giovedì 9 gennaio 2014

LA FORATRICE




Questa macchina è decisamente più recente ed è nata assieme ai mobili componibili negli anni ’60, quando si cominciavano a produrre i mobili che nascevano per essere trasportati e consegnati smontati, in modo da occupare uno spazio minimo, per effettuare poi l’assemblaggio sul posto, con la ferramenta specifica.
Nasceva quindi un mobile completamente diverso da quelli precedenti (che venivano consegnati a blocchi che erano poi fissati assieme per completare la composizione) e si poteva progettare un “sistema di arredamento” costituito da fianchi, ripiani e sportelli che venivano portati a casa del cliente impacchettati, e poi sballati sul luogo del montaggio.
Per produrre questo nuovo tipo di mobile occorreva però una serie di macchine con caratteristiche innovative per quel periodo, ed una di queste fu proprio la foratrice; questa permetteva di forare le varie parti in modo impeccabile, con fori perfettamente contrapposti, dove venivano inserite le spine o gli elementi di giunzione tra fianchi e piani, per effettuare un montaggio con la certezza di avere i vari pezzi allineati frontalmente e orizzontalmente.
Inoltre erano disponibili sui fianchi delle serie di fori, per dare la possibilità di posizionare i ripiani, decidendolo direttamente sul posto all’atto del montaggio, con l’opportunità di poterli spostare successivamente, modificando semplicemente l’inserimento dei reggipiani.
Era nata una nuova tipologia di mobili: il mobile componibile industriale che poteva essere costruito in Piemonte e spedito in Sicilia, riempiendo un autocarro con un numero di elementi mai ritenuto possibile fino ad allora, riducendo quindi i costi di trasporti per unità.
Tornando alla foratrice, vediamo dal filmato che possiede tanti mandrini, distanziati tra loro di 32 mm. (retaggio delle impostazioni americane), che possono portare punte di vario diametro e forma, ma tutte con lo stesso tipo di attacco perché i mandrini non sono registrabili come quelli dei trapani, ma hanno un foro di attacco fisso. 



Le punte, nella parte posteriore, sono spianate lateralmente per poter essere bloccate da due grani, inseriti in ogni mandrino; poiché questi mandrini sono comandati da una serie di ingranaggi in cascata (che quindi ingranano uno sull’altro), ruotano alternativamente in senso destrorso, che è quello standard di tutte le punte da trapano, e sinistrorso.
Di conseguenza per questa macchina furono inventate le punte con rotazione (e conseguentemente con elica) sinistrorsa; per distinguerle da quelle normali, fu deciso di verniciarle di colore arancione. Inoltre, visto che il materiale di supporto dei vari componenti era spesso il truciolare, a sua volta rivestito frequentemente di laminato, fu necessario dotare queste punte di due placchette al Widia ciascuna, per poterle utilizzare anche con questi materiali, garantendo un lungo periodo di lavoro prima della successiva affilatura. 


Per i fori ciechi la punta possiede due rasanti al Widia all’esterno, per poter fare un taglio perfetto del foro, quindi avere dei bordi senza scheggiature, mentre al centro hanno una puntina che serve da centratore per la foratura, quindi come garanzia di penetrazione rettilinea; quella per i fori passanti ha la punta a forma di lancia, per non sbrecciare all’uscita del pannello. 


La foratrice è dotata di un piano di dimensioni contenute, ma sul quale i pezzi lunghi si possono far scorrere, per lavorarli in tutta la loro lunghezza. La foratura può avvenire in corrispondenza della facciata del pannello ed in questo caso il blocco dei mandrini si mette in posizione verticale, oppure in corrispondenza dello spessore ed in questo caso il blocco si sposta in modo da presentare le punte in orizzontale.
Tra le due posizioni limite esistono delle posizioni intermedie per casi particolari, in cui può capitare di dover lavorare. Queste macchine vengono ancora prodotte per tutti i laboratori di falegnameria che non vogliono, o non possono, investire nell’acquisto di un centro di lavoro CNC, che oggi ha decisamente sorpassato la foratrice, sia per precisione che per velocità, ma certamente con costi che non tutti possono permettersi.
Inoltre non dobbiamo dimenticare che queste sono attrezzature che richiedono l’utilizzo del computer per un uso completo delle funzionalità della macchina, e non tutti i laboratori sono in grado di gestire macchine computerizzate, mentre una onesta foratrice non comporta difficoltà di utilizzazione.