La pressa è
una macchina che generalmente ha due piani paralleli, di cui quello inferiore
mobile, spinto da alcuni pistoni oleodinamici; le uniche eccezioni sono le
presse multivano che vengono utilizzate da chi produce pannelli di truciolare,
MDF, laminati, compensati eccetera che, per motivi pratici, eseguono una
pressata cumulativa, risparmiando tempo.
Le presse
che si usano in falegnameria hanno i piani in alluminio, perché trasmette bene
il calore; queste macchine infatti lavorano generalmente a caldo, visto che
esistono sul mercato delle colle termoindurenti che, sfruttando il calore,
polimerizzano in pochi minuti.
La
temperatura che si utilizza normalmente oscilla tra gli 80 e i 110°C; più è
alta la temperatura e meno i pezzi devono rimanere a contatto con i piani della
pressa. In genere i tempi di pressatura, se consideriamo una temperatura di
lavoro a 100°C, vengono calcolati considerando 1 minuto, più un minuto per ogni
millimetro di spessore del materiale da placcare.
Per esempio
se dobbiamo incollare un pannello tamburato, che ha all’esterno due fogli di
MDF da 4 mm., si considera 1+4 = 5 minuti di permanenza del pannello nella
pressa, usando la tradizionale colla a base di urea e formaldeide.
Esistono
comunque anche delle colle viniliche particolari per incollaggi a caldo, ma si
opera con temperature più basse, attorno ai 60 – 70°C.
Per ottenere
il riscaldamento dei piani ci sono vari sistemi: ad acqua, ad olio, con
resistenze elettriche o con sistemi che sfruttano l’induzione magnetica ad alta
frequenza. Nei primi due casi ci sono delle serpentine in rame, in cui scorrono
i fluidi, annegate nei piani e collegate tra loro con tubi di materiale
plastico resistente alle alte temperature.
I sistemi di
riscaldamento più frequenti sono due: quello che sfrutta uno scambiatore di
calore collegato ad una caldaia (in un locale separato) in cui vengono bruciati
gli scarti di lavorazione dell’azienda e, nel secondo caso, si usano delle
resistenze elettriche immerse in una vasca di raccolta, prima della pompa che
fa circolare il liquido nelle serpentine. Negli altri casi si utilizzano
impianti elettrici o elettromagnetici ad alta frequenza per produrre il calore
necessario.
Non sempre
si usa il calore quando si pressa, perché il riscaldamento crea degli squilibri
di umidità nel legno sottoposto al trattamento, ed abbiamo visto che le
variazioni di umidità del legno portano a dei movimenti delle fibre, i quali
innescano delle tensioni che possono deformare i pannelli. Va ricordato infatti
che un pannello placcato con del tranciato (necessariamente sulle due facce,
per evitare differenze di tensione) o un tamburato, che viene tolto dalla
pressa dopo un incollaggio a caldo, deve essere tenuto in verticale, durante il
raffreddamento, con le due facce esposte all’aria in maniera identica; in caso
contrario, la diversa evaporazione dell’acqua contenuta nella colla usata per
l’incollaggio, innescherà sicuramente dei ritiri diversi sui due lati, tali da
incurvare il pannello.
Se dobbiamo,
per esempio, incollare un tamburato con dei profili esterni in legno, senza
fori di sfiato (indispensabili nelle pressate a caldo, per far uscire il vapore
che si crea all’interno), perché tutti i bordi sono a vista, allora dobbiamo
usare la pressa senza attivare il riscaldamento ed usare della colla vinilica
rapida, per garantire un tempo di pressatura abbastanza breve.
Oltre alle
presse con i piani pari, ne esistono di quelle che possono placcare degli
elementi curvi e si chiamano presse a
tappeto o a membrana. Esse
sfruttano l’elasticità di un foglio di caucciù, che ha la possibilità di
estendersi 7 volte la dimensione originale, e funzionano per depressione.
Il piano
inferiore è microforato o microcanalizzato e, dopo aver posizionato l’oggetto
da comprimere, lo si copre con un telaio che porta il telo di caucciù; a questo
punto si mette in funzione l’impianto di depressione che fa il vuoto,
costringendo il foglio elastico ad avvolgersi attorno a tutto quello che trova
sul piano sottostante.
Poiché
questo avviene con una forza notevole, otteniamo lo stesso effetto di una
pressa, che quindi fa aderire, per esempio, un’impiallacciatura al pannello
sagomato, oppure si possono produrre elementi curvi costituiti da vari fogli
sottili di compensato o MDF, ottenendo così un multistrati curvo.
Per
quest’ultima operazione è necessario utilizzare una sagoma in legno su cui si
appoggiano i vari fogli, già cosparsi di colla, poi si procede come al solito;
in molti casi si interviene anche col calore per velocizzare l’incollaggio.
Quando la colla è polimerizzata, che dipende da diversi fattori, si apre la
pressa alzando il telo e si toglie il multistrati sagomato; la sagoma è pronta
per un altro incollaggio.