La bordatrice è
un’altra macchina di seconda generazione, nata assieme alla foratrice negli
anni ’60, e programmata per applicare i bordi ai pannelli che venivano
preparati per diventare degli elementi di arredamento. I bordi che si usano
sono di diverse dimensioni e diversi materiali; le altezze sono in funzione
dello spessore dei pannelli da bordare e, per una buona esecuzione, bisogna
tenere presente che deve esserci una certa eccedenza, generalmente 3 o 4 mm.,
del bordo rispetto al pannello su cui viene applicato.
Questo significa che
se dobbiamo bordare un pannello di 20 mm. di spessore, dovremo scegliere un
bordo alto 24 mm., che andrà applicato centrato, lasciando quindi una sporgenza
di 2 mm. sopra e sotto.
Dopo questa prima
applicazione, il pannello bordato viene intestato,
cioè la macchina provvede a fresare l’eccedenza del bordo all’inizio e,
subito dopo, pareggerà l’eccedenza di 2 mm. lasciata sopra e sotto; alla fine
verrà privato della parte posteriore eccedente, sempre tramite fresatura.
I bordi possono essere
di diversi materiali: quelli più usati sono in PVC o ABS o in un laminato
ultrasottile, se si devono bordare pannelli in laminato, e lo spessore varia da
0,4 a 3 mm.; nel caso invece che si debbano bordare dei pannelli in nobilitato,
a quelli precedenti vanno aggiunti quelli in carta impregnata di resina melamminica,
che sono più economici e più sottili (0,4 mm.).
Questi bordi vengono
abitualmente venduti in bobine di 100 o 200 metri di sviluppo e sono preparati
con un primer dal lato
dell’incollaggio, per facilitare l’adesione del collante al bordo; esistono
però anche delle confezioni di bordo già dotato della colla termofusibile, che
richiedono una macchina un po’ diversa per l’applicazione, oppure l’uso manuale
di un ferro da stiro o di uno strumento particolare, nato per questo scopo, che
usa un termosoffiatore (cioè un phon ad alta temperatura).
Per quanto riguarda i
pannelli rivestiti in legno, la bordatura si effettua con lo stesso principio
usando delle bobine ricavate da fogli di impiallacciatura da 1 mm. di spessore
o da fogli di tranciato precomposto, tagliati a strisce che vengono giuntate in
sequenza in maniera quasi invisibile col sistema finger joint.
Esistono però dei casi
in cui non si trova il bordo adatto per i pannelli che sono stati placcati con
un laminato particolare, per il quale nessuna azienda si è preoccupata di
mettere in produzione una serie di bordi; in queste condizioni la soluzione è
tagliare delle strisce di larghezza adeguata allo spessore del pannello,
ricavandole da un foglio dello stesso laminato (generalmente lungo 305 cm.) e
mettendo nella bordatrice un pacco di queste strisce, che verranno utilizzate separatamente,
con un notevole scarto rispetto ai bordi in bobina.
Un altro inconveniente
del bordo in laminato è la riga scura che rimane sullo spigolo dove il bordo
incontra la facciata del pannello; questa riga è dovuta allo spessore di circa
1 mm. del supporto fenolico, che viene rivestito superficialmente dalla carta
decorativa, che determina l’estetica del laminato. Essendo questa riga quasi
nera, si nota molto quando si bordano dei pannelli di laminato chiaro.
Un sistema analogo di
preparazione dei bordi lo si può avere anche quando si vogliono bordare dei
pannelli rivestiti in legno, ma di cui non si trovano i bordi in bobina; oppure
si preferisce bordare con uno spessore maggiore (2 o 3 mm.) per poter
arrotondare con abbondanza gli spigoli tra bordo e facciata.
Questa volta bisognerà
ricavare le strisce per fare i bordi da alcuni fogli di impiallacciatura dello
stesso legno, ma di forte spessore, con conseguente spreco di materiale anche
in questo caso.
Ci sono poi dei casi
in cui si vuole un arricchimento maggiore nel bordo, decidendo di applicare
delle righette di 5 o 6 mm.; in questo caso le righette devono essere ricavate
dalle tavole del legno utilizzato e piallate fino a portarle alle dimensioni
prescelte, poi si procede come per i bordi in laminato o in legno ottenuti da
tranciato.
Tutto questo va
benissimo finchè dobbiamo bordare dei pezzi rettilinei, ma nel momento in cui
ci troviamo a lavorare un pezzo curvo, le cose cambiano ed abbiamo tre
possibilità: o bordiamo a mano utilizzando del mastice a contatto, oppure il
ferro da stiro o il termosoffiatore se disponiamo di un bordo precollato,
altrimenti con le bobine normali esistono dei gruppi elettromeccanici portatili
da usare tenendo fermo il pezzo da bordare e girandogli attorno con la bordatrice
manuale, come si vede in questo filmato:
Nella maggior parte
dei casi la colla usata per le bordatrici è una termofondente di tipo EVA
(etilvinilacetato) in granuli che può essere trasparente, bianca o nocciola,
per potersi adattare meglio al materiale da bordare.
In alternativa ai
granuli, alcuni anni fa è stata inventata una bordatrice che utilizza della
colla in stick cilindrici, sempre termofusibile, che hanno il vantaggio di
poter essere sostituiti in un attimo, quando si cambia il colore del materiale
da bordare; questo non si può fare altrettanto facilmente con le bordatrici che
hanno la vaschetta laterale, che contiene una resistenza per fondere la colla,
in cui vanno versati i granuli del colore scelto.
Se si deve cambiare il
tipo di colore, è necessario svuotare completamente la vaschetta della colla
usata precedentemente, lasciando accesa la resistenza per poterla mantenere
fluida durante l’operazione, e sostituirla con i granuli del nuovo colore; operazione
decisamente lunga e disagevole.