Una volta ottenuta
questa dimensione, dobbiamo squadrare il pacchetto sui lati corti per arrivare
ad ottenere i fogli lunghi 43 cm.; a questo punto abbiamo ottenuto 4 fogli di
impiallacciatura di 43 x 16,5 cm., adesso si tratta di giuntarli al centro dopo
aver posizionato le due coppie in maniera simmetrica rispetto alla linea di
unione, facendo combinare i disegni delle venature del legno.
Poiché usiamo dei
sistemi casalinghi, non potremo giuntare i fogli con una cucitrice a caldo,
come avviene nei laboratori di falegnameria, ma useremo un sottilissimo nastro
di carta gommata, creato appositamente per questo scopo; tenendo ben fermi i
fogli di impiallacciatura, li blocchiamo con questo nastro, dopo averlo
inumidito (non usate mai lo scotch di carta perché è troppo spesso ed ammacca
il tranciato quando lo si pressa).
Durante la fase di
placcaggio, il lato con la carta gommata si può lasciare all’esterno oppure si
può girare verso il pannello di supporto; nel primo caso la carta gommata dovrà
essere asportata con la carteggiatura, oppure si può inumidire con una spugna
ed asportarla con una rasiera quando la colla rinviene.
Nel secondo caso la
carta rimarrà nascosta ed è meglio usare quella bianca per i legni chiari e
quella marrone per i legni scuri, per evitare sgradevoli trasparenze dopo la
carteggiatura.
Adesso siamo arrivati
alla fase in cui dobbiamo incollare i due teli sul pannello grezzo e non
possiamo usare la colla ureica perché non abbiamo la pressa a caldo; dobbiamo
ripiegare sulla colla vinilica, ma non quella liquida che vendono nei flaconi,
bensì quella densa che viene confezionata nei barattoli da un chilo o in
mastelline da 5 o 10 chili.
Il motivo di questa
scelta dipende dal fatto che la colla va distribuita con una spatola dentata,
come quella per stendere il Bostik, per ottenere una distribuzione sufficiente
ed uniforme e che non coli da nessuna parte. In realtà si potrebbe usare anche
uno spandicolla a rullo, ma per superfici contenute non vale la pena di perdere
tempo a ripulire lo spandicolla dalla vinilica, una volta finito il lavoro.
Prima di distribuire
la colla dobbiamo guardare il tranciato che dobbiamo incollare: se stiamo
lavorando con un legno a poro chiuso come l’acero, il faggio, il noce, il
ciliegio ecc. non ci sono problemi, ma se dobbiamo incollare del frassino, del
rovere (e tutta la sua famiglia), del castagno o, peggio ancora, del wengè
dobbiamo preoccuparci di tingere la colla con i coloranti opportuni.
Questi coloranti, che
esistono sotto forma di polveri o di liquidi, devono essere aggiunti alla colla
vinilica perché i legni che ho nominato sono “a poro aperto”; ciò significa che
attraverso i pori molto evidenti presenti in questi tranciati la colla tende a
trasudare riempiendoli anche sulla faccia che rimane a vista e, poiché la colla
è bianca (ma il problema si pone anche con l’ureica che è giallina) si nota
moltissimo su questi legni.
Se questi puntini
possono sfuggire ad un occhio inesperto quando si lavora con del frassino, che
è molto chiaro, non possono certamente passare inosservati se abbiamo incollato
del wengè, che è piuttosto scuro: il contrasto è troppo forte, soprattutto dopo
la verniciatura trasparente che esalta i colori.
Un’altra cosa che
bisogna ricordare è che se il pannello da placcare è un multistrati o un
listellare di pioppo, quindi con una vena in vista, questo è da preparare
tagliandolo in modo che la vena del pannello risulti perpendicolare a quella
del tranciato che applicheremo.
Se non si rispetta
questa regola, al momento della verniciatura, si verificano quasi sempre delle
sollevature dell’impiallacciatura in corrispondenza delle giunte.
Arrivati a questo
punto siamo pronti per effettuare l’incollaggio: i morsetti ci sono, come pure
i piani rivestiti in laminato, i teli sono stati già preparati ed anche il
pannello è pronto, il barattolo della colla è sul banco insieme ai righetti per
stringere i piani; ecco come si presenta la nostra “pressa” una volta che
abbiamo stretto i morsetti.
Vorrei fare
un’osservazione: quando si preparano i teli di impiallacciatura aperti “a
libro” bisogna sempre utilizzare i fogli in numero pari, per poter ottenere
delle figure simmetriche, anche se questo comporta a volte un po’ di spreco di
materiale.
In alternativa a
questo modo, i fogli si possono predisporre “a correre”, cioè giuntandoli
affiancati senza rovesciarli alternativamente; questo può permettere un
risparmio di materiale, in quanto si possono usare i fogli anche in numero
dispari. Naturalmente l’effetto estetico è diverso e la scelta è soggettiva.
Comunque, una volta
tolti i morsetti, squadrato il nostro pannello per ottenere le dimensioni
desiderate ed adeguatamente carteggiato, il risultato del nostro lavoro si
presenta così:
Consideriamo sempre
cosa stiamo preparando: se stiamo predisponendo uno sportello per un mobile che
rimarrà da solo, non ci sono problemi, ma se abbiamo deciso di allestire le
ante di una cucina, c’è tutta una serie di pannelli che andranno montati uno di
fianco all’altro e probabilmente con larghezze diverse, quindi bisogna
programmare il lavoro di preparazione dei teli nel suo complesso per ottenere
un buon risultato estetico.