone, utilizzando un tavolo rettangolare, io sceglierei un piano di 130 x 80 cm., considerando nel lato lungo un incremento di comodità di 10 cm. rispetto ai 60 cm. del posto-persona di cui ho parlato prima.



In linea di massima un tavolo rettangolare è costituito da una struttura con 4 gambe collegate da altrettanti fascioni ed ovviamente un piano; le soluzioni che si possono attuare sono diverse, in funzione del gusto personale, dell’estetica che vogliamo dare al nostro tavolo, dalla funzionalità che deve avere, dal prezzo che siamo disposti a spendere e dalla sua comodità di pulizia.
Si possono scegliere gambe a sezione quadrata, rotonda, rettangolare o di altra forma e di materiali diversi; anche il piano può essere costruito in vari modi e con tante finiture differenti.
Quello che vi mostro è un normale tavolo di tipo semplice, senza materiali sofisticati e costruibile in maniera facile, alla portata di tutti coloro che hanno un minimo di attrezzatura da falegname.
Non esistono regole precise per determinare la distanza della struttura dal bordo del piano; io ho scelto di posizionare le gambe, in abete a sezione quadrata 6 x 6 cm., 5 cm. all’interno del bordo del piano; quindi le dimensioni in pianta della struttura sono 120 x 70 cm..
Il piano lo considero in lamellare di abete con uno spessore di 4 cm., per cui l’altezza della struttura, e quindi delle gambe, sarà di 71 cm.; i metodi costruttivi sono diversi, vediamo il primo: 



Questo sistema si chiama “a tenone e mortasa” e prevede la lavorazione dei fascioni in modo da ottenere un tenone ad ogni estremità di 66 x 16 x 25 mm.. Pertanto per lavorare il fascione più lungo, la cui parte visibile fra la due gambe è di 108 cm., dovremo partire da una tavoletta di abete piallata di dimensioni: 113 x 8 x 2,5 cm..
Per ricavare il tenone, che è la parte che viene definita il “maschio” dell’incastro, il sistema più semplice è quello che utilizza una sega circolare: la prima cosa che si fa è il “rasamento”, cioè si fanno delle incisioni con la sega sulle estremità della tavoletta a 25 mm. (compreso lo spessore della lama) dai bordi esterni e profonde 4,5 mm. per determinare con precisione la battuta del fascione contro le gambe ed ottenere la distanza di 108 cm. tra i tagli.
Per essere sicuri di effettuare un taglio perpendicolare al fascione ci possiamo aiutare spingendo il pezzo con un pannello squadrato, che eviterà anche lo sbrecciamento del legno in uscita dalla lama.


Successivamente, senza spostare la parallela, facciamo le incisioni anche sullo spessore del fascione, dopo aver innalzato la lama fino 7 mm., sempre spingendo il pezzo con il pannello.
Nella fase successiva si alza la lama della sega circolare fino a 25 mm. e si mette la parallela a 20,5 mm. dal lato interno della lama; tenendo il fascione in verticale si effettuano due passate sui due lati, aiutandoci sempre col pannello per spingere il fascione, che bisogna tenere ben premuto contro la parallela. 


In questo modo siamo sicuri che i tagli saranno perfettamente in squadro; in maniera analoga si fanno i tagli che determinano l’altezza del tenone, posizionando la parallela a 73 mm. dalla lama.
Questa volta però è più impegnativo tenere in squadro il fascione, sia rispetto alla parallela, sia rispetto al piano; in questi casi io mi preparo una coppia di pannelli squadrati e avvitati a 90° per fare avanzare il pezzo garantendomi lo squadro in entrambe le posizioni. 


Alla fine dei vari tagli, il risultato sarà questo: 






                                                                                                                                    (continua)