Le colle
termoindurenti sono quelle che, come dice la parola stessa, polimerizzano per
effetto della temperatura; per l’incollaggio del legno vengono usati collanti
che sono il risultato di una combinazione della formaldeide con: l’urea, la
melammina, il fenolo e la resorcina. Questa combinazione dà origine a dei
prodotti che, dopo il riscaldamento, che ne determina l’indurimento, non sono
più solubili e rimangono stabili; nel caso delle ultime tre siamo addirittura
nella classe D 4 e vengono utilizzate per tutti quegli incollaggi che devono
essere utilizzati per produrre materiali (soprattutto compensati) destinati a
resistere alle intemperie, come per esempio tutti i multistrati di abete o pino
usati nel settore dell’imballaggio.
La colla
termoindurente di uso più frequente è quella a base di urea e formaldeide, che
è il tipico prodotto usato quando si pressa a caldo, sia quando si tratta di
placcare del tranciato su dei pannelli di truciolare o altro, sia per produrre
dei pannelli tamburati.
Questa colla si
presenta sotto forma di polvere bianco-giallastra e contiene anche il
catalizzatore; l’unica cosa che va aggiunta è l’acqua che va immessa subito per
il 50%, poi, usando un agitatore elettrico, si mescola fino ad ottenere una
pasta senza grumi; a questo punto viene addizionata la parte restante di acqua,
per raggiungere la giusta viscosità della colla.
Una volta raggiunta la
condizione ottimale per stendere la colla possiamo usare uno stendicolla (già
illustrato precedentemente), una pennellessa, una spatola dentata, se ci
troviamo in un ambiente artigianale, oppure delle macchine incollatrici, dotate
di rulli appositi, se ci troviamo in un azienda che lavora quotidianamente con
le presse, per produrre placcati di ogni genere.
La spalmatura si
effettua in maniera diversa in funzione dei prodotti che devono essere
incollati: se dobbiamo lavorare con dei compensati di pioppo, che è molto
poroso, dobbiamo utilizzare una miscela un po’ più fluida; se invece dobbiamo
incollare degli elementi in legno duro, che quindi ha difficoltà di
assorbimento, si consiglia di spalmare una miscela più densa sulle due facce da
accoppiare.
Un altro dato
importante è il trasudamento della colla; quando si devono placcare dei
tranciati come: rovere, castagno, frassino e similari. Poiché ci troviamo in
presenza di essenze che hanno un poro molto vistoso, che facilita il
trasudamento della colla all’esterno, ci dobbiamo preoccupare di minimizzare
questo fenomeno, in quanto la colla che esce attraverso i pori viene evidenziata
al momento della verniciatura, mettendo in mostra un diverso colore rispetto al
legno.
Per limitare questo
inconveniente ci sono generalmente due soluzioni: una è quella di aggiungere
della colla vinilica densa all’impasto urea – formaldeide; l’altro è quello di
aggiungere degli eccipienti che addensano la colla, i prodotti usati più spesso
sono le farine di cereali. Nell’azienda dove lavoravo io si utilizzava la
farina di grano duro, che si comportava decorosamente; purtroppo però non si
riesce a creare una barriera invalicabile, quindi bisognava mettere in conto
qualche fuoriuscita di colla dai pori. Se dovevamo placcare del frassino il
problema non si poneva, data la somiglianza del colore del legno con quello
della colla.
Diverso è il caso
invece di utilizzo di tranciati scuri come il Wengè, che presenta anche lui il
poro sensibilmente aperto e quindi propenso a far trafilare la colla
all’esterno. In questo caso bisogna risolvere il problema tingendo la colla con
gli ossidi, che sono polveri
coloranti, oppure con coloranti universali liquidi; in ogni caso questi
prodotti vanno aggiunti alla colla già preparata in quantità sufficienti da
tingere la colla in modo da farla assomigliare al legno da incollare, per
quanto è possibile.
In questo modo, anche
in caso di trasudamento della colla, siamo sufficientemente cautelati per la
successiva verniciatura, che non evidenzierà differenze sensibili di colore.
Parlando di
formaldeide viene spontaneo dare un’occhiata alla normativa vigente, che
prevede che i pannelli che contengono le colle a base di formaldeide devono
ottemperare la direttiva che prevede il rispetto della classificazione E 1,
secondo la quale le emissioni di formaldeide (che è un gas: HCHO) non devono
superare 0,1 parte per milione di molecole di aria, in ambianti domestici.
Questo praticamente
corrisponde a 0,124 mg/mc.; dobbiamo però fare anche un’altra considerazione: questi
valori si ritrovano generalmente nei pannelli grezzi, ma se noi placchiamo un
pannello di truciolare con due fogli di laminato e rivestiamo i bordi con i
soliti materiali usati per i bordi, noi creiamo una barriera alle esalazioni di
formaldeide che quindi rimane bloccata all’interno.
Un criterio simile lo
ritroviamo per i pannelli di MDF laccati o di altri pannelli impiallacciati e
poi trattati con vernici trasparenti; in questi casi la laccatura o la
verniciatura rivestono i pannelli sottostanti in maniera completa. C’è però una
differenza: in questo caso non abbiamo un isolamento completo del pannello
interno, perché la vernice è strutturata in modo da mantenere una microporosità
che permette la trasmissione (molto debole) di umidità e gas, quindi anche di
formaldeide, anche se in quantità infinitesimali.
Per gli amanti della
colla vinilica per il placcaggio dell’impiallacciatura (senza emissione di
formaldeide) ecco il prodotto giusto:
(fine terza parte)