mercoledì 28 marzo 2018

IL VETRO (quinta parte)





Un’altra operazione che si può effettuare con le lastre di vetro è la curvatura a caldo; per ottenere un vetro curvo sono necessarie due cose: un forno per il riscaldamento del vetro, che diventerà plastico all’aumentare della temperatura, ed uno stampo in metallo su cui si adagia la lastra quando perde la rigidità tipica del vetro a temperatura ambiente.
Tra lo stampo e la lastra viene interposto un tessuto particolare, resistente alle temperature che si sviluppano all’interno del forno (da 500 a 750°C), che serve ad ottenere una superficie esterna senza difetti. 

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Nella foto precedente, che è stata presa un po’ di traverso, si nota uno stampo a cui sono stati applicati dei blocchetti di appoggio per la lastra nella parte più bassa (da notare la posizione rispetto all’asfalto del cortile).
Con il progressivo riscaldamento, la lastra si adagia sulla superficie curva (sempre con il tessuto in mezzo) trattenuta dai blocchetti perché non scivoli fuori dallo stampo; una volta che il vetro si è adattato alla forma dello stampo, il forno viene spento e la lastra viene generalmente fatta raffreddare lentamente, in modo che non si generino delle tensioni interne.
In casi particolari la lastra viene fatta raffreddare velocemente per ottenere un vetro curvo temperato. 

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A volte, come nel caso della foto precedente, si devono utilizzare delle strutture accessorie per “aiutare” il vetro a piegarsi, soprattutto se si tratta di spessori notevoli. Nella foto si vedono delle strutture costruite con un angolare di ferro che sono incernierate in basso e servono proprio a spingere il vetro per addossarlo allo stampo in maniera perfetta.
Naturalmente, non potendo entrare nel forno per l’eccessiva temperatura, bisogna agire dall’esterno con aste che vengono infilate attraverso fori opportuni.
A volte si devono fare stampi molto speciali per produrre vetri curvi sagomati in modo particolare come questo: 

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Oppure come questo:

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In questa foto si vede un vetro con una doppia curvatura adagiato sul telo speciale per stampare, che a sua volta è appoggiato su uno stampo di forma decisamente insolita che ha richiesto una struttura di sostegno indiscutibilmente complicata.




domenica 18 marzo 2018

IL VETRO (quarta parte)





Proseguendo nella descrizione delle lavorazioni, possiamo ricordare che il vetro può essere anche forato. 

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Per eseguire un foro si utilizzano degli utensili al diamante o al Widia che devono sempre lavorare con apporto di acqua, che agisce come lubrificante e serve anche per non far salire la temperatura del pezzo, che altrimenti si spaccherebbe. 



Però i fori non si possono fare dappertutto e di qualunque diametro: innanzitutto non si possono fare dei fori che siano inferiori allo spessore della lastra che stiamo lavorando, in secondo luogo la posizione di un foro vicino ad un bordo deve essere distante dallo stesso almeno il doppio dello spessore della lastra. Se invece andiamo a forare vicino ad un angolo, dobbiamo restare distanti dai due bordi almeno quattro volte lo spessore della lastra.
Alla fine delle forature la lastra deve essere necessariamente temperata per evitare che si inneschino delle piccole screpolature, che comunque procederebbero attraversando la lastra fino al raggiungimento di un bordo, provocandone la rottura.
Diversa è la situazione delle asole che vengono praticate sui bordi di sportelli o di porte per l’inserimento di ferramenta specifica. 

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Qui non ci sono distanze da rispettare e la lavorazione, che oggi si effettua quasi sempre con centri di lavoro CNC, risulta perfetta. 

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Una lavorazione indispensabile sulle lastre che rimangono con i bordi a vista è la molatura; questa operazione viene eseguita con mole diamantate o con nastri abrasivi al carburo di silicio, sempre in presenza di abbondante acqua.
In questo modo si ottiene un bordo perfettamente liscio e con un leggerissimo doppio smusso a 45° per eliminare spigoli taglienti. 

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Un arricchimento che viene effettuato spesso nei piani in vetro destinati ai tavoli è la bisellatura, che è una molatura effettuata con una mola inclinata (generalmente a 7°) che impreziosisce i bordi evidenziandone la presenza per effetto di un diverso angolo di rifrazione. 

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Prima ho parlato della tempera che viene effettuata sulle lastre di vetro; credo che sia il caso di spendere due parole per chiarire come funziona: la lastra viene inserita in un forno elettrico che porta il vetro a 680° circa e la sua permanenza nel forno è di un minuto per ogni millimetro di spessore. 

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Una volta terminato il riscaldamento la lastra viene raffreddata con getti di aria fredda, anche in questo caso per un periodo di tempo pari ad un minuto per ogni millimetro di spessore. 

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Al termine del trattamento il vetro risulta sei volte più resistente alla flessione di un analogo pezzo in vetro normale; un altro vantaggio di questo trattamento è che, in caso di rottura, la lastra si frammenta in una miriade di piccoli pezzi di vetro, ma con bordi che non sono taglienti come invece accade per i frammenti di una lastra normale.
Un trattamento simile è l’indurimento, che è ottenuto con un riscaldamento analogo al caso della tempera, ma il raffreddamento viene effettuato più lentamente: un minuto e mezzo per ogni millimetro di spessore della lastra.
La differenza rispetto alla tempera è soprattutto nella pezzatura dei frammenti in caso di rottura: sono molto più grandi.





giovedì 8 marzo 2018

IL VETRO (terza parte)





Adesso vediamo come si può lavorare il vetro; nel caso di lavorazioni artigianali semplici il vetro si può tagliare in maniera rettilinea usando un tagliavetro, che è uno strumento dotato di rotelline in Widia. 


Stando in appoggio contro una riga in materiale plastico (una volta erano in legno) per non danneggiare il vetro, si traccia una linea con il tagliavetro premendolo contro la lastra. 

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In questo modo si ottiene un’incisione, poco profonda ma visibile, come si vede dalla foto seguente: 

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Una volta che l’incisione è stata completata il vetro si può dividere inserendo un listello di materiale non dannoso sotto la lastra in corrispondenza dell’incisione e premendo le due parti verso il basso; un altro sistema prevede di spostare la lastra in maniera da portare l’incisione sul bordo del piano usato per la tracciatura e, tenendo ferma la parte sul tavolo, si flette con un colpo secco verso il basso la parte a sbalzo.
La divisione ottenuta dà origine però a due parti con un bordo grezzo, estremamente tagliente, come si vede dalla foto seguente in cui si notano delle lastre di vetro extrachiaro appena tagliate ed appoggiate ad un cavalletto con gli appoggi rivestiti in gomma per evitare il contatto diretto con il metallo, che provocherebbe immancabilmente scheggiature o addirittura crepe nel vetro. 

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Attualmente però, nelle vetrerie di un certo livello, non si opera più in maniera manuale ma si lavora con i “banchi di taglio” che hanno un sistema di taglio comandato da un computer.
Innanzitutto si preleva la lastra dal magazzino usando un’attrezzatura che dispone di alcune ventose che possono quindi movimentare la lastra in sicurezza e sollevando l’operatore da sforzi inaccettabili. 

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La lastra originale è generalmente di 600 x 321 cm. e da questa si parte per ottenere le sottomisure richieste. 

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Il trasferimento avviene sul banco rivestito con un panno particolare per salvaguardare il materiale dai graffi; il banco di taglio viene posizionato quasi in verticale per facilitare le operazioni di carico della lastra che viene spostata sempre in verticale (se fosse spostata in orizzontale si frantumerebbe per effetto del suo stesso peso)
Il piano di taglio viene poi lentamente riportato in posizione orizzontale per poter eseguire i tagli richiesti. 

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Una volta finite le lavorazioni, sul banco rimangono i pezzi tagliati che verranno successivamente prelevati. 

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