domenica 10 marzo 2013

IMPIALLACCIATURA O TRANCIATO (2° parte)



Adesso vediamo come si prepara effettivamente un telo di impiallacciatura, di cui abbiamo parlato senza entrare nel dettaglio costruttivo. Partiamo dalla necessità ipotetica di dover preparare 4 sportelli per un armadio, in frassino, che hanno dimensione finita di 265x 58 cm. ciascuno, tutti uguali. E’ chiaro che, essendo sportelli, devono essere finiti bene su ambedue le facciate, in quanto sono entrambe a vista al momento dell'apertura; questo non succede per le fodere che, avendo un solo lato bello, devono essere rivestite in frassino soltanto nel lato a vista; sul retro dovremo applicare comunque un telo, per bilanciare le tensioni provocate dall’incollaggio, ma possiamo usare un tranciato di scarto (e quindi di basso costo), che viene abitualmente chiamato  matta.
Ritornando ai nostri sportelli, dobbiamo andare a procurarci il tranciato di frassino; non è detto che i pacchi di tranciato si trovino già refilati, cioè già passati sotto la taglierina, che ne ha rettificato i bordi, rendendolo paralleli; molto spesso i pacchi sono il risultato della tranciatura del tronco, di cui riportano i bordi più o meno ondulati. A questo punto dobbiamo scegliere un pacco che ci permetta di fare il lavoro in 2 oppure 4 fogli; per fare questo dobbiamo misurare il pacco nella parte alta, che è sicuramente la più stretta, considerando la disponibilità di un altezza leggermente superiore a quella che ci necessita.
Poiché i pannelli grezzi da placcare vengono abitualmente considerati 2 cm. in più per ogni dimensione, per cui saranno di 267x60 cm.(per essere poi squadrati a misura), e che i teli dovranno essere 2 cm. in più per ogni dimensione del pannello grezzo, dobbiamo cercare un pacco che, una volta refilato, ci permetta di ottenere 8 teli di 269x62. A questo  punto, tra i vari pacchi, supponiamo di scegliere un pacco che è alto 291 cm. ed è largo 17 cm. in alto e 21 cm. in basso.
E’ chiaro che l’unica possibilità che abbiamo e quella dei teli a 4 fogli e, poiché i fogli sono di 0,6 mm. di spessore, il pacco ne contiene 32; quindi 8 teli di 4 fogli ciascuno sono proprio i 32 del pacco che abbiamo acquistato: non avremo praticamente spreco o avanzi, ma non ci possiamo neanche permettere di sbagliarci perché non c’è scorta. Il passo successivo è quello di controllare tutti i fogli, se non l’abbiamo fatto prima dell’acquisto, per verificare che non ci siano difetti; poi dobbiamo andare alla taglierina ed effettuare un primo taglio di rifilatura, parallelo all’asse centrale del pacco, considerando di asportarne circa un centimetro nella parte più stretta (quella larga 17 cm.).
A questo punto facciamo il secondo taglio, parallelo al primo, ad una distanza di 15,5 cm. (poiché 62:4=15,5); ora ci troviamo con un pacco di 32 fogli di frassino lunghi 291 cm. e larghi 15,5 cm. Dobbiamo ancora passarlo sotto la taglierina per metterlo a misura in lunghezza, il pacco va intestato, cioè va asportato qualche centimetro da una delle due teste, per avere un bordo netto e in squadro, poi si taglia alla lunghezza di 269 cm.; adesso il nostro pacco è pronto per preparare gli 8 teli.
Per unire i  fogli una volta si usava una particolare carta gommata, molto sottile, ma oggi si usa solo per aggiustare qualche unione non perfetta, ottenuta con altri sistemi. Il sistema più usato è quello della  cucitrice, che è una macchina che tiene unito un foglio con quello successivo, utilizzando un filo termofusibile, cioè che si scioglie col calore, effettuando un percorso a zig-zag lungo tutta la lunghezza del foglio. Una nuova tecnica di unione dei fogli è quella dell’incollaggio di testa (cioè nello spessore di 0,6 mm.), che oltretutto viene effettuata su dei banchi retroilluminati, per evidenziare eventuali difetti.
E’ ovvio che a questo punto dobbiamo aver già deciso se vogliamo un telo con il tranciato a correre, oppure aperto a libro; supponiamo di aver optato per la seconda soluzione, che è quella più frequente. Pertanto, lavorando alla cucitrice, dobbiamo ricordarci (prendendo i fogli dal pacco) di girare sottosopra il 2° e il 4° foglio del telo; tutto questo per otto volte di seguito. Adesso dobbiamo placcare i teli sul supporto che abbiamo deciso di usare per gli sportelli; si può scegliere tra il truciolare (soluzione più economica), il multistrati, il listellare o un tamburato (soluzione più costosa), vedremo in seguito che cosa sono.
Per placcare il tranciato serve la pressa a caldo, che è una macchina che ha due piani orizzontali riscaldati (ad acqua, a olio o a resistenze elettriche, che nel nostro caso riscaldano i piani fino a 90-100°C ed anche oltre), di cui quello superiore è fisso e quello inferiore si muove, sotto la spinta di alcuni pistoni idraulici, per comprimere qualunque cosa, a facce parallele, venga messa fra di loro; nel nostro caso i pannelli destinati a diventare sportelli di un armadio.
E’ ora di preparare la colla; quella più usata per incollare l’impiallacciatura è quella a base di urea e formaldeide, ad attivazione termica, cioè che indurisce per effetto del calore: è una polvere biancastra, in cui tutti i componenti sono stati accuratamente mescolati e che richiede solo l’aggiunta di un po’ d’acqua e di un mescolatore meccanico, per avere un prodotto senza grumi fastidiosi.
Bisogna però precisare due cose: la prima è che quando si incollano dei tranciati a poro molto evidente, come il frassino, il rovere e tutta la sua famiglia, il castagno, il frakè, il framirè o il wengè, esiste il problema della trasudazione della colla all’esterno, che passa proprio attraverso i pori del legno; per cercare di ovviare a questo inconveniente si usa aggiungere una sostanza eccipiente che, addensando la colla ne limita molto la fuoriuscita. Quella che ho visto usare più spesso è la farina di grano; il motivo per cui ci si preoccupa di contenere al massimo la colla sotto il tranciato è che la colla che trasuda forma delle macchioline bianche che permangono anche dopo la carteggiatura che precede la verniciatura trasparente, rovinando il lavoro.
La seconda cosa che bisogna sapere è che, visto che comunque la colla riesce parzialmente a uscire all’esterno del legno, per risolvere il problema è meglio tingere la colla con degli appositi coloranti, per fare sì che si confonda con la colorazione del legno. Ovviamente nel caso del frassino non è necessario tingere la colla, data la somiglianza dei due colori colla-legno, ma diventa fondamentale se lavoriamo del wengè che, essendo scuro, richiede assolutamente che la colla venga colorata.
Possiamo quindi prepararci all’incollaggio: dal contenitore in cui abbiamo preparato la colla, ne preleviamo un certo quantitativo da mettere nello  spandicolla, che è un attrezzo, dotato di un rullo di gomma zigrinata, studiato appositamente per distribuire e stendere uniformemente la colla sui pannelli piani.


Prendiamo quindi uno dei 4 pannelli che costituiranno l’anima dei nostri sportelli e lo depositiamo sul banco di lavoro, a fianco della pressa ormai in temperatura; distribuiamo la colla su una delle facce del pannello poi, facendoci aiutare da un’altra persona, appoggiamo uno dei teli sul pannello appena spalmato, tenendo le cuciture a contatto col pannello, quindi capovolgiamo il tutto, mettendo il tranciato appena posizionato a contatto col banco, in modo che il pannello mostri l’altra parte grezza.
A questo punto non ci resta che spalmare la colla sulla seconda faccia ed appoggiarvi un altro telo, facendo attenzione a mettere i teli girati con la fiamma nella stessa direzione; poi, tenendo stretto tutto l’insieme, lo si appoggia sul piano inferiore della pressa, che abbiamo appena aperta e diamo pressione ai pistoni idraulici, che chiudono il nostro futuro sportello fra i due piani, con una pressione rilevabile da una tabella fissata sulla macchina, che spiega quanta pressione esercitare in funzione della superficie del pezzo pressato.
Visto l’esiguo spessore del materiale da incollare (0,6 mm.), il tempo di permanenza sotto la pressa calda è esiguo: dopo tre-quattro minuti si può estrarre il pannello con la certezza che il tranciato di frassino è ben incollato. Bisogna però avere l’accortezza di sfilare il pannello dalla pressa usando un paio di guanti, visto che il pezzo è a 90-100°C; inoltre ci si deve preoccupare di sistemare il pannello in verticale in una zona dove possa raffreddarsi con calma, ma soprattutto in maniera che la perdita di calore e di umidità avvenga in maniera uguale sulle due facce, altrimenti il pannello si incurva.