Il tornio da legno
nasce nell’antichità ed è probabilmente la macchina più antica che si conosca,
prende spunto dal tornio per vasai che viene trasformato spostando l’asse di
rotazione da verticale (per i torni da vasai) ad orizzontale (per i torni da
legno).
Il movimento del
tornio era inizialmente a pedale, poi a pertica, finchè nel 1800 si riuscì ad
utilizzare la forza dei mulini ad acqua per movimentare tutte le macchine, tra
cui anche i torni da legno.
Questa macchina, che
oggi può sfruttare il motore elettrico per la rotazione, è costituita da una
testa, che contiene il motore e il cambio di velocità, perché bisogna cercare
di mantenere costante la velocità tangenziale di lavorazione in modo da far
ruotare a bassa velocità il pezzo, se ha un diametro abbondante, mentre bisogna
aumentarla se si sta lavorando un pezzo di piccolo diametro.
Dal motore esce un
asse che porta il trascinatore, che è una specie di arpione che viene spinto
nel legno, dal lato sinistro, per trasmettergli il movimento senza che ci siano
slittamenti. Dall’altra parte del pezzo c’è la contropunta conica, che si
infila in un foro precedentemente preparato, che serve a mantenere sollevato il
pezzo all’estremità destra, mentre è in rotazione verso l’operatore.
Il cono può essere
sostituito da un mandrino a cremagliera, per ospitare una punta da trapano, se
si vuole fare un foro centrato, quando il pezzo è collegato solo alla testa ed
è a sbalzo.
Per lavorare il legno
esiste un supporto spostabile, su cui vengono appoggiate le lame degli
strumenti adottati per le varie lavorazioni; questi attrezzi assomigliano a
delle sgorbie manuali, ma sono molto più lunghi, soprattutto dalla parte del
manico per avere un migliore controllo dell’utensile durante l’uso.
Al posto del
trascinatore si possono montare vari tipi di accessori: il più usato è il
platorello che è un disco con alcuni fori attraverso i quali si infilano le
viti per fissare il pezzo da dietro; in alternativa esistono i mandrini, che
sono delle ganasce registrabili per afferrare il pezzo da lavorare e che
possono essere utilizzati anche senza contropunta.
Uno di questi
assomiglia al mandrino del tornio parallelo a 4 griffe per la meccanica,
l’altro tipo è costituito da 4 settori circolari espandibili, che possono
stringere il pezzo sia dall’esterno che dall’interno, se è stata
precedentemente preparata una cava cilindrica, per la lavorazione successiva.
In alcuni casi la
testa si può ruotare di 90° o di 180° per dare la possibilità di lavorare i
pezzi frontalmente, anziché lungo l’asse longitudinale come si fa
tradizionalmente; questo si verifica generalmente quando il diametro
dell’oggetto da tornire è superiore a quello massimo ammissibile in posizione
standard, cioè non deve toccare il basamento.
A volte infatti capita
di lavorare delle ciotole portafrutta che hanno un diametro notevole, quindi si
fissano sul platorello o con un mandrino, dopo aver ruotato la testa di 90°, in
modo da poterle lavorare di fronte, ovviamente spostando il supporto per le
sgorbie, che ha un braccio a gomito che può uscire all’esterno.
Durante le lavorazioni
con la contropunta, la testa rimane ferma mentre la contropunta si sposta
avanti o indietro, per adattarsi alla lunghezza del pezzo da lavorare.
Nella scelta dei legni
da lavorare è meglio privilegiare quelli duri e compatti, a grana fine, che
garantiscono una buona finitura; quelli teneri e leggeri tendono a strapparsi
sotto l’effetto degli utensili, quindi è meglio orientarsi verso legni come
l’acero, il noce, il ciliegio, il faggio ed altri di questo tipo.
La finitura verrà
sempre effettuata con una passata di carta vetrata fine, mentre il pezzo è
ancora in rotazione; si può inoltre trattare l’oggetto con della cera o
dell’olio per dargli un aspetto lucidato, sempre con il pezzo in rotazione per
velocizzare l’operazione.