Questa
macchina è decisamente più recente ed è nata assieme ai mobili componibili
negli anni ’60, quando si cominciavano a produrre i mobili che nascevano per
essere trasportati e consegnati smontati, in modo da occupare uno spazio
minimo, per effettuare poi l’assemblaggio sul posto, con la ferramenta
specifica.
Nasceva
quindi un mobile completamente diverso da quelli precedenti (che venivano
consegnati a blocchi che erano poi fissati assieme per completare la
composizione) e si poteva progettare un “sistema di arredamento” costituito da
fianchi, ripiani e sportelli che venivano portati a casa del cliente
impacchettati, e poi sballati sul luogo del montaggio.
Per produrre
questo nuovo tipo di mobile occorreva però una serie di macchine con
caratteristiche innovative per quel periodo, ed una di queste fu proprio la
foratrice; questa permetteva di forare le varie parti in modo impeccabile, con
fori perfettamente contrapposti, dove venivano inserite le spine o gli elementi
di giunzione tra fianchi e piani, per effettuare un montaggio con la certezza
di avere i vari pezzi allineati frontalmente e orizzontalmente.
Inoltre
erano disponibili sui fianchi delle serie di fori, per dare la possibilità di
posizionare i ripiani, decidendolo direttamente sul posto all’atto del
montaggio, con l’opportunità di poterli spostare successivamente, modificando
semplicemente l’inserimento dei reggipiani.
Era nata una
nuova tipologia di mobili: il mobile
componibile industriale che poteva essere costruito in Piemonte e spedito
in Sicilia, riempiendo un autocarro con un numero di elementi mai ritenuto
possibile fino ad allora, riducendo quindi i costi di trasporti per unità.
Tornando
alla foratrice, vediamo dal filmato che possiede tanti mandrini, distanziati
tra loro di 32 mm. (retaggio delle impostazioni americane), che possono portare
punte di vario diametro e forma, ma tutte con lo stesso tipo di attacco perché
i mandrini non sono registrabili come quelli dei trapani, ma hanno un foro di
attacco fisso.
Le punte,
nella parte posteriore, sono spianate lateralmente per poter essere bloccate da
due grani, inseriti in ogni mandrino; poiché questi mandrini sono comandati da
una serie di ingranaggi in cascata (che quindi ingranano uno sull’altro),
ruotano alternativamente in senso destrorso, che è quello standard di tutte le
punte da trapano, e sinistrorso.
Di
conseguenza per questa macchina furono inventate le punte con rotazione (e
conseguentemente con elica) sinistrorsa; per distinguerle da quelle normali, fu
deciso di verniciarle di colore arancione. Inoltre, visto che il materiale di
supporto dei vari componenti era spesso il truciolare, a sua volta rivestito
frequentemente di laminato, fu necessario dotare queste punte di due placchette
al Widia ciascuna, per poterle utilizzare anche con questi materiali,
garantendo un lungo periodo di lavoro prima della successiva affilatura.
Per i fori
ciechi la punta possiede due rasanti al Widia all’esterno, per poter fare un
taglio perfetto del foro, quindi avere dei bordi senza scheggiature, mentre al
centro hanno una puntina che serve da centratore per la foratura, quindi come
garanzia di penetrazione rettilinea; quella per i fori passanti ha la punta a
forma di lancia, per non sbrecciare all’uscita del pannello.
La foratrice
è dotata di un piano di dimensioni contenute, ma sul quale i pezzi lunghi si
possono far scorrere, per lavorarli in tutta la loro lunghezza. La foratura può
avvenire in corrispondenza della facciata del pannello ed in questo caso il
blocco dei mandrini si mette in posizione verticale, oppure in corrispondenza
dello spessore ed in questo caso il blocco si sposta in modo da presentare le
punte in orizzontale.
Tra le due
posizioni limite esistono delle posizioni intermedie per casi particolari, in
cui può capitare di dover lavorare. Queste macchine vengono ancora prodotte per
tutti i laboratori di falegnameria che non vogliono, o non possono, investire
nell’acquisto di un centro di lavoro CNC, che oggi ha decisamente sorpassato la
foratrice, sia per precisione che per velocità, ma certamente con costi che non
tutti possono permettersi.
Inoltre non
dobbiamo dimenticare che queste sono attrezzature che richiedono l’utilizzo del
computer per un uso completo delle funzionalità della macchina, e non tutti i
laboratori sono in grado di gestire macchine computerizzate, mentre una onesta
foratrice non comporta difficoltà di utilizzazione.