sabato 5 aprile 2014

LE SEZIONATRICI



Oltre alla sega a nastro ed a quella circolare sono nate in tempi successivi delle altre macchine destinate al taglio delle tavole di legno e dei pannelli derivati: le sezionatrici.
La prima ad essere progettata è stata quella orizzontale, i cui primi disegni vengono fatti risalire al 1953, mentre la successiva commercializzazione dei primi modelli è datata 1958.
Queste macchine sono nate per facilitare le operazioni di taglio dei pannelli che, essendo piuttosto grandi (quelli attuali arrivano anche a dimensioni di 420x210 cm.), creavano diversi problemi alle aziende che avevano a disposizione solo la sega circolare con carrello a squadra.
Inizialmente nelle sezionatrici i pannelli venivano messi in posizione e spostati manualmente ed i fermi di appoggio che determinavano la dimensione di taglio erano regolati a mano; il carro lame (con la lama per il taglio e l’incisore) percorreva la macchina in tutta la sua lunghezza, anche se il pezzo da segare era piccolo, con notevole spreco di tempo e di energia elettrica.
Il pressore, lungo come tutta la zona di taglio della macchina, che scendeva per bloccare il pannello durante il taglio, era molto semplificato.
Naturalmente oggi queste macchine sono notevolmente migliorate e innanzitutto sono state dotate di uno spintore nella parte posteriore della macchina, che a volte è dotato di pinze, per muovere i pannelli con maggior precisione fino alla posizione desiderata per il taglio, senza che l’operatore debba fare fatica.
Il carro lame ha un tastatore o un sensore che ferma la sua corsa appena ha finito di tagliare il pezzo, qualunque sia la sua dimensione; il pressore è spesso dotato di barriere fatte con setole sintetiche per la chiusura laterale per migliorare l’effetto dell’aspirazione ed eliminare la fuoriuscita di segatura, inoltre sono dotate di tutte le sicurezze a raggio laser per evitare di far funzionare la macchina nel caso che qualcuno distrattamente lasci una mano sotto il pressore.
In certi casi le lame sono inclinabili fino a 45° ed i comandi ormai non sono più manuali, ma digitalizzati con un piccolo computer che regola tutte le funzioni della macchina. 



Sempre rimanendo nel campo delle sezionatrici orizzontali, esistono delle macchine multifunzioni che possono lavorare in modi diversi, in funzione delle necessità aziendali: come sezionatrice normale, con addirittura la lama inclinabile da -45° a +45° (cosa piuttosto insolita), oppure come sega circolare normale, dotata di squadra orientabile, per poter effettuare dei tagli inclinati, come si può vedere dal filmato seguente: 




Subito dopo le sezionatrici orizzontali, sono nate quelle verticali nel 1959; il vantaggio fondamentale di queste ultime rispetto alle precedenti è l’ingombro.
Queste macchine, che si sviluppano in verticale e lavorano con un piano di appoggio leggermente inclinato all’indietro, occupano molto meno spazio delle sorelle maggiori e sviluppano un lavoro analogo (l’unica cosa che non possono fare è inclinare la lama a 45°).
Di questo modello esistono due tipi: quello manuale in cui il pannello ed il gruppo motore-lame vengono mossi dall’operatore, come pure lo spostamento della barra verticale lungo la macchina, oppure ci sono le macchine più sofisticate tecnologicamente che utilizzano un computer con un software studiato appositamente, con cui possono essere programmate per muoversi in completa autonomia ed effettuare tutti i tagli previsti dall’operatore.
In questo caso l’intervento del tecnico addetto al funzionamento della macchina si limita alla preparazione del programma di taglio e all’asportazione dei pezzi, una volta che la macchina ha provveduto a segarli.  



Poiché le sezionatrici orizzontali hanno un costo decisamente superiore a quelle verticali, si intuisce subito che le prime sono destinate alle aziende con un’alta produzione di pannelli segati, perché l’alto costo della macchina deve essere ammortizzato con un gran numero di ore di lavoro.
Quelle verticali invece si stanno sempre più inserendo nelle piccole aziende e nei laboratori di falegnameria, dove l’uso di tali attrezzature non è continuo, ma saltuario.