Dall’uso
esclusivamente di strumenti manuali ad oggi, la tecnica di produzione della
falegnameria ha subito diverse modifiche, con l’invenzione di macchine
operatrici che ne hanno notevolmente cambiato l’aspetto; dalla bottega oscura
in cui lavoravano diversi operai con attrezzi a volte autocostruiti ed
imperfetti, oggi si opera all’interno di capannoni luminosi e dotati di tutte
le macchine indispensabili per esercitare la professione del falegname con
velocità e precisione.
Bisogna però
aggiungere che una volta, se capitava un incidente nel maneggiare gli strumenti
dell’epoca, i danni non erano mai molto gravi; con l’introduzione di macchinari
che moltiplicano la potenza di lavoro e la rapidità, senza preoccuparsi
dell’incolumità degli operatori, soprattutto agli inizi, gli incidenti che sono
capitati sono stati spesso gravi.
Oggi, con le normative
in vigore, i danni sono stati limitati per effetto delle protezioni
obbligatorie che sono state introdotte; ma agli inizi l’inesperienza e la
disattenzione hanno portato a diverse mutilazioni.
Un’altra introduzione
che permette di limitare moltissimo gli incidenti è stata quella
dell’elettronica, che sostanzialmente impedisce il contatto tra l’operaio ed il
pezzo il lavorazione, facendo programmare il computer all’interno della
macchina dal tecnico e l’operaio si limita a piazzare i pezzi da lavorare poi,
quando fa partire l’apparecchiatura, lui è fuori portata dalle parti in
movimento.
Vediamo però quali
sono le macchine tradizionali in uso nelle falegnamerie più comuni.
LA SEGA
A NASTRO
Questa è una delle
prime macchine realizzate nel periodo di industrializzazione delle
falegnamerie, alla fine del XIX secolo. E’ costituita da due volani, di cui
quello inferiore motorizzato e quello superiore in folle, sui quali corre un
nastro di acciaio seghettato, con i denti più grandi o più piccoli in funzione
della minore o maggiore accuratezza del taglio che si vuole ottenere.
Però i nastri hanno
tutti una particolarità: i denti non sono in piano con il corpo del nastro, ma
leggermente piegati verso l’esterno, in sequenza alternata; questa disposizione
si chiama allicciatura (detta anche
”stradatura”).
Il motivo di questo
posizionamento dei denti (che si trovano dal lato dell’operatore), è dovuto
dalla necessità di far avanzare il pezzo in lavorazione senza che il corpo del
nastro rischi di sfregare contro il legno; infatti i denti sistemati in fuori
creano una “strada” più larga del corpo del nastro, in modo che questo non si
surriscaldi per lo sfregamento, deformandosi.
Questo sistema deriva
dalla medesima disposizione che i falegnami avevano, ed hanno anche ora, nelle
loro seghe manuali, anch’esse “stradate” per alleviare la fatica durante
l’utilizzo, derivante dall’attrito.
Ovviamente la sega a
nastro, quando è nata, era abbastanza diversa da quelle che vengono prodotte
oggi, soprattutto per le protezioni: i volani erano scoperti ed il nastro della
sega era esposto per tutta la sua lunghezza, quindi con notevoli rischi di
incidenti, che purtroppo sono accaduti.
Inoltre la macchina
aveva il piano di lavoro fisso e non aveva la scanalatura nel senso della lavorazione;
oggi il piano è inclinabile è c’è la scanalatura per fare scorrere le guide
mobili che portano avanti i pezzi da lavorare lungo una linea retta.
Inoltre, in ossequio
alle normative vigenti, i volani sono stati coperti ed il tratto di nastro scoperto
è molto limitato, in quanto esiste un sistema telescopico per abbassare una
copertura che lascia in vista solo la parte necessaria a far avanzare il pezzo,
o poco più.
I nastri sono
costruiti in vari materiali (tanto che la sega a nastro viene usata anche in
fonderia per tagliare le parti in eccedenza delle fusioni in lega di alluminio)
e in varie larghezze; il motivo è che i nastri larghi vanno bene per fare i
tagli dritti, mentre quelli stretti servono per segare degli oggetti che hanno
un contorno con curve molto accentuate. L’ultima cosa da dire sulla sega a
nastro è che il taglio che si effettua con questa macchina, usando il nastro di
acciaio, non viene perfetto, ma risente della stradatura dei denti, che
lasciano una traccia verticale nel pezzo segato; essendo il nastro in acciaio,
senza riporti in Widia, è destinato a tagliare materiali legnosi, escludendo
quindi pannelli in nobilitato o rivestiti in laminato, che vengono decisamente
scheggiati e ne compromettono l’affilatura.
Ultimamente sono stati
messi in commercio anche dei nastri con i denti riportati in Widia, che hanno
pertanto il nastro piano, senza stradatura, che viene sostituita dalla presenza
dei denti riportati, che sono leggermente sporgenti da entrambi i lati del
nastro; l’affilatura dura molto di più, ma costano circa 6 volte di più.
Comunque sia i nastri,
prima o poi, devono essere affilati; per questa operazione esiste una
macchinetta che provvede sia all’affilatura, dente per dente, sia al controllo
della stradatura del nastro, che deve essere mantenuta costante per poter
tagliare nelle migliori condizioni.