Dopo aver trattato
l’argomento delle macchine fisse da falegnameria e dintorni, credo che sia
doveroso affrontare un altro tema: quello degli elettroutensili, che hanno un
po’ rivoluzionato il modo di lavorare dei falegnami i quali, se erano fuori dal
loro laboratorio e dovevano effettuare delle operazioni di modifica o di
adattamento al mobile che avevano costruito, potevano intervenire solo con
degli strumenti manuali.
E’ chiaro che l’uso degli
utensili manuali è sempre esistito, anche all’interno dei laboratori, ma il
loro uso comporta una discreta fatica, soprattutto se si deve intervenire in
posizioni scomode, e comunque richiede un certo tempo per essere eseguita.
L’invenzione degli
elettroutensili ha portato una variazione notevole nel comportamento degli
operai addetti ai vari lavori, sollevandoli a volte da sforzi non indifferenti
ed aumentando nel contempo la precisione del lavoro da eseguire.
Se pensiamo anche solo
alla necessità di fare un foro in un fianco all’interno di un mobile, una volta
si usava il trapano manuale ad ingranaggi oppure il cosiddetto girabacchino o
trapano a gomito; questi attrezzi richiedevano sempre l’uso di entrambe le mani
e, lavorando in zone scomode, poteva costituire un problema.
Oggi con un trapano
elettrico il lavoro si può eseguire con una mano sola, sbilanciandosi all’interno
del mobile senza la minima difficoltà. Quindi siamo tutti grati a chi si è
dedicato allo studio e all’invenzione di tutti quegli elettroutensili che, più
o meno, usiamo un po’ tutti quando dobbiamo destreggiarci nel mondo del
bricolage domestico.
Molti pensano che
tutti questi attrezzi siano nati da poco, probabilmente perché la loro grande
diffusione è avvenuta negli ultimi decenni, ma il trapano elettrico manuale è
stato inventato nel 1895 ed il seghetto alternativo è nato attorno agli anni ‘30.
Gli altri sono successivi e sono stati prodotti quando la tecnologia e
l’inventiva dei produttori sono riuscite a risolvere i vari problemi
costruttivi.
Un altro grande passo
avanti nel campo degli elettroutensili è stato fatto quando dall’utensile
elettrico, che funzionava con corrente di rete e quindi necessitava di una
presa di corrente nelle vicinanze o magari di una notevole prolunga, si è
passati all’utensile a batteria.
Questi ultimi hanno
rappresentato un grande vantaggio, soprattutto lavorando nei cantieri, dove
solitamente il numero di operai che lavorano, facendo ognuno il proprio
mestiere, è notevole ed ognuno ha i propri attrezzi da collegare al quadro
elettrico.
Il momento magico in
cui l’utensile a batteria surclassa quello a filo è negli interventi che
richiedono l’uso di una scala: quando si è a 3 o 4 metri di altezza, il peso
del filo e del contenitore della prolunga sono decisamente un handicap
notevole.
La possibilità di
usare un utensile senza doversi trascinare dietro un filo, che lo tira da una parte,
è un vantaggio innegabile e ormai anche all’interno dei laboratori di
falegnameria (e non solo quelli ovviamente) gli utensili a batteria la fanno da
padrone.
Se vogliamo seguire un
po’ di storia degli elettroutensili a batteria, dobbiamo ricordare che il primo
trapano a batteria è stato sviluppato nel 1961 dalla Black & Decker ed
utilizzavano già le batterie al Nichel-Cadmio. Sulla spinta di questa
tecnologia, nel 1971 in collaborazione con la NASA è nato il “Lunar Surface
Drill”, un carotatore a batteria con cui vennero prelevati campioni del suolo
lunare durante le missioni Apollo.
Il mercato degli
elettroutensili si è poi sviluppato piuttosto lentamente fino agli anni ’80,
quando ha cominciato a trovare interesse presso il grande pubblico; negli anni
’90 è stato fatto il tentativo di utilizzare batterie al piombo, subito
abbandonato.
Più o meno nello
stesso periodo sono state sviluppate le batterie al Nichel-Metal-Idruro
(Ni-MH), che però sono partite con la consapevolezza che sarebbero state “un prodotto
di transizione”, visto che erano cominciati gli esperimenti con le batterie al
Litio e si era capito che avrebbero rappresentato lo step successivo.
Le batterie al Ni-MH
erano più leggere di quelle al NI-Cd del 20%, ma rimanevano pur sempre più pesanti
di quelle al litio del 30%; inoltre avevano un costo superiore al Ni-Cd (anche
se inferiore al Litio), infine non risolvevano l’effetto memoria, superato
soltanto con le batterie al litio.
Nella gestione delle
batterie al Litio è molto importante l’elettronica, che è contenuta in parte
all’interno della batteria ed in parte nell’elettroutensile; per questo tipo di
batterie è indispensabile evitare che si scarichino completamente, bisogna che
rimanga un 5% di carica, altrimenti si rovinano irrimediabilmente e bisogna
sostituirle.
I vantaggi delle
batterie al Litio sono diversi:
Il voltaggio delle
celle si mantiene costante, consentendo all’utensile di mantenere le stesse
prestazioni fino all’esaurimento della carica; questo, oltre a dare una maggiore
efficacia durante il lavoro, consente di aumentare l’autonomia dell’utensile.
Anche se non utilizzata,
qualsiasi batteria tende a scaricarsi per effetto di quella che viene chiamata “auto
scarica”; le batterie al litio si scaricano molto più lentamente delle altre
(tra 1% e 5% al mese). Questo significa che l’utensile è sempre pronto, anche
dopo lunghi periodi di inattività.
Le batterie al litio
sono più leggere del 50% rispetto a quelle al Ni-Cd e possono arrivare a un
amperaggio anche doppio a parità di voltaggio; il tutto si traduce in utensili
più leggeri, potenza e durata
migliorate.
L’uso del Litio
permette di rispettare l’ambiente e le varie normative come la RoHS.
Le batterie agli ioni
di Litio non risentono dell’effetto memoria, che per molti anni è stato l’incubo
di tutti gli utilizzatori e che ha costretto i produttori a mettere sul mercato
dei caricabatterie che prima scaricavano completamente, poi cominciavano la
ricarica. Le batterie al litio si possono invece ricaricare in qualunque
momento, senza pregiudicarne il buon funzionamento.
Le batterie al Litio
di oggi possono raggiungere i 5Ah di capacità, senza aumentare di peso e con le
stesse dimensioni di prima, dando contemporaneamente una durata eccezionale all’utilizzatore.
(Fine
prima parte)