giovedì 15 maggio 2014

GLI ELETTROUTENSILI




Dopo aver trattato l’argomento delle macchine fisse da falegnameria e dintorni, credo che sia doveroso affrontare un altro tema: quello degli elettroutensili, che hanno un po’ rivoluzionato il modo di lavorare dei falegnami i quali, se erano fuori dal loro laboratorio e dovevano effettuare delle operazioni di modifica o di adattamento al mobile che avevano costruito, potevano intervenire solo con degli strumenti manuali.
E’ chiaro che l’uso degli utensili manuali è sempre esistito, anche all’interno dei laboratori, ma il loro uso comporta una discreta fatica, soprattutto se si deve intervenire in posizioni scomode, e comunque richiede un certo tempo per essere eseguita.
L’invenzione degli elettroutensili ha portato una variazione notevole nel comportamento degli operai addetti ai vari lavori, sollevandoli a volte da sforzi non indifferenti ed aumentando nel contempo la precisione del lavoro da eseguire.
Se pensiamo anche solo alla necessità di fare un foro in un fianco all’interno di un mobile, una volta si usava il trapano manuale ad ingranaggi oppure il cosiddetto girabacchino o trapano a gomito; questi attrezzi richiedevano sempre l’uso di entrambe le mani e, lavorando in zone scomode, poteva costituire un problema.
Oggi con un trapano elettrico il lavoro si può eseguire con una mano sola, sbilanciandosi all’interno del mobile senza la minima difficoltà. Quindi siamo tutti grati a chi si è dedicato allo studio e all’invenzione di tutti quegli elettroutensili che, più o meno, usiamo un po’ tutti quando dobbiamo destreggiarci nel mondo del bricolage domestico.
Molti pensano che tutti questi attrezzi siano nati da poco, probabilmente perché la loro grande diffusione è avvenuta negli ultimi decenni, ma il trapano elettrico manuale è stato inventato nel 1895 ed il seghetto alternativo è nato attorno agli anni ‘30. Gli altri sono successivi e sono stati prodotti quando la tecnologia e l’inventiva dei produttori sono riuscite a risolvere i vari problemi costruttivi.
Un altro grande passo avanti nel campo degli elettroutensili è stato fatto quando dall’utensile elettrico, che funzionava con corrente di rete e quindi necessitava di una presa di corrente nelle vicinanze o magari di una notevole prolunga, si è passati all’utensile a batteria.
Questi ultimi hanno rappresentato un grande vantaggio, soprattutto lavorando nei cantieri, dove solitamente il numero di operai che lavorano, facendo ognuno il proprio mestiere, è notevole ed ognuno ha i propri attrezzi da collegare al quadro elettrico.
Il momento magico in cui l’utensile a batteria surclassa quello a filo è negli interventi che richiedono l’uso di una scala: quando si è a 3 o 4 metri di altezza, il peso del filo e del contenitore della prolunga sono decisamente un handicap notevole.
La possibilità di usare un utensile senza doversi trascinare dietro un filo, che lo tira da una parte, è un vantaggio innegabile e ormai anche all’interno dei laboratori di falegnameria (e non solo quelli ovviamente) gli utensili a batteria la fanno da padrone.
Se vogliamo seguire un po’ di storia degli elettroutensili a batteria, dobbiamo ricordare che il primo trapano a batteria è stato sviluppato nel 1961 dalla Black & Decker ed utilizzavano già le batterie al Nichel-Cadmio. Sulla spinta di questa tecnologia, nel 1971 in collaborazione con la NASA è nato il “Lunar Surface Drill”, un carotatore a batteria con cui vennero prelevati campioni del suolo lunare durante le missioni Apollo.
Il mercato degli elettroutensili si è poi sviluppato piuttosto lentamente fino agli anni ’80, quando ha cominciato a trovare interesse presso il grande pubblico; negli anni ’90 è stato fatto il tentativo di utilizzare batterie al piombo, subito abbandonato.
Più o meno nello stesso periodo sono state sviluppate le batterie al Nichel-Metal-Idruro (Ni-MH), che però sono partite con la consapevolezza che sarebbero state “un prodotto di transizione”, visto che erano cominciati gli esperimenti con le batterie al Litio e si era capito che avrebbero rappresentato lo step successivo.
Le batterie al Ni-MH erano più leggere di quelle al NI-Cd del 20%, ma rimanevano pur sempre più pesanti di quelle al litio del 30%; inoltre avevano un costo superiore al Ni-Cd (anche se inferiore al Litio), infine non risolvevano l’effetto memoria, superato soltanto con le batterie al litio.
Nella gestione delle batterie al Litio è molto importante l’elettronica, che è contenuta in parte all’interno della batteria ed in parte nell’elettroutensile; per questo tipo di batterie è indispensabile evitare che si scarichino completamente, bisogna che rimanga un 5% di carica, altrimenti si rovinano irrimediabilmente e bisogna sostituirle.
I vantaggi delle batterie al Litio sono diversi:

Il voltaggio delle celle si mantiene costante, consentendo all’utensile di mantenere le stesse prestazioni fino all’esaurimento della carica; questo, oltre a dare una maggiore efficacia durante il lavoro, consente di aumentare l’autonomia dell’utensile.

Anche se non utilizzata, qualsiasi batteria tende a scaricarsi per effetto di quella che viene chiamata “auto scarica”; le batterie al litio si scaricano molto più lentamente delle altre (tra 1% e 5% al mese). Questo significa che l’utensile è sempre pronto, anche dopo lunghi periodi di inattività.

Le batterie al litio sono più leggere del 50% rispetto a quelle al Ni-Cd e possono arrivare a un amperaggio anche doppio a parità di voltaggio; il tutto si traduce in utensili più leggeri,  potenza e durata migliorate.

L’uso del Litio permette di rispettare l’ambiente e le varie normative come la RoHS.

Le batterie agli ioni di Litio non risentono dell’effetto memoria, che per molti anni è stato l’incubo di tutti gli utilizzatori e che ha costretto i produttori a mettere sul mercato dei caricabatterie che prima scaricavano completamente, poi cominciavano la ricarica. Le batterie al litio si possono invece ricaricare in qualunque momento, senza pregiudicarne il buon funzionamento.

Le batterie al Litio di oggi possono raggiungere i 5Ah di capacità, senza aumentare di peso e con le stesse dimensioni di prima, dando contemporaneamente una durata eccezionale all’utilizzatore.          


                                                                                                                      (Fine prima parte)