Poiché questo blog si
occupa di arredamento, l’acciaio inossidabile che ci riguarda maggiormente è
quello austenitico. Nella denominazione dell’UNI uno di questi acciai viene
identificato con la sigla: X10CrNi1810, ma è un po’ scomodo usare questa
dicitura per parlare con un fabbro che, per esempio, deve realizzare un telaio
in acciaio inossidabile per una vetrinetta in legno che noi stiamo realizzando.
In effetti nelle
comunicazioni con gli artigiani del settore non si usa abitualmente questa
classificazione perché è troppo complicata, quindi generalmente si adotta per
convenzione la classificazione degli Stati Uniti che definisce molto più
semplicemente questo acciaio come: AISI 304, che nei colloqui con gli addetti
ai lavori è molto più rapido da descrivere.
AISI significa:
American Iron and Steel Institute, cioè Istituto Americano per il Ferro e
l’Acciaio che è l’organismo che determina la classificazione dei vari acciai
negli Stati Uniti e, visto che usa delle sigle brevi, per comodità abbiamo
deciso di adottarla anche noi.
Comunque per dare una
spiegazione alla sigla dell’UNI citata precedentemente, possiamo dire che la X
iniziale significa che stiamo parlando di un acciaio “fortemente legato” o
“altolegato”, che significa che c’è un elemento aggiuntivo alla lega
Ferro-Carbonio (che è la lega standard dell’acciaio semplice) che è presente in
una percentuale superiore al 5%.
Successivamente
troviamo le sigle degli elementi aggiuntivi che concorrono alla formazione
della lega: Cr significa Cromo e Ni rappresenta il Nichel; le loro percentuali
nella lega sono identificate dai numeri successivi: 18% per il Cromo e 10% per
il Nichel.
Con la sigla AISI 304
vengono però identificati degli acciai in cui le percentuali di Cromo e di
Nichel possono essere anche leggermente diverse, per cui non meravigliatevi se
la trovate associata ad acciai inossidabili un po’ diversi da quello che ho
menzionato io.
Però, quando parliamo
di acciaio inossidabile con la convinzione di trattare un materiale
incorruttibile potremmo incorrere in un errore; mi spiego meglio: se devo far
costruire un manufatto che deve resistere alle intemperie e devo montarlo a
Firenze, posso tranquillamente utilizzare l’AISI 304 che ho citato
precedentemente; ma se devo montarlo a Rimini o in qualche altra zona di mare,
commetterei uno sbaglio perché l’aria salmastra che si trova nelle zone a
contatto col mare riesce a corrodere l’acciaio inox che ho scelto.
Se voglio montare lo
stesso manufatto vicino al mare devo cambiare tipo di acciaio inox ed
utilizzare l’AISI 316, che dall’UNI viene classificato come: X5CrNiMo1712-2;
come si vede da quest’ultima sigla, c’è un nuovo elemento di lega che viene
indicato con Mo e che è il simbolo chimico del Molibdeno (presente in
percentuale del 2%), che fa in modo che la lega resista ai cloruri presenti
nell’aria salmastra; il Cromo è presente al 17% e il Nichel al 12%.
Un’altra caratteristica
degli acciai inox austenitici è la “autocicatrizzazione” che significa che un
manufatto a cui, per qualunque motivo, venga tolta l’ossidazione superficiale,
la ripristina automaticamente.
Chiarirò l’argomento
con un esempio: supponiamo che una signora entri in un negozio che ha una
vetrina con l’intelaiatura in acciaio inox lucido e, passando attraverso
l’ingresso, sfreghi la sua borsa dotata di borchie metalliche contro l’infisso,
procurando alcuni segni che ovviamente spiccano sulla superficie lucida a
specchio come mosche nel latte.
Al di là del commento
del proprietario della vetrina, di cui non ci preoccupiamo, per risolvere il
problema estetico c’è un solo sistema: si chiama un lucidatore di metalli che
arriva attrezzato con uno spazzone portatile (che un elettroutensile simile ad
una smerigliatrice portatile, ma che monta dei dischi diversi), alcune carte
vetrate molto fini e dei panetti di pasta abrasiva.
La procedura che
seguirà il lucidatore sarà questa: inizialmente passerà la carta vetrata (la
grana potrà essere 1000, 1500 o 2000 grit, in funzione della profondità dei
graffi) per eliminare i graffi prodotti dalla borsa, ripristinando una
superficie perfettamente piana. Naturalmente rimarranno i segni sottilissimi
creati dallo sfregamento delle carte vetrate, a volte passate in sequenza per
lasciare una superficie più liscia possibile.
A questo punto il
lucidatore inserisce nello spazzone un disco di Sisal, che è una fibra vegetale
abbastanza abrasiva, e comincia a passarla sulla zona precedentemente trattata,
utilizzando anche un panetto abrasivo a grana relativamente grossa.
In seguito sostituisce
il Sisal con una serie di dischi di cotone, cuciti fra loro per dare una certa
consistenza, e completa la lavorazione utilizzando un panetto abrasivo a grana
finissima che restituirà la brillantezza all’acciaio inossidabile.
In questa foto si vede
il disco di cotone (a sinistra), il disco di Sisal e due panetti di cera
abrasiva; quello azzurro si usa per la finitura con il disco di cotone.
Con questa serie di
operazioni l’infisso in acciaio inox lucido è stato perfettamente ripristinato,
ma la copertura di ossido di cromo è stata tolta; a questo punto il cromo
ricostruisce l’ossidazione nella zona trattata “cicatrizzando la ferita” e
ripristinando la protezione in maniera completa.