Parlando di vernici,
non dobbiamo dimenticare i passaggi preliminari, soprattutto l’applicazione del
fondo. Qualunque sia l’oggetto da verniciare è indispensabile preparare il
legno con una o più mani di fondo, che ha due funzioni: la prima è quella di
chiudere i pori del legno (salvo che non si voglia fare una verniciatura a poro
aperto), la seconda è quella di creare un supporto fortemente aggrappato al
legno, su cui spruzzare successivamente la vernice.
I fondi che si usano
prevalentemente sono tre: il fondo poliuretanico che, nella versione
trasparente è consigliato per i legni scuri; il fondo ad acqua che è invece
consigliato per i legni chiari (quello poliuretanico tende ad inverdirli) e il
fondo al poliestere, generalmente chiamato poliesterino, che è preferito quando
la porosità del legno è elevata ed è necessario usare un fondo con un residuo
secco molto elevato.
All’applicazione del
fondo segue una carteggiatura con carta vetrata di grana 240/280, per livellare
tutte le imperfezioni e creare una superficie perfettamente liscia, in modo da
mettere la vernice nelle condizioni per stendersi nel migliore dei
modi, sia nel caso di vernice lucida o opaca.
Un’altra operazione
che si consiglia di effettuare per non fare affiorare le macchie di tannino nei legni che ne sono ricchi
(rovere, castagno e molti esotici) è quella di dare una mano di isolante, che
blocca l’affioramento del tannino e che sarebbe consigliabile usare anche
quando si lacca il Medium Density, visto che non sappiamo mai che legni sono
stati usati per produrlo.
Questo trattamento è
soprattutto utile nell’applicazione dei prodotti a solvente, che sono quelli
che possono scatenare l’affioramento delle macchie.
Un’opportunità che ci
offre la maggior parte dei legni chiari è quella di poter essere tinti con
varie tonalità di colore. Una volta era un’operazione complicata perché
bisognava utilizzare le bustine di anilina,
che esistevano nella versione solubile in alcool (da dare a spruzzo) oppure
solubile in acqua.
Queste ultime andavano
preparate sciogliendole dentro un contenitore di acqua calda a cui era stata
aggiunta una certa percentuale di ammoniaca, che favoriva l’apertura dei pori
del legno per ottenere una migliore penetrazione del colore.
Il mercato offriva
toni di colore come: ciliegio, mogano, noce chiaro, noce scuro, ebano e tutta
una serie di colori che andavano dal rosso al verde eccetera.
Per ottenere la tinta
voluta si preparava un determinato quantitativo delle varie tinte, che venivano
poi mescolate in proporzioni opportune e che, a risultato ottenuto, venivano
applicati con una normalissima spugna, facendo attenzione a passare dappertutto
in un'unica volta.
E’ importante fare il
lavoro in un’unica passata perché, se lo si facesse in due volte, si finirebbe
per sbavare il colore sulla prima passata quando si applica la seconda e questo
determinerebbe una sgradevole sovrapposizione di colore, che sarebbe piuttosto
difficile da eliminare senza rifare completamente il pezzo, dopo averlo
sgrezzato con la carta vetrata.
Oggi esistono dei
flaconi di tinta già preparati in diverse sfumature e ci sono sia a solvente
(da dare a spruzzo e diluibili con l’acetone) che hanno un’evaporazione
rapidissima e non alzano il pelo del legno, sia ad acqua pronti all’uso o da
diluire se si vuole un tono più delicato, da applicare sempre con la spugna con
la stessa metodologia dell’anilina. Queste tinture si possono applicare anche a
pennello.
Bisogna comunque
ricordare che il colore del legno tinto che si otterrà quando sarà stata data
anche la finitura trasparente, la vediamo nel momento in cui stendiamo la
tinta, ed è ancora bagnata; infatti quando la tinta si asciuga si schiarisce,
per riprendere però il colore originale quando si applicano fondo e vernice
trasparenti.