Un’altra categoria di
vernici, ormai poco usata per via dei costi eccessivi, è quella delle vernici
poliestere, che vengono usate per realizzare superfici perfettamente brillanti,
tramite l’utilizzo di uno spazzone e
di paste abrasive.
Queste vernici sono
costituite da una base a cui va aggiunto un 2% di accelerante, un 2% di catalizzatore
ed un 25/30% di acetone come solvente; non ha bisogno di una mano di fondo,
come le altre vernici, ma viene applicata a spruzzo in diversi strati, fino al
raggiungimento dello spessore adeguato.
Tra una mano e l’altra
bisogna ovviamente lasciarla essiccare (da 2 a 6 ore) e, siccome ad essicazione
avvenuta, ogni volta c’è un affioramento di paraffina, bisogna provvedere ad
asportarla tramite carteggiatura con grana 240, per permettere l’applicazione
della mano successiva (da 3 a 5 mani); infine si stende la mano di trasparente
lucido.
L’ultima carteggiatura
viene effettuata con una carta molto fine (grana 1000) in senso trasversale a
quelle precedenti e al senso di lucidatura, che viene effettuata prima con
dischi di sisal, accoppiati con una
pasta abrasiva che toglie i graffi, poi con dischi di feltro impregnati con una
specie di polish o di olio.
Questo tipo di
verniciatura è caduto un po’ in disuso in quanto richiede una mano d’opera
notevole ed ha quindi un costo che è due o tre volte quello delle vernici
poliuretaniche dirette, ottenendo praticamente il medesimo effetto estetico; il
vantaggio che ha il poliestere è che, se si fa un graffio in un pannello, si
riesce generalmente a ripristinare, in quanto lo spessore della vernice
permette di carteggiare fino a riprendere completamente il danno, per poi
rilucidarlo.
Con le vernici
poliuretaniche questa soluzione è praticamente improponibile perché lo strato
di finitura è molto sottile ed i graffi si tolgono solo se hanno una profondità
infinitesimale.
VERNICIATURA A
PORO APERTO
Questo tipo di
trattamento è destinato ai pannelli costruiti con legni a poro molto evidente,
per esempio: frassino, castagno, ma soprattutto rovere (e tutta la sua
famiglia), se ci limitiamo a quelli nazionali.
Dopo aver carteggiato
il legno, come al solito, si applica una mano di un fondo trasparente
particolare, che ha un residuo secco molto basso; poi si effettua una
carteggiatura molto leggera, con carta vetrata fine, poi si applica la finitura
trasparente con il numero di gloss che si desidera, oppure si lacca.
In questo modo la
porosità originale del legno rimane visibile e la superficie non sarà
perfettamente liscia, ma risulteranno evidenziati i pori del legno.
Un’alternativa a
questo trattamento, ma che ne sfrutta la partenza, è la decapatura che si ottiene partendo da un pannello di legno a poro
aperto, che ha già subito l’applicazione del fondo ed è stato carteggiato.
Sulla superficie così
preparata, si stende una pasta (che può essere bianca o colorata) con uno
straccio, assicurandosi di chiudere tutti i pori; dopo circa un’ora, ad
essicazione avvenuta, si carteggia il pannello facendo in modo che la pasta
rimanga solo dentro i pori.
A questo punto il
pannello è pronto per la verniciatura finale; data la notevole quantità di
colori delle paste, si possono ottenere effetti molto particolari, dando in
molti casi un aspetto “antichizzato” al legno.