Questa tipologia di
colle ha un uso più limitato delle precedenti; il nome ci dice che sono
collanti che fondono con il calore e vengono adoperate per la maggior parte dei
casi nelle bordatrici, che sono
quelle macchine che vengono utilizzate per applicare i bordi ai pannelli di
vario tipo che sono stati placcati con laminati, impiallacciature, metacrilati
oppure per coprire il listello perimetrale nei tamburati.
Una volta queste
macchine utilizzavano una colla in granuli che veniva fusa da una resistenza
elettrica, posta all’interno di una vaschetta metallica; da qui la colla ormai
liquida, ma viscosa, veniva convogliata su un rullo verticale contro cui veniva
premuto il pannello da bordare, facendolo avanzare per tutta la sua lunghezza.
Subito dopo il rullo,
usciva il bordo che veniva premuto contro lo spessore del pannello già
impregnato di colla; poiché il tempo aperto di queste colle è brevissimo (pochi
secondi) avveniva l’incollaggio con una velocità immediata.
Per lavorare
correttamente, i vari bordi in PVC o ABS o legno (sia come impiallacciatura da
1 mm. di spessore, sia come righette di pochi millimetri) devono essere più
alti dello spessore del pannello da bordare, per essere sicuri che la
bordatrice copra con un margine di un paio di millimetri per parte lo spessore
del pannello: per esempio un pannello placcato in laminato, con uno spessore
totale di 20 mm., viene abitualmente rivestito con un bordo di 24 mm..
Avanzando lungo la
macchina il pannello bordato viene rifinito da delle frese che tagliano il
bordo in testa e in coda, a filo con il pannello, e da altre due che asportano
i 2 mm. eccedenti sia sopra che sotto, in modo da portarlo a filo con lo
spessore del pannello stesso.
Queste macchine
vengono tuttora costruite, ma in questi ultimi anni è stato brevettato un
sistema di applicazione del bordo utilizzando un cilindro di colla
termofusibile al posto della vaschetta; questo nuovo sistema permette di
cambiare con estrema rapidità il colore della colla da usare, per meglio
accoppiarla al colore del bordo, in modo da permetterle di mimetizzarsi al
meglio.
Quindi anziché vuotare
la vaschetta della colla bianca, usata per bordare dei pannelli con un bordo
bianco, sostituendola con una colla marrone per poter bordare dei pannelli in
noce (operazione decisamente lunga e antipatica), oggi basta un gesto per
sfilare il cilindro di colla bianca, per sostituirlo con quella marrone,
ottenendo quindi un notevole risparmio di tempo.
Tutte le operazioni di
cui ho parlato fino ad ora si riferiscono a lavorazioni eseguite in
laboratorio, utilizzando delle macchine lunghe qualche metro; per chi volesse
eseguire delle operazioni di bordatura senza poter usufruire di tali macchine,
sono stati inventati i bordi precollati,
che sono bordi analoghi ai precedenti, ma sono già stati spalmati di colla
termofusibile, che ovviamente è asciutta a temperatura ambiente, ma che è
pronta a sciogliersi se sottoposta al calore provocato da un semplice ferro da
stiro, e veloce nel rapprendersi appena il contatto con il ferro da stiro viene
sospeso, realizzando quindi l’incollaggio del bordo.
Chiaramente tutte le
operazioni di rifinitura del pannello, in questo caso, devono essere effettuate
manualmente. Io ho parlato del ferro da stiro perché è stato il primo strumento
che si è usato per applicare i bordi precollati, ma oggi esistono degli
apparecchi portatili che lavorano molto meglio e più velocemente, utilizzando
un termosoffiatore per scaldare la colla, come questo:
Una particolarità di
queste colle termofusibili è che se ci sbagliamo ad applicarlo o se la
bordatrice è tarata male, per cui il lavoro non viene bene, si può sempre
intervenire con una fonte di calore per rammollire la colla al punto tale da
riuscire a staccare il bordo. Prima di incollarne uno nuovo bisogna però
togliere (finchè è morbida) la colla usata precedentemente e ripulire lo
spessore del pannello, in modo da non lasciare grumi di colla vecchia, che
danneggerebbero la nuova applicazione.
Cambiando settore, c’è
un altro caso in cui si usano le colle termofondenti ed è quello delle pistole
per candelette a caldo: questi strumenti sono costituiti da un’impugnatura
dotata di grilletto che fa avanzare una candeletta che si scioglie al contatto
di un ugello riscaldato da una resistenza. Questi utensili vengono usati spesso
durante le istallazioni degli stand fieristici, dove bisogna incollare i
materiali più disparati in tempi brevissimi e per durate relativamente brevi.
E’ tipico l’uso di
queste pistole quando si devono applicare in parete delle piastrelle che devono
fare da sfondo ad una cucina componibile: basta depositare quattro gocce di
colla negli angoli delle piastrelle e farle aderire alla parete, tenendole in
posizione per pochi secondi. In questo breve periodo la colla si rapprende
esercitando un forte potere collante, che non può sostituire le colle
specifiche per piastrelle ma, visto che non è richiesto un incollaggio
duraturo, il risultato è ottimo.
Tutte le colle
termofusibili di cui ho parlato sono a base di etilvinilacetato (EVA) e vengono
usate anche in vetreria, quando si deve inglobare, per esempio, una sottile
rete metallica fra due lastre di vetro, con scopi puramente decorativi.
Questo procedimento
non va confuso con quello di produzione di vetri di sicurezza stratificati,
dove i fogli di materiale adesivo sono di polivinilbutirrale (PVB), che ha
altre caratteristiche. (fine quarta parte)