domenica 20 ottobre 2013

LE VERNICI POLIESTERE (terza parte)




Un’altra categoria di vernici, ormai poco usata per via dei costi eccessivi, è quella delle vernici poliestere, che vengono usate per realizzare superfici perfettamente brillanti, tramite l’utilizzo di uno spazzone e di paste abrasive.
Queste vernici sono costituite da una base a cui va aggiunto un 2% di accelerante, un 2% di catalizzatore ed un 25/30% di acetone come solvente; non ha bisogno di una mano di fondo, come le altre vernici, ma viene applicata a spruzzo in diversi strati, fino al raggiungimento dello spessore adeguato.
Tra una mano e l’altra bisogna ovviamente lasciarla essiccare (da 2 a 6 ore) e, siccome ad essicazione avvenuta, ogni volta c’è un affioramento di paraffina, bisogna provvedere ad asportarla tramite carteggiatura con grana 240, per permettere l’applicazione della mano successiva (da 3 a 5 mani); infine si stende la mano di trasparente lucido.
L’ultima carteggiatura viene effettuata con una carta molto fine (grana 1000) in senso trasversale a quelle precedenti e al senso di lucidatura, che viene effettuata prima con dischi di sisal, accoppiati con una pasta abrasiva che toglie i graffi, poi con dischi di feltro impregnati con una specie di polish o di olio.
Questo tipo di verniciatura è caduto un po’ in disuso in quanto richiede una mano d’opera notevole ed ha quindi un costo che è due o tre volte quello delle vernici poliuretaniche dirette, ottenendo praticamente il medesimo effetto estetico; il vantaggio che ha il poliestere è che, se si fa un graffio in un pannello, si riesce generalmente a ripristinare, in quanto lo spessore della vernice permette di carteggiare fino a riprendere completamente il danno, per poi rilucidarlo.
Con le vernici poliuretaniche questa soluzione è praticamente improponibile perché lo strato di finitura è molto sottile ed i graffi si tolgono solo se hanno una profondità infinitesimale.


VERNICIATURA  A  PORO  APERTO

Questo tipo di trattamento è destinato ai pannelli costruiti con legni a poro molto evidente, per esempio: frassino, castagno, ma soprattutto rovere (e tutta la sua famiglia), se ci limitiamo a quelli nazionali.
Dopo aver carteggiato il legno, come al solito, si applica una mano di un fondo trasparente particolare, che ha un residuo secco molto basso; poi si effettua una carteggiatura molto leggera, con carta vetrata fine, poi si applica la finitura trasparente con il numero di gloss che si desidera, oppure si lacca. 


In questo modo la porosità originale del legno rimane visibile e la superficie non sarà perfettamente liscia, ma risulteranno evidenziati i pori del legno.
Un’alternativa a questo trattamento, ma che ne sfrutta la partenza, è la decapatura che si ottiene partendo da un pannello di legno a poro aperto, che ha già subito l’applicazione del fondo ed è stato carteggiato.
Sulla superficie così preparata, si stende una pasta (che può essere bianca o colorata) con uno straccio, assicurandosi di chiudere tutti i pori; dopo circa un’ora, ad essicazione avvenuta, si carteggia il pannello facendo in modo che la pasta rimanga solo dentro i pori.
A questo punto il pannello è pronto per la verniciatura finale; data la notevole quantità di colori delle paste, si possono ottenere effetti molto particolari, dando in molti casi un aspetto “antichizzato” al legno.