Qualche giorno fa
stavo preparando un lavoretto utilizzando del lamellare di abete; ad un certo
punto ho messo a posto un utensile sulla mensola che c’è sopra il banco in cui
c’erano i pezzi in lavorazione e disgraziatamente mi è sfuggito di mano provocando
un’ammaccatura su una tavoletta già finita e pronta per la verniciatura.
Tanto per intenderci,
ingrandendo la foto e con la luce radente, il danno era questo:
Dopo la fisiologica
sequenza di parolacce e maledizioni rivolte contro me stesso per la mia
sbadataggine, ho dovuto affrontare il problema della risistemazione del pezzo
danneggiato.
Quando capitano
incidenti di questo tipo il sistema da usare è uno solo: acqua e calore; in
altre parole bisogna bagnare l’ammaccatura.
Poi la si ricopre con
uno straccino bagnato o un pezzetto di spugna come ho fatto io.
Nel frattempo ho
recuperato un vecchio ferro da stiro (preso a mia madre quando si convertì ai
ferri da stiro a vapore) e l’ho acceso; quando è arrivato ad una temperatura
abbastanza alta ho tolto la spugna ed ho notato che già il contatto con l’acqua
l’aveva fatto rigonfiare nella zona dove il legno era stato schiacciato, ma non
abbastanza.
A questo punto ho
appoggiato il ferro da stiro sul legno bagnato, soffermandomi per pochissimi
secondi, ma per certo numero di volte. Dopo diverse applicazioni il legno si
era rigonfiato a sufficienza per poter essere carteggiato per pareggiare la
superficie, ed ecco il risultato:
Mettendo la tavoletta
in posizione quasi verticale perché ricevesse la luce radente, che evidenzia
gli avvallamenti, si nota che il legno è tornato esattamente come prima.
A questo punto è
doveroso fare alcune considerazioni:
1) Io sono stato fortunato perché
l’ammaccatura è avvenuta su un legno leggero come l’abete, che quindi reagisce
velocemente gonfiandosi al contatto con l’acqua.
2) Se
l’incidente fosse avvenuto con un legno duro, sicuramente l’ammaccatura sarebbe
stata di dimensioni inferiori; in compenso il legno avrebbe assorbito l’acqua
più lentamente.
3)
Il
principio fondamentale che genera questo “miracolo” si basa sulla spinta
provocata dal vapore che si genera all’interno delle fibre del legno bagnato al
contatto col ferro da stiro caldo, rigonfiando le fibre schiacciate e
riportandole allo stato originale.
4) L’operazione è stata condotta su un
pezzo di legno grezzo; se l’incidente capita su un legno verniciato ci sono
delle condizioni diverse create dalla presenza della vernice che mal
sopporterebbe l’effetto del ferro da stiro. Si può bagnare la parte ammaccata (Attenzione:
stiamo parlando sempre di legno massello, quindi non facciamo
esperimenti sul truciolare impiallacciato che rappresenta il 90% dell’arredamento
in “legno”) nella speranza che l’acqua sollevi la superficie da sola; nella
migliore delle ipotesi rimarrà comunque la traccia dell’ammaccatura nella
vernice che resterà irrimediabilmente spaccata. E non vale neanche la pena di
ricarteggiare il pezzo, anche se l’ammaccatura fosse risalita, per poi
riverniciarlo in quanto si asporterebbe uno strato di legno che ha subito
l’effetto dei raggi ultravioletti che ha colpito anche le parti attorno a
quella danneggiata; il risultato sarebbe un pezzo di colore diverso.
Questo è stato un
esempio semplice; mi sono capitate occasioni in cui il legno era ammaccato in
maniera peggiore e quindi non è stato possibile risolvere il problema nel giro
di mezz’ora come è capitato questa volta; può succedere che le fasi di
bagnatura e successivo riscaldamento siano da ripetere più volte ed a distanza
di tempo.
Purtroppo non esistono
tempi e numero di bagnature che possono essere prese ad esempio per creare
delle tabelle che possano stabilire tempi e metodi d’intervento standardizzati;
una stessa tavola può reagire in maniera diversa in zone diverse, quindi
bisogna provare ed ogni volta è un’esperienza diversa.