Per mantenere leggero
il pannello tamburato si usa, come ho scritto prima, il cartoncino a nido
d’ape, che è il prodotto più comodo, più reperibile e più economico da
utilizzare; in alternativa si possono usare anche dei pannelli a nido d’ape in
materiale plastico, oppure pannelli compatti di polistirolo o di poliuretano
espanso, che riempiono completamente la cavità interna del tamburato, dopo
essere stati tagliati a misura:
Il tamburato,
allargando un po’ il concetto ed uscendo dal settore della falegnameria, si può
ottenere anche con dei pannelli di metacrilato o altro materiale con un
pannello interno di alluminio a nido d’ape; questi pannelli sono stati studiati
con uno scopo prevalentemente decorativo:
L’uso dei pannelli
tamburati è stato determinato prevalentemente da tre fattori: la impossibilità
di costruire gli sportelli in legno massiccio, perché non rimanevano complanari,
ma tendevano a deformarsi; l’impossibilità di utilizzare dei pannelli di legno
ricomposto, perché non erano ancora stati inventati e l’ultimo motivo è stato
per questioni fiscali. Infatti chi ha una certa età, si ricorderà che ai vari
ingressi della città c’erano delle costruzioni basse con una pesa davanti:
erano i famigerati Dazi (eliminati solo negli anni ’50) presso i quali,
entrando in città per consegnare della merce, ci si doveva fermare con
l’autocarro, salire sulla pesa per determinare il peso del carico, e pagare una
tassa proporzionale al peso della merce trasportata.
E’ ovvio che chi
costruiva mobili, per mantenere basso il peso, cercava di utilizzare il
tamburato per tutte le parti dei suoi prodotti, tanto da costruire anche
fianchi, base e cappello con lo stesso sistema. E’ chiaro che questo si poteva
fare una volta, quando la mano d’opera costava molto poco, perché costruire un
tamburato è un’operazione che richiede un certo tempo ed oggi viene proposta da
pochi, ma allora il tempo in più impiegato nella costruzione, veniva compensato
dal risparmio sulla tassa.
Tecnicamente però
c’era una complicazione: non ci si poteva assolutamente dimenticare di
inserire, all’interno dei telai, i righetti verticali al centro dei fianchi, se
si trattava di un armadio in cui si dovevano mettere i supporti per le canne
appendiabiti, visto che le viti di fissaggio non venivano trattenute se
inserite solo nei 4 mm. del rivestimento esterno del tamburato.
Lo stesso trattamento,
ma in posizione diversa, veniva riservato alla base e al cappello del mobile,
in corrispondenza del fissaggio dei fianchi interni.
Un breve cenno storico:
quando non era stato ancora inventato il cartoncino a nido d’ape (che esiste in
molti spessori diversi), i tamburati venivano costruiti utilizzando dei
listelli sottili, opportunamente distanziati e montati in diagonale all’interno
del telaio perimetrale; poi si placcavano i compensati (il processo costruttivo
dei quali era già noto dalla seconda metà del XIX secolo) e successivamente
l’impiallacciatura desiderata.
Un settore in cui il
tamburato viene largamente usato ancora oggi è quello della costruzione degli
stand fieristici, in cui le pareti apparentemente massicce e con uno spessore
attorno ai 10 cm., sono invece costituite da un telaio di circa 8 cm. di
spessore, con alcuni traversi orizzontali, placcato esternamente con due fogli
di truciolare da 10 mm., per mantenerlo leggero. Con i fogli di questo spessore
non si usa il cartoncino, perché basta qualche traverso per non farli affondare
verso l’interno.
Abitualmente i
pannelli di questo tipo, dopo essere stati squadrati, vengono fresati lungo i
due lati corti (quindi quello a pavimento e quello opposto) per creare un
sistema di allineamento, utilizzando un righetto adatto alla fresata e fissato
a pavimento, su cui si incastrano i pannelli; un righetto analogo provvederà a
mantenere allineati i tamburati nella parte alta, visto che spesso negli stand
manca un soffitto a cui potersi agganciare.
Per migliorare
l’accoppiamento tra un pannello e quello successivo, spesso si prevede anche
una fresata verticale in entrambi, in cui si inserisce un listello che viene
chiamato anima.
In funzione
dell’estetica che si desidera dare allo stand, i pannelli possono essere solo
stuccati e dipinti, oppure si possono rivestire con laminati, impiallacciature,
tessuti, moquette o altri materiali.