Nella produzione dei
mobili un componente che viene utilizzato molto di frequente è il vetro e
quindi credo che valga la pena di parlare di questo materiale che ha molte
funzioni ed assume molti aspetti diversi in funzione dei trattamenti che
subisce.
Il vetro è un
materiale generalmente trasparente e prodotto attualmente in lastre di circa 6
x 3 metri; gli spessori commerciali sono diversi e partono da 1,8 mm. ed
arrivano a 25 mm.. E’ composto prevalentemente da silice (biossido di silicio)
che è praticamente la sabbia che troviamo nei fiumi e nei laghi, essenzialmente
di acqua dolce; la sabbia delle spiagge marine non può essere utilizzata perché
contiene dei sali che non permettono di ottenere un buon risultato.
Può essere utile
conoscere un po’ di storia: la leggenda vuole che il vetro sia stato scoperto
casualmente dai Fenici durante il terzo millennio a.C.; c’è chi racconta che
sia stata una carovana e chi racconta dello sbarco di alcuni marinai, ma tutti
sono concordi nel dire che il luogo della scoperta siano state le rive sabbiose
del fiume Belo in Siria (la Fenicia era localizzata nell’attuale Siria). Si
racconta comunque che, al calar della sera, alcuni uomini si siano fermati
sulle spiagge di questo fiume per cenare; non trovando dei sassi per delimitare
il focolare, presero dei blocchi di soda (carbonato di sodio) che stavano
trasportando e all’interno di essi accesero un bel fuoco, che tennero acceso
per tutta la notte.
Al mattino si
accorsero che all’interno del focolare si erano creati dei grumi di una
sostanza dura e sconosciuta, che poi presero con sé per mostrarla ai sapienti
della città in cui erano diretti. In effetti avevano causato accidentalmente la
fusione della sabbia del fiume aiutati dalla soda che aveva agito come
fondente, cioè aveva abbassato notevolmente la temperatura di fusione solita
della silice, che si aggira attorno ai 1800°C.
Si sa inoltre che nel
2000 A.C. il vetro era già conosciuto in Egitto e che, attorno al 1000 A.C.,
vennero creati piccoli vasi in India e in Cina; nel 1° secolo A.C. i romani
inventarono la tecnica del soffiaggio con la canna e, durante l’Impero Romano,
con il vetro vennero fatte moltissime cose, tra cui i vetri per chiudere delle
piccole finestre.
Comunque nei secoli
successivi il centro di maggior sviluppo della produzione del vetro in Italia
fu Venezia, dove i prodotti venivano realizzati con tecniche che venivano
tenute segrete; si racconta che nel 1271 lo Statuto Capitolare di Venezia
tutelava la manifattura del vetro veneziano, proibendo che venissero importati
vetri dall’estero ed impedendo ai vetrai esteri di lavorare a Venezia.
Poiché le vetrerie
utilizzavano delle fornaci per la preparazione del vetro, dai loro camini
uscivano continuamente scintille che rischiavano di provocare incendi alle case
che erano costruite prevalentemente in legno; nel 1291 fu deciso di trasferire
tutte le vetrerie sull’isola di Murano. In questo modo, se fosse scoppiato un
incendio, sarebbe rimasto circoscritto all’isola evitando di provocare danni in
città; inoltre questo isolamento permetteva di tutelare i vari segreti di
produzione del vetro.
Anticamente le lenti
per gli occhiali venivano prodotte lavorando dei cristalli di Berillo (un
composto del Berillio); alla fine del XIII secolo a Venezia riuscirono a
produrre le lenti in vetro, molto migliori per trasparenza e nel 1329 a Murano
fu prodotto il primo specchio.
Poiché i vetrai
veneziani tutelavano i loro segreti di produzione, i manufatti in vetro
risultarono sempre costosi, ma nel 1688 fu sviluppato un nuovo sistema di
fusione del vetro e fu divulgato immediatamente; questo fece crollare il prezzo
degli oggetti in vetro che diventarono manufatti di uso comune e si diffusero
anche nelle case dei meno abbienti per effetto del notevole abbassamento dei
costi.
Nel 1928 nacque il
vetro di sicurezza e nel 1936 furono prodotte per la prima volta le fibre di
vetro; negli anni ’60 fu inventato da Alistair Pilkington il processo “float”
per la produzione delle lastre di vetro sulla vasca di stagno fuso, rendendo
immediatamente obsoleto il sistema di produzione con soffiatura nei cilindri
con taglio lungo una generatrice e spianatura della lastra; oppure quello che
produceva lastre colate e poi laminate tra due cilindri, che però non
permettevano di ottenere superfici perfette e parallele e dovevano poi essere
successivamente spianate con l’uso di una fiamma.
Tecnicamente la
produzione industriale attuale del vetro viene ottenuta mescolando in un forno:
la silice, il carbonato di sodio (o il carbonato di potassio per i vetri più
pregiati) per abbassare la temperatura di fusione e inoltre dei rottami di
vetro, che aiutano anch’essi ad abbassare la temperatura.
Possono poi essere
aggiunte altre sostanze come additivi con compiti specifici. Il vetro float
standard ha una colorazione leggermente verdastra, che si nota soprattutto
guardandolo di costa, cioè nel suo spessore; questa colorazione deriva dalle
impurità contenute nelle sostanze che vengono aggiunte alla silice e sono
prevalentemente ossidi di ferro.
Per schiarire il vetro
float, ottenendo un vetro denominato “extrachiaro”, viene solitamente aggiunto
al bagno di fusione del biossido di manganese; il risultato lo si nota
soprattutto guardandolo sempre nello spessore, che da verde diventa leggermente
azzurro, ovviamente aumenta anche la trasparenza della lastra.
Oltre al vetro tradizionale esiste
anche il cristallo, chiamato anche vetro Flint, che si ottiene aggiungendo alla
massa fusa monossido di piombo o tetrossido di piombo (minio) che aumentano
l’indice di rifrazione e che rende il cristallo più brillante del vetro.
Esiste anche il vetro
Pyrex, resistente al calore, con cui si producono stoviglie che possono essere
messe in forno o vetreria da laboratorio di chimica; per produrre questo tipo
di vetro si aggiunge del borace o dell’acido borico alla massa fusa del vetro.