giovedì 24 aprile 2014

LE COMBINATE




A conclusione della descrizione delle varie macchine per la lavorazione del legno, bisogna spendere due parole anche per quelle macchine che sono state progettate soprattutto per gli appassionati della falegnameria o per i falegnami alle prime armi: sono le combinate.
Queste macchine sono nate prima dell’ultima guerra ed hanno cominciato a costruirle assemblando varie unità lavorative in un unico corpo, prima a 2 o 3 lavorazioni, poi nel dopoguerra sono arrivate quelle  a 5 ed infine a 6 o a 7 funzioni.
Inizialmente gli accorpamenti potevano essere di vario tipo, poi sono state suddivise in due categorie principali denominate TSI (Toupie, Sega ed Incisore) e FSC (pialla a Filo, a Spessore e Cavatrice); poi si è giunti all’assemblaggio delle 5 funzioni principali: pialla a filo, a spessore, sega circolare, toupie e cavatrice, che hanno dato origine alla combinata più diffusa: quella a 5 lavorazioni.
In seguito si sono aggiunte delle lavorazioni secondarie come l’affilatura dei coltelli della pialla (sesta lavorazione) e la squadratura o la tenonatura sull’albero della toupie (settima lavorazione).
Con questa attrezzatura si riesce ad ottenere la funzionalità di un piccolo laboratorio di falegnameria, dove tutte le macchine sono condensate in una soltanto, con notevoli guadagni in termini di spazio e di costo.
Esistono varie aziende che costruiscono le combinate e possono essere più o meno costose in funzione della qualità, della dimensione, della sofisticazione costruttiva e degli accessori.
Il grande vantaggio della combinata è che le varie funzioni possono apparire e  scomparire in un attimo, per esempio l’albero della toupie si abbassa fino a scomparire sotto il piano, ed il foro destinato alla fresa viene chiuso con un coperchio apposito, per poter usare il piano come zona destinata alla sega circolare.
In maniera analoga si può trasformare la pialla a filo in una pialla a spessore, semplicemente sollevando i piani dove si è effettuata la piallatura a filo.
La cavatrice, il cui mandrino è collegato all’albero della pialla, è una strumentazione asportabile, se si vuole guadagnare spazio a fianco della pialla. 




Un altro vantaggio delle combinate è che possono essere dotate di due ruote da un lato e di un timone con ruote (asportabile) dall’altro, in modo da poterle spostare dove si vuole, in funzione delle necessità di spazio per le varie lavorazioni.

Per un buon uso delle apparecchiature, bisogna provvedere all’aspirazione dei trucioli e della segatura prodotti dalle varie operazioni, cosa che generalmente viene effettuata con sistemi di aspirazione carrellati. 








domenica 13 aprile 2014

I CENTRI DI LAVORO COMPUTERIZZATI



Questi macchinari vengono comunemente chiamati CNC che significa: Computer Numerical Control cioè a Controllo Numerico Computerizzato; sono macchine piuttosto complesse e di estrema precisione, che sono state progettate e realizzate alla fine del secolo scorso.
Non sono riuscito ad imparare quando sono nate le prime (probabilmente negli U.S.A.), ma qui in Italia la Biesse di Pesaro mi ha passato alcuni dati riguardanti la loro azienda.
Loro hanno costruito la prima macchina a 3 assi, cioè che opera nelle dimensioni X e Y del piano e Z per la profondità, nel 1982. 


Con queste macchine si possono fare dei fori in orizzontale e in verticale nelle più svariate posizioni con precisione micrometrica e perfettamente ripetibili quante volte si vuole. Ovviamente sono impianti destinati prevalentemente alle industrie che devono produrre il medesimo pezzo in moltissime copie per cui, una volta studiato il programma da far eseguire, basta sostituire i pezzi sul piano di lavoro, dove le ventose a depressione tengono fermi i pannelli in lavorazione.
Poi si può cambiare il programma e si può preparare un’altra serie di pezzi, completamente diversi. Oltre alla foratura si può eseguire anche la fresatura dei vari pannelli, con utensili di vario tipo che una volta dovevano essere cambiati a mano, ma che oggi le macchine sono programmate per provvedere autonomamente alla sostituzione, prelevando gli utensili opportuni da un magazzino apposito. 



Nel 1992 è stato inserito il 4° asse, cioè si è creata una macchina che poteva orientare la testa ruotandola in un piano ortogonale al piano della macchina, ma il salto più vantaggioso è avvenuto nel 1998, quando è stata prodotta la prima macchina a 5 assi, che quindi permetteva di utilizzare una testa rotante anche in un piano perpendicolare al precedente, combinandolo col quale si poteva far lavorare la testa in qualunque posizione.
Con questo tipo di macchina ci si può permettere di lavorare un blocco di legno, utilizzando una fresa di piccole dimensioni ed ottenere una scultura di una statua. Naturalmente queste macchine non sono state prodotte per scopi artistici, ma per eseguire pezzi complicati come questa parte di corrimano: 





Ma l’uso che viene fatto più frequentemente di queste apparecchiature è nella produzione di porte e finestre, che richiedono interventi con gruppi-fresa particolari e gestione dei pezzi effettuata con ventose per le porte, o pinze per le finestre, data la scarsa larghezza dei pezzi da lavorare, posizionate alternativamente all’esterno e all’interno dei pezzi. 





sabato 5 aprile 2014

LE SEZIONATRICI



Oltre alla sega a nastro ed a quella circolare sono nate in tempi successivi delle altre macchine destinate al taglio delle tavole di legno e dei pannelli derivati: le sezionatrici.
La prima ad essere progettata è stata quella orizzontale, i cui primi disegni vengono fatti risalire al 1953, mentre la successiva commercializzazione dei primi modelli è datata 1958.
Queste macchine sono nate per facilitare le operazioni di taglio dei pannelli che, essendo piuttosto grandi (quelli attuali arrivano anche a dimensioni di 420x210 cm.), creavano diversi problemi alle aziende che avevano a disposizione solo la sega circolare con carrello a squadra.
Inizialmente nelle sezionatrici i pannelli venivano messi in posizione e spostati manualmente ed i fermi di appoggio che determinavano la dimensione di taglio erano regolati a mano; il carro lame (con la lama per il taglio e l’incisore) percorreva la macchina in tutta la sua lunghezza, anche se il pezzo da segare era piccolo, con notevole spreco di tempo e di energia elettrica.
Il pressore, lungo come tutta la zona di taglio della macchina, che scendeva per bloccare il pannello durante il taglio, era molto semplificato.
Naturalmente oggi queste macchine sono notevolmente migliorate e innanzitutto sono state dotate di uno spintore nella parte posteriore della macchina, che a volte è dotato di pinze, per muovere i pannelli con maggior precisione fino alla posizione desiderata per il taglio, senza che l’operatore debba fare fatica.
Il carro lame ha un tastatore o un sensore che ferma la sua corsa appena ha finito di tagliare il pezzo, qualunque sia la sua dimensione; il pressore è spesso dotato di barriere fatte con setole sintetiche per la chiusura laterale per migliorare l’effetto dell’aspirazione ed eliminare la fuoriuscita di segatura, inoltre sono dotate di tutte le sicurezze a raggio laser per evitare di far funzionare la macchina nel caso che qualcuno distrattamente lasci una mano sotto il pressore.
In certi casi le lame sono inclinabili fino a 45° ed i comandi ormai non sono più manuali, ma digitalizzati con un piccolo computer che regola tutte le funzioni della macchina. 



Sempre rimanendo nel campo delle sezionatrici orizzontali, esistono delle macchine multifunzioni che possono lavorare in modi diversi, in funzione delle necessità aziendali: come sezionatrice normale, con addirittura la lama inclinabile da -45° a +45° (cosa piuttosto insolita), oppure come sega circolare normale, dotata di squadra orientabile, per poter effettuare dei tagli inclinati, come si può vedere dal filmato seguente: 




Subito dopo le sezionatrici orizzontali, sono nate quelle verticali nel 1959; il vantaggio fondamentale di queste ultime rispetto alle precedenti è l’ingombro.
Queste macchine, che si sviluppano in verticale e lavorano con un piano di appoggio leggermente inclinato all’indietro, occupano molto meno spazio delle sorelle maggiori e sviluppano un lavoro analogo (l’unica cosa che non possono fare è inclinare la lama a 45°).
Di questo modello esistono due tipi: quello manuale in cui il pannello ed il gruppo motore-lame vengono mossi dall’operatore, come pure lo spostamento della barra verticale lungo la macchina, oppure ci sono le macchine più sofisticate tecnologicamente che utilizzano un computer con un software studiato appositamente, con cui possono essere programmate per muoversi in completa autonomia ed effettuare tutti i tagli previsti dall’operatore.
In questo caso l’intervento del tecnico addetto al funzionamento della macchina si limita alla preparazione del programma di taglio e all’asportazione dei pezzi, una volta che la macchina ha provveduto a segarli.  



Poiché le sezionatrici orizzontali hanno un costo decisamente superiore a quelle verticali, si intuisce subito che le prime sono destinate alle aziende con un’alta produzione di pannelli segati, perché l’alto costo della macchina deve essere ammortizzato con un gran numero di ore di lavoro.
Quelle verticali invece si stanno sempre più inserendo nelle piccole aziende e nei laboratori di falegnameria, dove l’uso di tali attrezzature non è continuo, ma saltuario.