Adesso vediamo come si prepara effettivamente un telo di impiallacciatura, di cui abbiamo parlato senza entrare nel dettaglio costruttivo. Partiamo dalla necessità ipotetica di dover preparare 4 sportelli per un armadio, in frassino, che hanno dimensione finita di 265x 58 cm. ciascuno, tutti uguali. E’ chiaro che, essendo sportelli, devono essere finiti bene su ambedue le facciate, in quanto sono entrambe a vista al momento dell'apertura; questo non succede per le fodere che, avendo un solo lato bello, devono essere rivestite in frassino soltanto nel lato a vista; sul retro dovremo applicare comunque un telo, per bilanciare le tensioni provocate dall’incollaggio, ma possiamo usare un tranciato di scarto (e quindi di basso costo), che viene abitualmente chiamato matta.
Ritornando ai nostri
sportelli, dobbiamo andare a procurarci il tranciato di frassino; non è detto
che i pacchi di tranciato si trovino già refilati,
cioè già passati sotto la taglierina, che ne ha rettificato i bordi, rendendolo
paralleli; molto spesso i pacchi sono il risultato della tranciatura del
tronco, di cui riportano i bordi più o meno ondulati. A questo punto dobbiamo
scegliere un pacco che ci permetta di fare il lavoro in 2 oppure 4 fogli; per
fare questo dobbiamo misurare il pacco nella parte alta, che è sicuramente la
più stretta, considerando la disponibilità di un altezza leggermente superiore
a quella che ci necessita.
Poiché i pannelli
grezzi da placcare vengono abitualmente considerati 2 cm. in più per ogni
dimensione, per cui saranno di 267x60 cm.(per essere poi squadrati a misura), e che i teli dovranno essere 2 cm.
in più per ogni dimensione del pannello grezzo, dobbiamo cercare un pacco che,
una volta refilato, ci permetta di ottenere 8 teli di 269x62. A questo punto, tra i vari pacchi, supponiamo di
scegliere un pacco che è alto 291 cm. ed è largo 17 cm. in alto e 21 cm. in
basso.
E’ chiaro che l’unica
possibilità che abbiamo e quella dei teli a 4 fogli e, poiché i fogli sono di
0,6 mm. di spessore, il pacco ne contiene 32; quindi 8 teli di 4 fogli ciascuno
sono proprio i 32 del pacco che abbiamo acquistato: non avremo praticamente
spreco o avanzi, ma non ci possiamo neanche permettere di sbagliarci perché non
c’è scorta. Il passo successivo è quello di controllare tutti i fogli, se non
l’abbiamo fatto prima dell’acquisto, per verificare che non ci siano difetti;
poi dobbiamo andare alla taglierina ed effettuare un primo taglio di
rifilatura, parallelo all’asse centrale del pacco, considerando di asportarne
circa un centimetro nella parte più stretta (quella larga 17 cm.).
A questo punto
facciamo il secondo taglio, parallelo al primo, ad una distanza di 15,5 cm.
(poiché 62:4=15,5); ora ci troviamo con un pacco di 32 fogli di frassino lunghi
291 cm. e larghi 15,5 cm. Dobbiamo ancora passarlo sotto la taglierina per
metterlo a misura in lunghezza, il pacco va intestato, cioè va asportato qualche centimetro da una delle due
teste, per avere un bordo netto e in squadro, poi si taglia alla lunghezza di
269 cm.; adesso il nostro pacco è pronto per preparare gli 8 teli.
Per unire i fogli una volta si usava una particolare
carta gommata, molto sottile, ma oggi si usa solo per aggiustare qualche unione
non perfetta, ottenuta con altri sistemi. Il sistema più usato è quello
della cucitrice, che è una macchina che tiene unito un foglio con quello
successivo, utilizzando un filo termofusibile, cioè che si scioglie col calore,
effettuando un percorso a zig-zag lungo tutta la lunghezza del foglio. Una
nuova tecnica di unione dei fogli è quella dell’incollaggio di testa (cioè
nello spessore di 0,6 mm.), che oltretutto viene effettuata su dei banchi
retroilluminati, per evidenziare eventuali difetti.
E’ ovvio che a questo
punto dobbiamo aver già deciso se vogliamo un telo con il tranciato a correre,
oppure aperto a libro; supponiamo di aver optato per la seconda soluzione, che
è quella più frequente. Pertanto, lavorando alla cucitrice, dobbiamo ricordarci
(prendendo i fogli dal pacco) di girare sottosopra il 2° e il 4° foglio del
telo; tutto questo per otto volte di seguito. Adesso dobbiamo placcare i teli
sul supporto che abbiamo deciso di usare per gli sportelli; si può scegliere
tra il truciolare (soluzione più economica), il multistrati, il listellare o un
tamburato (soluzione più costosa), vedremo in seguito che cosa sono.
Per placcare il
tranciato serve la pressa a caldo, che è una macchina che ha due piani
orizzontali riscaldati (ad acqua, a olio o a resistenze elettriche, che nel nostro
caso riscaldano i piani fino a 90-100°C ed anche oltre), di cui quello superiore è fisso e quello inferiore si
muove, sotto la spinta di alcuni pistoni idraulici, per comprimere qualunque
cosa, a facce parallele, venga messa fra di loro; nel nostro caso i pannelli
destinati a diventare sportelli di un armadio.
E’ ora di preparare la
colla; quella più usata per incollare l’impiallacciatura è quella a base di
urea e formaldeide, ad attivazione termica, cioè che indurisce per effetto del
calore: è una polvere biancastra, in cui tutti i componenti sono stati
accuratamente mescolati e che richiede solo l’aggiunta di un po’ d’acqua e di
un mescolatore meccanico, per avere un prodotto senza grumi fastidiosi.
Bisogna però precisare
due cose: la prima è che quando si incollano dei tranciati a poro molto
evidente, come il frassino, il rovere e tutta la sua famiglia, il castagno, il
frakè, il framirè o il wengè, esiste il problema della trasudazione della colla
all’esterno, che passa proprio attraverso i pori del legno; per cercare di
ovviare a questo inconveniente si usa aggiungere una sostanza eccipiente che,
addensando la colla ne limita molto la fuoriuscita. Quella che ho visto usare
più spesso è la farina di grano; il motivo per cui ci si preoccupa di contenere
al massimo la colla sotto il tranciato è che la colla che trasuda forma delle
macchioline bianche che permangono anche dopo la carteggiatura che precede la
verniciatura trasparente, rovinando il lavoro.
La seconda cosa che
bisogna sapere è che, visto che comunque la colla riesce parzialmente a uscire
all’esterno del legno, per risolvere il problema è meglio tingere la colla con
degli appositi coloranti, per fare sì che si confonda con la colorazione del
legno. Ovviamente nel caso del frassino non è necessario tingere la colla, data
la somiglianza dei due colori colla-legno, ma diventa fondamentale se lavoriamo
del wengè che, essendo scuro, richiede assolutamente che la colla venga
colorata.
Possiamo quindi
prepararci all’incollaggio: dal contenitore in cui abbiamo preparato la colla,
ne preleviamo un certo quantitativo da mettere nello spandicolla, che è un
attrezzo, dotato di un rullo di gomma zigrinata, studiato appositamente per
distribuire e stendere uniformemente la colla sui pannelli piani.
Prendiamo
quindi uno dei 4 pannelli che costituiranno l’anima dei nostri sportelli e lo
depositiamo sul banco di lavoro, a fianco della pressa ormai in temperatura;
distribuiamo la colla su una delle facce del pannello poi, facendoci aiutare da
un’altra persona, appoggiamo uno dei teli sul pannello appena spalmato, tenendo
le cuciture a contatto col pannello, quindi capovolgiamo il tutto, mettendo il
tranciato appena posizionato a contatto col banco, in modo che il pannello
mostri l’altra parte grezza.
A questo punto non ci
resta che spalmare la colla sulla seconda faccia ed appoggiarvi un altro telo,
facendo attenzione a mettere i teli girati con la fiamma nella stessa
direzione; poi, tenendo stretto tutto l’insieme, lo si appoggia sul piano
inferiore della pressa, che abbiamo appena aperta e diamo pressione ai pistoni
idraulici, che chiudono il nostro futuro sportello fra i due piani, con una
pressione rilevabile da una tabella fissata sulla macchina, che spiega quanta
pressione esercitare in funzione della superficie del pezzo pressato.
Visto l’esiguo
spessore del materiale da incollare (0,6 mm.), il tempo di permanenza sotto la
pressa calda è esiguo: dopo tre-quattro minuti si può estrarre il pannello con
la certezza che il tranciato di frassino è ben incollato. Bisogna però avere
l’accortezza di sfilare il pannello dalla pressa usando un paio di guanti,
visto che il pezzo è a 90-100°C; inoltre ci si deve preoccupare di sistemare il
pannello in verticale in una zona dove possa raffreddarsi con calma, ma
soprattutto in maniera che la perdita di calore e di umidità avvenga in maniera
uguale sulle due facce, altrimenti il pannello si incurva.