Inizialmente per
rifilare i fogli di tranciato si usava una riga di legno ed un coltello molto
affilato per i tagli longitudinali, mentre per i tagli trasversali (cioè
perpendicolari alla venatura) veniva usato un particolare coltello con la lama
leggermente dentellata.
Questi sistemi sono talvolta usati anche oggi da chi non dispone di una taglierina; poi, alla fine degli anni ’20, sono nate le taglierine meccaniche che hanno semplificato notevolmente il lavoro e lo hanno reso molto più veloce e preciso.
Questi sistemi sono talvolta usati anche oggi da chi non dispone di una taglierina; poi, alla fine degli anni ’20, sono nate le taglierine meccaniche che hanno semplificato notevolmente il lavoro e lo hanno reso molto più veloce e preciso.
Queste macchine sono
costituite da un piano, su cui si appoggia il pacco da rifilare; una linea
luminosa, proiettata dall’alto, mostra dove colpisce la lama. Una volta scelta
la posizione migliore, si premono i due pulsanti (sono due per tenere impegnate
entrambe le mani in modo da evitare incidenti), che fanno scendere il pressore,
lungo come tutta la macchina, per evitare che il pacco si muova durante il
taglio, poi successivamente scende la lama con un movimento diagonale, che
provvede a rifilare con precisione il tranciato sul primo lato.
Poi si gira il pacco e si inserisce all’interno della macchina, dove ci sono delle aste di battuta che si muovono (oggi elettricamente, ma una volta manualmente) avanti o indietro, in funzione della larghezza che deve assumere il pacco.
Una volta che il
display segnala il raggiungimento della posizione voluta, il pacco girato lo si
fa appoggiare con il lato appena rifilato contro le aste di battuta,
assicurandosi che i fogli nel frattempo non si siano spostati; poi si agisce
nuovamente sui due pulsanti che fanno scendere il pressore e successivamente la
lama.
A questo punto abbiamo
ottenuto un pacco rifilato perfettamente con due lati paralleli, alla distanza
voluta; non resta altro da fare che intestarlo,
ruotandolo in piano di 90° ed infilando un’estremità del pacco sotto la lama,
per fare il primo taglio perpendicolare ai bordi lungo vena, poi si gira il
pacco di 180° e si taglia l’altra estremità alla distanza richiesta.
Una volta rifilato il
pacco bisogna giuntarlo longitudinalmente per attaccare ogni foglio al
seguente, in modo da formare un telo unico, per potere successivamente
procedere al placcaggio sul pannello.
Il primo sistema per
giuntare i fogli era costituito da rotoli di carta gommata (bianca o nocciola,
in funzione del colore del legno da collegare), che poteva anche essere
traforata; queste strisce potevano essere applicate sia sul lato da incollare
(rimanendo quindi nascoste dopo il placcaggio), sia sul lato esterno e quindi
da asportare successivamente con la carteggiatura finale
In seguito nacque la giuntatrice a filo termofusibile, che trattiene i fogli eseguendo uno zig zag; questa cucitura va applicata solo sul lato che viene incollato, poichè a contatto dei piani caldi della pressa si scioglie, mentre la colla indurisce.
Per migliorare ancora, sono state inventate altre macchine che giuntano il tranciato in testa, cioè nello spessore di 0,6 mm., ed eventualmente rinforzati da un sottile strato di tessuto non tessuto, per rendere l’impiallacciatura più resistente, evitando quindi le screpolature che inevitabilmente si creano movimentando il tranciato, finchè non lo si è placcato su un qualunque supporto rigido.