L’estate è già passata
e ci si comincia già a preparare per gli eventi futuri e quale evento spicca
tra tutti? Probabilmente il Natale, ed in previsione del suo arrivo sto
cominciando a mettere le mani avanti per costruire un paio di portacandele per
la tavola del 25 dicembre.
La struttura è costituita da un corpo centrale in legno di forma cilindrica con due diametri diversi ed un vano superiore incassato per l’alloggiamento della candela piatta, di solito chiamata “lumino”. Tutto intorno ci sono 12 elementi verticali sagomati equidistanti, quindi uno ogni 30°, ed incastrati nel corpo centrale, ma di dimensioni diverse a scalare.
Il corpo centrale sarà verniciato in verde, mentre gli elementi verticali disposti a raggera ho deciso di realizzarli in compensato di betulla da 6 mm. rivestito esternamente con dell’impiallacciatura di cedro, mantenendo però lo spessore verniciato in verde.
Poiché non ho mai
fatto una cosa simile ho deciso, per quello che riguarda il placcaggio del
cedro (cioè l’incollaggio dell’impiallacciatura), di intervenire in due modi
diversi sui due portacandele per capire quale sistema è più comodo: nel primo
caso ricavo le sagome esatte degli elementi verticali in compensato di betulla,
poi applico sulle facciate dei foglietti rettangolari di impiallacciatura che
dovrò rifilare seguendo il contorno del compensato; nel secondo caso farò il
placcaggio del cedro su due fogli di compensato grandi da cui otterrò
direttamente le sagome degli elementi verticali.
Può sembrare una cosa stupida
ma c’è un motivo: se faccio un danno asportando per errore una parte durante la
lavorazione col seghetto da traforo, finchè sto lavorando del compensato grezzo,
posso sempre risistemare le cose tanto dopo lo devo rivestire con
l’impiallacciatura e non si capirà che c’era un difetto sul grezzo. Se invece
il danno lo faccio su un pezzo già placcato con il cedro, non si può riparare e
l’elemento và buttato e ripreparato, con tutto quello che comporta.
Poiché le regole della falegnameria richiedono che l’incollaggio dell’impiallacciatura abbia la venatura perpendicolare a quella del supporto, il compensato deve avere la venatura orizzontale, come si vede dalla foto, visto che voglio il cedro con venatura verticale.
Poichè da un elemento
al successivo c’è poca differenza di dimensione (5%), ho numerato tutti i pezzi
non sbagliarmi al momento dell’assemblaggio, scambiando uno per l’altro.
Poi ho preparato il
traforo elettrico ed ho cominciato a seguire il percorso dei vari pezzi,
esterno ed interno dopo aver praticato un foro di partenza.
Al termine di questa prima fase, il risultato è questo:
Per la versione che
utilizza il compensato già rivestito provvedo a placcare due fogli di
compensato di dimensione opportuna con l’impiallacciatura di cedro, ottenendo
due pannelli come questo, ovviamente rifinito sui due lati:
In questo caso, visto che non lavoro con un pannello grezzo, per prima cosa rivesto il cedro con alcune strisce di scotch di carta per coprirlo completamente; sullo scotch adesso posso stendere la colla a contatto su cui appoggiare i foglietti con i disegni degli elementi verticali.
Naturalmente il procedimento con il traforo elettrico è il medesimo; una volta terminato il percorso esterno e rivoltato il pezzo, lasciando il lato col disegno sul piano di lavoro, ecco quello che appare:
Ovviamente il pezzo deve essere ancora svuotato all’interno, poi bisogna carteggiare tutti i bordi per rifinirlo togliendo i segni lasciati dalla lama del traforo. Al termine del trattamento questa volta il risultato è questo:
Le sagome di compensato grezzo che avevo ritagliato precedentemente vengono rivestite con foglietti di impiallacciatura da entrambi i lati poi lavorate con il Dremel dotato di una fresa particolare per rifinire i pezzi lungo i bordi.
Lavorando con una certa delicatezza questa fresa ripulisce i bordi, soprattutto quelli dei fori sagomati interni; naturalmente dopo questo passaggio serve una adeguata carteggiatura per rifinire le sagome sia internamente che esternamente.
(fine prima
parte)