domenica 24 maggio 2015

PROVIAMO AD IMPIALLACCIARE (Parte seconda)





Una volta ottenuta questa dimensione, dobbiamo squadrare il pacchetto sui lati corti per arrivare ad ottenere i fogli lunghi 43 cm.; a questo punto abbiamo ottenuto 4 fogli di impiallacciatura di 43 x 16,5 cm., adesso si tratta di giuntarli al centro dopo aver posizionato le due coppie in maniera simmetrica rispetto alla linea di unione, facendo combinare i disegni delle venature del legno. 


Poiché usiamo dei sistemi casalinghi, non potremo giuntare i fogli con una cucitrice a caldo, come avviene nei laboratori di falegnameria, ma useremo un sottilissimo nastro di carta gommata, creato appositamente per questo scopo; tenendo ben fermi i fogli di impiallacciatura, li blocchiamo con questo nastro, dopo averlo inumidito (non usate mai lo scotch di carta perché è troppo spesso ed ammacca il tranciato quando lo si pressa). 



Durante la fase di placcaggio, il lato con la carta gommata si può lasciare all’esterno oppure si può girare verso il pannello di supporto; nel primo caso la carta gommata dovrà essere asportata con la carteggiatura, oppure si può inumidire con una spugna ed asportarla con una rasiera quando la colla rinviene.
Nel secondo caso la carta rimarrà nascosta ed è meglio usare quella bianca per i legni chiari e quella marrone per i legni scuri, per evitare sgradevoli trasparenze dopo la carteggiatura.
Adesso siamo arrivati alla fase in cui dobbiamo incollare i due teli sul pannello grezzo e non possiamo usare la colla ureica perché non abbiamo la pressa a caldo; dobbiamo ripiegare sulla colla vinilica, ma non quella liquida che vendono nei flaconi, bensì quella densa che viene confezionata nei barattoli da un chilo o in mastelline da 5 o 10 chili.
Il motivo di questa scelta dipende dal fatto che la colla va distribuita con una spatola dentata, come quella per stendere il Bostik, per ottenere una distribuzione sufficiente ed uniforme e che non coli da nessuna parte. In realtà si potrebbe usare anche uno spandicolla a rullo, ma per superfici contenute non vale la pena di perdere tempo a ripulire lo spandicolla dalla vinilica, una volta finito il lavoro. 



Prima di distribuire la colla dobbiamo guardare il tranciato che dobbiamo incollare: se stiamo lavorando con un legno a poro chiuso come l’acero, il faggio, il noce, il ciliegio ecc. non ci sono problemi, ma se dobbiamo incollare del frassino, del rovere (e tutta la sua famiglia), del castagno o, peggio ancora, del wengè dobbiamo preoccuparci di tingere la colla con i coloranti opportuni.
Questi coloranti, che esistono sotto forma di polveri o di liquidi, devono essere aggiunti alla colla vinilica perché i legni che ho nominato sono “a poro aperto”; ciò significa che attraverso i pori molto evidenti presenti in questi tranciati la colla tende a trasudare riempiendoli anche sulla faccia che rimane a vista e, poiché la colla è bianca (ma il problema si pone anche con l’ureica che è giallina) si nota moltissimo su questi legni.
Se questi puntini possono sfuggire ad un occhio inesperto quando si lavora con del frassino, che è molto chiaro, non possono certamente passare inosservati se abbiamo incollato del wengè, che è piuttosto scuro: il contrasto è troppo forte, soprattutto dopo la verniciatura trasparente che esalta i colori.
Un’altra cosa che bisogna ricordare è che se il pannello da placcare è un multistrati o un listellare di pioppo, quindi con una vena in vista, questo è da preparare tagliandolo in modo che la vena del pannello risulti perpendicolare a quella del tranciato che applicheremo.
Se non si rispetta questa regola, al momento della verniciatura, si verificano quasi sempre delle sollevature dell’impiallacciatura in corrispondenza delle giunte.
Arrivati a questo punto siamo pronti per effettuare l’incollaggio: i morsetti ci sono, come pure i piani rivestiti in laminato, i teli sono stati già preparati ed anche il pannello è pronto, il barattolo della colla è sul banco insieme ai righetti per stringere i piani; ecco come si presenta la nostra “pressa” una volta che abbiamo stretto i morsetti. 


Vorrei fare un’osservazione: quando si preparano i teli di impiallacciatura aperti “a libro” bisogna sempre utilizzare i fogli in numero pari, per poter ottenere delle figure simmetriche, anche se questo comporta a volte un po’ di spreco di materiale.
In alternativa a questo modo, i fogli si possono predisporre “a correre”, cioè giuntandoli affiancati senza rovesciarli alternativamente; questo può permettere un risparmio di materiale, in quanto si possono usare i fogli anche in numero dispari. Naturalmente l’effetto estetico è diverso e la scelta è soggettiva. 



Comunque, una volta tolti i morsetti, squadrato il nostro pannello per ottenere le dimensioni desiderate ed adeguatamente carteggiato, il risultato del nostro lavoro si presenta così: 

  
Consideriamo sempre cosa stiamo preparando: se stiamo predisponendo uno sportello per un mobile che rimarrà da solo, non ci sono problemi, ma se abbiamo deciso di allestire le ante di una cucina, c’è tutta una serie di pannelli che andranno montati uno di fianco all’altro e probabilmente con larghezze diverse, quindi bisogna programmare il lavoro di preparazione dei teli nel suo complesso per ottenere un buon risultato estetico.