I tronchi, oltre che essere usati per ottenere del tavolame, si
possono utilizzare anche per produrre dei sottili fogli di legno per rivestire
del legno più scadente nobilitandolo, cioè rendendolo più pregiato.
Questa operazione si ottiene usando i tranciati (così chiamati perché vengono ricavati
dai tronchi con una macchina che si chiama trancia), detti anche impiallacciature, che deriva da
“piallaccio “, termine usato per indicare i sottili sfogliati di legno che i
falegnami di un tempo ottenevano manualmente dai tronchi con delle seghe
sottilissime.
L’uso di questi sottili fogli di legno è nato per evitare di
continuare a consumare quantitativi enormi di legno massello (termine tecnico per definire il legno
massiccio) pregiato e quindi costoso, limitandosi invece a rivestire dei legni
più comuni e più economici, ottenendo però il medesimo aspetto finale.
Questo sistema ha permesso di salvaguardare le foreste, che
venivano depauperate degli alberi più pregiati (e allora non ci si poneva il
problema della sostenibilità!) e di lavorare con materiali che non richiedevano
tempi di stagionatura lunghissimi come il massello dei legni pregiati. Questi
disboscamenti dissennati ed in grande quantità, fatti per soddisfare le
esigenze della nobiltà e dei ricchi proprietari di allora, ha portato per
esempio alla completa eliminazione di tutti gli alberi di Mogano dell’isola di
Cuba, che era il più pregiato, ma che oggi nell’isola non si trova quasi più.
Naturalmente i precursori di questo sistema, si procuravano da
soli i piallacci, ricavandoli autonomamente, come illustrato precedentemente,
dai tronchi più pregiati (stiamo parlando di vicende del 1700); poi finalmente,
all’inizio del 1800 fu inventata la prima macchina tranciatrice per il legno,
che rappresentò un notevole passo avanti nella produzione delle
impiallacciature, soprattutto in termini di tempi di produzione e di costanza
di spessore dei fogli di legno che venivano ricavati.
Oggi disponiamo di macchinari per la tranciatura che ci permettono
di ottenere dei fogli di impiallacciatura di vari spessori: 0,5-0,6 mm. per il
placcaggio, cioè il rivestimento tramite incollaggio con pressa a caldo, dei
pannelli piani (di qualunque materiale legnoso); di 1 o 1,5 mm. che vengono destinati prevalentemente alla bordatura, cioè al rivestimento dei pannelli sui bordi, dopo averli
placcati; 2, 2,5 e 3 mm. che, oltre a bordare i pannelli con un materiale più ricco,
vengono usati per lastronare i manufatti, quando si vuole dare un
apporto di legno nobile più abbondante dello spessore del tranciato
tradizionale.
Per potere tranciare il tronco bisogna lasciarlo a bagno in acqua
bollente alcune ore, i legni teneri meno, i legni duri di più; questo
trattamento permette al legno di ammorbidirsi, diventando plastico, rendendolo
adatto ad essere tranciato. Se provassimo a tranciare un tronco, anche il più
tenero, senza questo trattamento preventivo, otterremmo solo una montagna di
schegge.
Ci sono diversi sistemi di tranciatura del legno, ma tutti hanno
una cosa in comune: il legno viene a contatto con una lama affilatissima, un po' più lunga del tronco, che ne asporta un foglio più o meno sottile, con un
effetto simile a quello di una pialla. Successivamente i fogli ottenuti vengono
sistemati, ordinatamente in sequenza, sugli essicatoi, che sono costituiti da
vari piani grigliati o a rete, per permettere una asciugatura da entrambi i
lati contemporaneamente, evitandone quindi la deformazione, a volte usando dei
tunnel di essicazione riscaldati, per accelerare l’operazione.
E’ molto importante che i fogli vengano mantenuti in sequenza,
perché il disegno della fiammatura cambia leggermente da ogni foglio a quello
successivo. Dopo l’essicazione vengono formati i vari pacchi con i fogli
ricomposti nel medesimo ordine in cui sono stati tranciati e anche i pacchi
vengono numerati in sequenza, per potere ricostituire il tronco una volta
finita la tranciatura, dando origine alla cosiddetta biglia, che costituisce una
partita di tranciati, tutti ottenuti da uno stesso tronco e quindi con le stesse
caratteristiche (è praticamente quello che si fa con le tavole ricomposte in
boules). Ora affrontiamo il perché i pacchi di tranciato devono essere
mantenuti in sequenza.
Questa è una necessità che deriva dal modo in cui viene usata
l’impiallacciatura per rivestire i vari pannelli: in primo luogo dobbiamo
decidere quanto materiale ci serve per placcare i vari pannelli che
costituiscono il lavoro che dobbiamo effettuare, tenendo conto della larghezza
dei pacchi di tranciato, della lunghezza e del numero di fogli da cui è
composto ogni pacco.
La consuetudine vuole che i pacchi di impiallacciatura sottile,
cioè 0,5-0,6 mm., siano costituiti da 32 fogli, mentre quelli più spessi sono
composti abitualmente da 16 fogli. Considerando un lavoro tradizionale, il
placcaggio viene effettuato con i fogli sottili, ma abbiamo due possibilità di
comporre i teli che verranno incollati sui
pannelli: la più usata è quella con i fogli aperti a libro, che significa
che i vari fogli vengono composti in maniera da averne uno collegato a quello
successivo, che sarà rovesciato da sotto in su, lungo l’asse longitudinale, in
modo da avere un disegno simmetrico.
Si consiglia sempre di comporre i teli con fogli in numero pari: 2
se sono sufficienti a coprire (con un paio di centimetri di abbondanza) i
pannelli che dobbiamo placcare, oppure 4 se i fogli non sono abbastanza larghi,
oppure 6, 8 eccetera se abbiamo da coprire superfici ampie. Non è conveniente
usare teli composti da 3 oppure 5 fogli, o comunque dispari, perché in genere
facciamo sempre delle composizioni di pannelli affiancati: un armadio, una
cucina, un mobile da soggiorno; accoppiare degli sportelli con i fogli in
numero dispari ci farebbe sicuramente risparmiare del tranciato, ma l’effetto
finale sarebbe decisamente scadente, perché ogni sportello ad un’estremità
avrebbe un foglio che non risulterebbe simmetrico con il primo dello sportello
seguente.
L’altro sistema di preparazione dei teli è quello con i fogli a correre, in cui non si segue
l’idea di creare dei disegni simmetrici con la venatura, ma si mettono tutti i
fogli affiancati a seguire, prendendoli dal pacco così come sono stati
impilati, senza capovolgerne nessuno. In questo caso formiamo dei disegni che
non sono legati ad un numero pari di fogli, perché accostando i vari pannelli
in fase di montaggio, ci troveremo sempre con lo stesso disegno, che passa da
un pannello a quello successivo, senza danneggiarne l’estetica.
Ci sarebbe un altro modo per preparare i teli di impiallacciatura
ed è quello che è comunemente noto come dogato;
in questo caso vengono accoppiate, in ordine sparso, delle strisce di tranciato di pochi centimetri di larghezza (chiamate rivette), senza
rispettare un ordine preciso ed un accoppiamento di colore e, quello che ne
risulta ha un effetto simile a quello del parquet, con l’unica differenza che
nel nostro caso le doghe sono a tutta lunghezza. (fine prima parte)