domenica 22 febbraio 2015

I CHIODI (Seconda parte)





Continuando a parlare di chiodi, bisogna però ricordare che il fissaggio con i chiodi è piuttosto labile e va bene dove si devono fissare degli elementi che sono soggetti ad essere tolti o non hanno una sistemazione definitiva; quando si devono effettuare dei fissaggi stabili vanno bene i chiodi, ma solo se associati alla colla.
In pratica loro servono solo per tenere in posizione i pezzi mentre la colla indurisce; una volta che la colla ha fatto presa, i chiodi si possono anche togliere (e in questo caso non vengono affondati completamente nel legno, per poter essere tolti agevolmente con il semplice uso di un paio di tenaglie), stuccando poi il foro lasciato dall’estrazione del chiodo.
Sappiamo che si possono piantare manualmente, con un normale martello, oppure con una chiodatrice pneumatica o elettrica, se si dispone dell’adeguata attrezzatura; nel caso in cui si deve usare il martello bisogna ricordare che, per piantare correttamente il chiodo, bisogna lavorare soprattutto con il polso ed il martello, quando colpisce la testa del chiodo, deve trovarsi praticamente con il manico perpendicolare all’asse del chiodo.
Se questo non avviene è molto probabile che il chiodo si pieghi sotto i colpi del martello e va quindi sostituito e bisogna ricominciare l’operazione da capo.
Nel caso della chiodatrice i chiodi possono essere con la testa, ed in questo caso vengono confezionati in nastri o caricatori in plastica che li tengono uniti e li fanno avanzare nella pistola, oppure si possono usare i gruppini, che invece sono preparati in stecche e sono tenuti uniti solo da una leggera verniciatura per facilitare il distacco del singolo chiodo quando si preme il grilletto. 


Restando nel campo degli utensili pneumatici ed elettrici, possiamo parlare anche delle graffettatrici che hanno una stretta parentela con le chiodatrici, ma piantano degli elementi di fissaggio che si chiamano graffette ed hanno una forma ad U squadrata di varie dimensioni; sono molto comode quando si devono fissare materiali morbidi come il compensato di pioppo che è difficile da tenere fermo con dei normali chiodi senza testa. 


La graffetta, per effetto della sua forma, riesce ad abbracciare una porzione di compensato superiore a quella che potrebbe essere tenuta ferma dalla testa del gruppino; inoltre il martelletto interno della graffettatrice, con un’unica operazione, la fa affondare nel compensato quanto basta per poterla stuccare, nascondendola completamente.
Termino questo articolo con una frivolezza: 



giovedì 12 febbraio 2015

I CHIODI (Prima parte)




Un altro elemento fondamentale della ferramenta usata in falegnameria è il chiodo; ne esistono di vari tipi, in funzione dell’uso che se ne deve fare. La suddivisione che si fa inizialmente è tra chiodi di ferro e chiodi di acciaio; in effetti è una suddivisione di comodo perchè sono in acciaio entrambi, anche se i primi vengono chiamati così perché il contenuto di carbonio nella lega Ferro-Carbonio che costituisce l’acciaio è bassissimo, quindi e quasi tutto ferro.
Quelli che vengono definiti “di acciaio” sono in effetti di acciaio temprato e sono destinati ad usi particolari; essendo trattati termicamente, diventano molto rigidi e si possono piantare anche nel muro e non si piegano come quelli “di ferro”, ma se si supera un certo limite si spezzano troncandosi di netto, mentre gli altri si piegano.
Questo tipo di chiodi è utilizzato nel montaggio del battiscopa in legno o dei coprifili delle porte e delle finestre, quando questi ultimi devono essere fissati sulla muratura.
Restando nel campo dell’acciaio temprato, esistono anche gli spilli (detti anche “punte”) che sono sottilissimi, inferiori al millimetro, molto appuntiti e completamente senza testa per nascondersi meglio quando sono affondati nel legno.
Questi spilli sono utilizzati generalmente per il fissaggio di particolari molto piccoli, soprattutto listelli sottili; a questo proposito bisogna ricordare che esiste un rapporto empirico tra il diametro del chiodo e la larghezza del listello in cui lo si vuole piantare senza che quest’ultimo crepi.
Questo rapporto è generalmente 1:10 e questo vuol dire che se dobbiamo fissare un righetto di 15 millimetri di larghezza, dobbiamo usare dei chiodi di diametro inferiore ad 1,5 millimetri per evitare che si fessuri.
Questa regola è ottima con i legni teneri o di media durezza; per i legni duri e compatti bisogna diminuire il diametro del chiodo, oppure fare un preforo (inferiore al diametro del chiodo) per essere sicuri di non fare danni. Questo è uno di quei casi in cui i chiodi di acciaio potrebbero essere utili. 




Inoltre i chiodi si dividono in altre due categorie: quelli con la testa e quelli senza testa; i primi vengono usati generalmente in carpenteria o comunque in tutte quelle occasioni in cui non ci sono problemi di estetica, poiché la testa del chiodo rimane in vista ed è piuttosto visibile. 

 
CHIODO CON TESTA



I chiodi chiamati “senza testa” (o gruppini) non sono proprio senza testa come gli spilli, ma hanno una testa molto ridotta, che può affondare completamente nel legno per essere poco visibile.
In casi particolari questi chiodi possono essere ulteriormente conficcati nel legno per alcuni millimetri, usando uno strumento che si chiama tassachiodi e che ha la forma di un bulino ma con la punta pari e sottile; nel vuoto lasciato dopo l’affondamento della testa si può mettere dello stucco, colorato opportunamente per riprendere la tonalità del legno, in modo da nasconderli completamente. 

 
CHIODO SENZA TESTA



Gli stucchi più usati per questa operazione, sui pezzi verniciati, sono quelli cerosi in stick, che vengono applicati con la punta di un cacciavite a taglio o uno scalpello per premerlo dentro al foro; poi con uno straccio si passa più volte sul foro stuccato, asportando l’eventuale eccedenza di stucco e lucidando contemporaneamente la stuccatura, per renderla praticamente invisibile. (Fine prima parte)


lunedì 2 febbraio 2015

ANCORA VITI



Oltre alle viti tradizionali, ne esiste un tipo con una testa un po’ particolare che ha un uso specifico: sono le viti fermaschiena; queste viti hanno la funzione di tenere aderente la schiena alla struttura principale del mobile, nella parte posteriore.
La funzione della fodera non è portante nel mobile, per cui è sempre piuttosto sottile; questa condizione però la rende poco disponibile ad accettare delle viti con la testa svasata o cilindrica normale, in quanto avremmo comunque una certa tendenza all’affondamento delle viti nella fodera, che è generalmente costituita da materiali piuttosto teneri.
Per ottenere un fissaggio adeguato della fodera, senza che le viti affondino vanificando la loro presenza, bisognerebbe adottare delle viti a testa cilindrica coadiuvate dalla presenza di una rondella per meglio distribuire la pressione della testa della vite ed impedendone l’affondamento.
Questa situazione però ha due inconvenienti: il primo è che l’inserimento di una vite che porta infilata una rondella, se si deve usare un avvitatore avendo una sola mano a disposizione, è piuttosto scomodo e difficoltoso.
Il secondo motivo è che la testa cilindrica, sommata allo spessore della rondella, potrebbe dare origine ad una sporgenza eccessiva ed in certi casi fastidiosa. 

www.mustad.it

Per risolvere questo problema, la MUSTAD propone questo tipo di vite, che ha la testa molto piatta, ma allargata come se avesse una rondella saldata sotto la testa; questo le permette di stringere la fodera contro la carcassa del mobile senza affondare, facendo quindi egregiamente il suo lavoro.
Poiché sono viti con una funzione specifica, che non richiede disponibilità eccessive di diametri e lunghezze diverse, dalla pagina 48 del catalogo, si vede che ne vengono prodotti solo due diametri e due lunghezze.

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Per i lavori in zone ad alto inquinamento oppure vicino al mare, le viti anche con i migliori trattamenti protettivi non riescono a resistere all’infinito; per venire incontro alle necessità di tutti gli utenti la MUSTAD produce anche viti svasate in acciaio inossidabile, che rappresentano la migliore soluzione negli ambienti con le condizioni più gravose. 

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Viste le varie necessità che si presentano, la MUSTAD ne produce diverse misure, sia come diametro che come lunghezza, in modo da soddisfare tutte le esigenze.

Inoltre, per i casi dove lo sforzo di inserimento nel legno è notevole, viene prodotto anche un tipo di vite, sempre con la testa piana svasata, ma con l’impronta Torx, che ne garantisce la facilità di penetrazione con un minimo sforzo di spinta, visto che la penetrazione avviene per effetto di un carico tangenziale, tipico dell’attacco Torx, eliminando la spinta assiale. 

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