mercoledì 15 novembre 2017

LE PUNTE DA TRAPANO PER METALLO (quarta parte)



Una volta che abbiamo fatto i fori, potremmo dover effettuare una o più svasature e non è detto che ci siano a disposizione tutti i diametri delle punte con i taglienti inclinati a 90° che sono state presentate nell’articolo del 27 ottobre; in questo caso ci serve uno o più svasatori per risolvere il problema. 


In genere questi utensili hanno tre taglienti e possono essere prodotti semplicemente in HSS, oppure in HSS + Co o addirittura rivestiti al TiN o al TiAlN (come quello nella foto) per aumentare la durata dell’affilatura, ovviamente tutti con prezzi diversi.
Il diametro degli svasatori varia notevolmente e qui non vale la regola che “nel grande ci sta anche il piccolo”; uno dei motivi è che di solito questi utensili non hanno quasi mai la punta, quindi per svasare un foro piccolo ne serve uno piccolo. Un’altra occasione in cui è indispensabile utilizzare uno svasatore piccolo capita quando si deve svasare un foro vicino ad una parete verticale (ed uno grande non permetterebbe di centrare il foro perché sbatterebbe contro la parete), oppure se si deve svasare un foro effettuato sul fondo di un profilo ad U (o in un canale) in cui uno svasatore grande non passa.
Per tutti questi motivi molto spesso questi svasatori vengono venduti in confezioni multiple per poter intervenire sempre con l’utensile del diametro giusto nel foro che di deve svasare. E’ chiaro che il diametro della svasatura finale viene determinato dalla maggiore o minore profondità a cui scendiamo nel foro; una raccomandazione da fare assolutamente è: non fate mai svasature al limite del diametro dell’utensile utilizzato, usatene sempre uno più grande.

Un altro utensile che viene usato spesso è l’allargafori: 


Quando si deve allargare un foro si può usare anche una punta da trapano, ma non è detto che, pur avendo la punta conica, si riesca a centrare perfettamente il foro iniziale, anche perché se ci affiliamo le punte da soli non è detto che realizziamo sempre affilature perfettamente centrate. Con questo utensile scalinato (di cui si trovano diverse versioni con diametri diversi) la centratura è garantita e quando si devono allargare dei fori con un interasse prestabilito e che non deve variare, questo utensile ci consente una certa garanzia di risultato; naturalmente bisogna fare attenzione alla velocità di rotazione del trapano che deve sempre calare aumentando il diametro del foro.

Ogni tanto capita di dover creare delle asole su lamiere o tubolari con spessori contenuti e, se non disponiamo di una fresatrice, possiamo risolvere il problema facendo un foro all’estremità sinistra ed uno all’estremità destra dell’asola che dobbiamo preparare poi, se sono troppo distanti, possiamo intervenire con una serie ulteriore di fori intermedi. Una vota terminata la foratura di alleggerimento, possiamo collegare il primo foro con l’ultimo utilizzando una fresa che possiamo montare sul trapano per trasformarlo in una fresatrice e fare scorrere il pezzo di metallo asportando il metallo rimasto fino all’ottenimento dell’asola richiesta. 


Queste frese vengono costruite in vari diametri sia in HSS, sia in Widia integrale ed ovviamente danno risultati diversi ed hanno costi diversi, quindi prima di effettuare l’acquisto è meglio valutare accuratamente il tipo di lavoro da eseguire.
Le forme disponibili sono diverse e con diverse funzioni: 


Questa fresa, che viene chiamata “fresa a fiamma”, viene usata spesso per allargare un foro che deve essere estremamente preciso almeno su una faccia; la forma tendenzialmente conica di questo utensile ci permette di abbassarci lentamente e controllare il diametro ottenuto ad ogni passata, scendendo finchè non l’abbiamo raggiunto.

C’è un’altra fresa che viene usata ogni tanto ed è quella sferica: 

Il suo uso principale è quello di effettuare uno scavo su una superficie senza perforarla; potrebbe essere una lamiera verniciata su cui vogliamo grattare via la vernice per fare un disegno particolare o per eseguire una scritta. In alternativa può essere usata per creare lo spazio per alloggiare un oggetto leggermente sporgente da un corpo con cui deve combaciare.

Tutte queste frese hanno i taglienti incrociati in modo da ottenere sempre delle superfici discretamente rifinite, evitando quindi lavorazioni successive di finitura.

domenica 5 novembre 2017

LE PUNTE DA TRAPANO PER METALLO (terza parte)



Restando sempre nel campo delle punte da trapano per metallo, è utile sapere che c’è un tipo che non ha bisogno del mandrino per essere fissata nel trapano a colonna: 


Questo modello di punta ha un codolo conico che va inserito direttamente nella sede (ovviamente con la stessa conicità) in cui si monta solitamente l’innesto conico posteriore del mandrino. In altre parole: per utilizzare queste punte, che hanno sempre dei diametri di dimensione consistente, bisogna sfilare prima il mandrino dal suo alloggiamento conico utilizzando l’apposito cuneo metallico da infilare nell’asola del cannotto del trapano a colonna, poi si deve inserire con decisione il codolo conico della punta nella sede rimasta vuota.
L’attrito generato dall’accoppiamento tra le due parti coniche garantisce il trasferimento d’energia dal trapano alla punta (o al mandrino quando è inserito) senza rischiarne il distacco; quando la punta viene premuta sul pezzo da forare, la spinta verso l’alto che viene generata comprime le parti coniche a contatto rendendole praticamente solidali.
Ovviamente al crescere del diametro della punta cresce anche il tipo di Cono Morse per l’accoppiamento, per cui le punte che possono essere usate su un certo trapano sono solo quelle che hanno lo stesso tipo di cono; questi vengono abitualmente classificati come CM 1, CM 2, CM 3 o CM 4.
Questo comporta che in un trapano che ha un attacco CM 2 non potremo mai inserire punte con attacco CM 3 o CM 4; in compenso è possibile fare in contrario utilizzando delle riduzioni coniche che permettono, per esempio, di utilizzare una punta con attacco CM 2 su un trapano con un cono CM 3 o CM 4.

Un altro tipo di punta da trapano che viene utilizzata spesso è quella che ha il codolo esagonale da ¼ di pollice (6,35 mm.) che può essere inserita in un normale portainserti utilizzato per gli inserti per avvitare viti con varie impronte nella testa. 


Queste punte risultano molto utili quando si lavora in una posizione disagevole (per esempio in cima ad una scala a pioli) e dobbiamo inserire una vite autofilettante che naturalmente richiede un foro di preparazione: senza muoversi dalla scala, si inserisce la punta adeguata nel portainserti, si fora, si sfila la punta e si posiziona al suo posto l’inserto adeguato alla vite che si deve inserire e si avvita; lo scambio avviene in tempi brevissimi.

Visto che stiamo parlando di fori nel metallo, vale la pena di spendere due parole anche sulle seghe a tazza che, come nel legno, permettono di fare dei fori di dimensione decisamente superiore a quelli ottenibili con le punte elicoidali. Con questi utensili si possono praticare fori su diversi materiali, come si può vedere dalla tabella sottostante, in cui sono evidenziate anche le varie velocità di rotazione in funzione del diametro e del materiale da forare. 


E’ importante non pretendere prestazioni assurde da questi utensili e, per la foratura dei metalli, è opportuno limitarsi a spessori di qualche millimetro.
Sempre nel settore delle seghe a tazza per metalli non dobbiamo dimenticare che ci sono anche quelle predisposte per la foratura dell’acciaio inossidabile, per il quale le seghe precedenti non sono adeguate. 


In questo caso la dentatura è costituita da placchette di Widia opportunamente sagomate e saldate sul corpo della sega; questo accorgimento si rende necessario per affrontare la tenacità di questa lega ed il riscaldamento provocato dalla foratura su una lastra di acciaio fortemente legato come l’acciaio inox ed altri con caratteristiche simili.

Anche in questo caso la tabella ci viene in aiuto consigliandoci la velocità di rotazione giusta in funzione del diametro della sega a tazza e del tipo di lega da lavorare.