In queste cabine viene
effettuata l’ultima lavorazione che si fa sui mobili prima dell’assemblaggio
eventuale e della consegna al cliente. La verniciatura viene fatta con gli
aerografi (o pistole a spruzzo), che possono avere il serbatoio sopra o sotto
la pistola; queste usano un getto d’aria a bassa pressione (da 2,5 a 4 bar) che
spinge la vernice, dopo averla nebulizzata, verso l’oggetto da verniciare.
Quella che non
colpisce l’oggetto viene portata via dall’impianto di aspirazione, per evitare
che l’operatore rischi di respirarla. Esiste anche un sistema di verniciatura
che si chiama airless che non
prevede l’uso dell’aria compressa per spruzzare la vernice, ma quello di una
pompa ad alta pressione (da 80 a 200 bar circa) che proietta il prodotto
nebulizzato direttamente sul manufatto da trattare, usando una pistola senza
serbatoio, visto che la pompa dell’impianto ha un tubo che pesca direttamente
nel bidone dove è stata preparata la vernice.
Le cabine di
verniciatura sono nate per creare un ambiante generalmente chiuso, in cui
effettuare la verniciatura al riparo dalla polvere che si produce nel resto del
laboratorio ed adottando un sistema di aspirazione che porta via tutte le
microgocce di vernice che non si depositano sull’oggetto in lavorazione.
Queste cabine sono
dotate di filtri speciali per fare in modo che la vernice asportata
dall’ambiente non vada dispersa all’esterno, concorrendo quindi
all’inquinamento atmosferico.
Le cabine di
verniciatura sono fondamentamentalmente di due tipi: ad acqua ed a secco.
Quella ad acqua utilizza un velo d’acqua in cascata, alle spalle dell’oggetto
che si sta verniciando, coadiuvata da un aspiratore che fa in modo che il
liquido inglobi le particelle di vernice, facendole ricadere in una vasca
sottostante dove viene filtrata per essere rimessa in circolo, mentre la
vernice in sospensione viene indirizzata verso una zona di raccolta in cui
diventa un fango che viene depositato dentro a dei fusti che poi vengono
ritirati da aziende specializzate nello smaltimento dei rifiuti speciali.
Nelle cabine a secco
la vernice, sotto forma di microgoccioline, viene risucchiata da un impianto di
aspirazione che la fa passare attraverso dei filtri che la trattengono e che,
una volta saturati, vengono sostituiti con quelli nuovi, mentre quelli vecchi
saranno smaltiti come rifiuti speciali.
Naturalmente queste
cabine, per poter funzionare correttamente, devono avere un ingresso dell’aria
per poterne permetterne l’uscita senza mettere in depressione il locale.
L’ingresso dell’aria dovrà essere dotato di un filtro che impedisca alla
polvere di entrare nel locale, col rischio che qualche granello si depositi sul
manufatto in fase di verniciatura, creando dei difetti.
Questo tipo di cabina
viene comunemente chiamata “a depressione” ed è usata per l’uso di vernici
trasparenti o pigmentate, ma con basso numero di gloss, quindi quelle
considerate “opache”, sia ad acqua che a solvente.
Queste cabine possono
essere anche aperte alle spalle dell’operatore; però in questo caso bisogna che
nell’ambiente circostante non vengano sollevate polveri, che potrebbero
danneggiare il lavoro.
Come vedete da questa
foto, su suggerimento del Ministero delle Pari Opportunità, si invita ad
utilizzare personale femminile e, al posto della tradizionale tuta bianca in
tessuto non tessuto, come abbigliamento da lavoro, si consigliano hot pants e
tacchi a spillo!
Per le verniciature
che comportano l’uso di prodotti che devono avere un effetto lucido brillante,
quindi con un altissimo numero di gloss, si usano le cabine a pressione, dove
viene pompata all’interno della cabina, dall’alto, dell’aria microfiltrata per
evitare che ci sia la possibilità che un piccolo granello di polvere possa
entrare, danneggiando il lavoro.