Oltre al tranciato
naturale che otteniamo dai tronchi, oggi possiamo disporre anche di tranciati
“tecnologici” che possono agevolmente sostituire quelli originali. Ci sono
diverse aziende che producono questo materiale, io ho usato diverse volte con
successo quello della ditta Alpi ( www.alpiwood.it ), di cui vi mostro alcune foto e vi
spiego come vengono “costruiti”.
Innanzitutto i
tranciati che vedete nel loro sito sono ottenuti utilizzando solo 3 tipi di
legno: pioppo, tiglio e ayous. Questi tronchi di legno tenero vengono
facilmente sfogliati e, in funzione del legno di cui devono prendere le
sembianze, tinti opportunamente con coloranti ecologici, con sfumature di
colore differenti per assomigliare al tranciato naturale il più possibile.
Una volta ottenuti i
vari fogli tinti, vengono dimensionati con la taglierina per avere tutti le
stesse misure in modo da comporre il blocco
che poi verrà incollato e pressato. Le dimensioni che assumeranno i
tranciati ottenuti da questi blocchi oscillano tra i 620 mm. e i 680 mm. in
larghezza, mentre in lunghezza si ottengono fogli di dimensioni che partono da
2000 mm. ed arrivano fino a 3150 mm., in funzione del tipo di legno usato.
Dai blocchi si possono
tranciare dei fogli in vari spessori che vanno da 0,5 mm. a 2,5 mm., ma oltre
ai fogli di impiallacciatura, la ditta può produrre anche dei pannelli di
spessori molto maggiori, tali da poter essere equiparati alle tavole del
legname ricavato dal taglio dei tronchi (io ho usato dei pannelli che erano di
12 mm.).
Ma come vengono
preparati questi tranciati? I procedimenti di produzione da cui ottenere i
fogli sono stati studiati a lungo e fondamentalmente l’aspetto definitivo del
tranciato precomposto deve ricalcare le caratteristiche di due tipologie
fondamentali: il tranciato radiale con
un aspetto della venatura rigata, e il tranciato
tangenziale che ha invece la venatura fiammata.
Per ottenere la prima
versione, le difficoltà sono poche in quanto i fogli vengono spalmati di colla
e sovrapposti in piano con un ordine ben preciso, in modo da distribuire le
varie tonalità di colore in maniera adeguata. Poi vengono pressati a caldo fino
ad ottenere l’indurimento della colla e la formazione del blocco; in seguito
questo viene tranciato in due modi: o in senso verticale, per ottenere
un’impiallacciatura a righe molto fini (il cosiddetto millerighe), oppure viene sezionato in diagonale con un angolo
maggiore o minore, in funzione di quanto si vuole larga la rigatura del
tranciato.
Invece per il foglio
con la venatura fiammata, che deve assomigliare ad una impiallacciatura
tranciata tangenzialmente, le cose sono un po’ più complicate; infatti al posto
dei piani orizzontali della pressa usata nel caso precedente, i fogli vengono
sistemati tra due piani che hanno delle gibbosità combacianti, che costringono
i fogli ad incollarsi fra di loro formando un blocco con delle ondulazioni interne, opportunamente
studiate, per poter essere tranciato successivamente dando origine a dei fogli
con la venatura fiammata.
Gli stessi fogli che
vengono venduti per sostituire l’impiallacciatura naturale, vengono utilizzati
per produrre dei fogli che hanno un supporto fenolico come i laminati plastici,
ma con il tranciato precomposto al posto della carta decorativa superficiale,
in modo da poterlo lavorare come un comune laminato che è molto più rigido del
tranciato semplice.
Esiste un certo
riserbo da parte dell’azienda a proposito dei vari procedimenti produttivi, per
cui non ho dati certi, ma mi sento di poter dire che i loro blocchi da
tranciare subiscano un bagno caldo di alcune ore prima della tranciatura, come
accade per i tronchi da trancia, in modo da renderlo plastico.
Altri dati numerici li
potete trovare nel sito che vi ho indicato; adesso spenderei due parole sul
tranciato precomposto in generale: l’idea di poter utilizzare un pacco di fogli
di tranciato già squadrato è estremamente vantaggioso sotto il profilo dello
spreco di materiale, cosa che invece con i pacchi di impiallacciature naturali (che
sono vendute quasi tutte non refilate) dobbiamo considerare con attenzione
prima di iniziare un lavoro.
Inoltre c’è un
notevole risparmio di tempo perché in genere il precomposto non ha bisogno di
essere giuntato, cosa che accade per il tranciato normale.
Un altro dato di
interesse è il prezzo, soprattutto per i legni più pregiati, dove la differenza
tra l’impiallacciatura naturale e quella precomposta è notevole.
Un’altra cosa utile è
che i legni utilizzati per la produzione del precomposto sono poco costosi, di
rapida crescita, provengono da colture che tengono conto della sostenibilità e
permettono di non abbattere alberi che stanno diventando sempre più rari, tanto
da stimolarne il contrabbando in certi casi.
La foto qui sopra
mostra un tranciato di Zebrano naturale a sinistra e un precomposto analogo
dell’Alpi a destra; come si vede non c’è differenza tra i due prodotti, se
consideriamo che la venatura non potrebbe essere identica neanche se avessi
fotografato due fogli di impiallacciatura naturale tratti dallo stesso albero,
ma appartenenti a due pacchi diversi.