domenica 28 dicembre 2014

I TRATTAMENTI PROTETTIVI DELLE VITI




Poiché le viti vengono prodotte in acciaio, sappiamo tutti che il peggior nemico di questa lega è l’ossidazione, che colpisce quasi tutti i metalli e le loro leghe; nel caso dell’acciaio si chiama ruggine rossa.
Per contrastare questo processo, le viti non vengono lasciate al naturale, ma subiscono dei trattamenti protettivi per farle durare più a lungo possibile; inoltre questi trattamenti non hanno una motivazione solo tecnica, ma anche estetica in quanto ne modificano l’aspetto e questo può essere un dato interessante, in funzione del colore del materiale in cui vengono inserite.
La pagina del catalogo MUSTAD che vi propongo vi informa sulle varie protezioni che l’azienda usa per i suoi prodotti: 

www.mustad.it

Vorrei spiegare perché le prove vengono effettuate nelle Camere di Nebbia Salina; siamo tutti a conoscenza del fatto che esistano fenomeni ambientali che portano a corrosioni più o meno accentuate. Nel nostro caso valutiamo due possibilità: che i materiali vengano testati all’aria aperta in una città dell’entroterra, per esempio Bologna, ed in una che invece è sul mare, per esempio Rimini.
Se prendiamo un tubo di acciaio e lo mettiamo sul davanzale di una casa a Bologna, lasciandolo attaccare dagli agenti atmosferici, notiamo che col passare del tempo compaiono delle macchie di ruggine che, piano piano, ricoprono tutto il tubo.
Se lo stesso esperimento lo facciamo a Rimini, l’effetto è molto più rapido ed il motivo è che l’ambiente in cui si viene a trovare l’oggetto è diverso e la causa è l’aria salmastra. In effetti la presenza del mare porta ad una variazione dell’aria dovuta al continuo movimento delle onde, da cui si sprigionano vapori che contengono composti del cloro, soprattutto cloruro di sodio che è il normalissimo sale da cucina, che estraiamo normalmente dall’acqua di mare.
La presenza di questi cloruri nell’aria rende l’ambiente più aggressivo, soprattutto per i metalli e le loro leghe, e l’acciaio rientra in questa categoria, quindi la corrosione avviene con maggiore rapidità.
Per poter valutare la maggiore o minore efficacia di un trattamento protettivo, si usa la Camera di Nebbia Salina che è un’attrezzatura da laboratorio in cui si effettuano i test di resistenza, in un ambiente con una concentrazione di cloruro di sodio del 5% ad una temperatura di 35°C, come richiesto dalla normativa ISO 9227.
I valori che potete leggere di fianco alle varie viti sono espressi in ore di resistenza dentro alle suddette camere, prima che insorga la corrosione; questi valori però non si possono trasformare in dati pratici legati alle ore di permanenza all’aria aperta, che tante discussioni hanno provocato in questa materia.
Purtroppo bisogna accettare questi dati come valutazione di rapporto, nel senso che, se una vite ha ricevuto un trattamento che ha resistito 1000 ore in camera di nebbia salina, significa che ha una resistenza alla corrosione doppia della vite il cui trattamento ha contrastato la corrosione per 500 ore.
Sentendo le opinioni degli esperti di settore, il valore dato ai vari trattamenti, seguendo la normativa ISO 9227, serve appunto a creare un rapporto tra una protezione ed un’altra, cercando di unificare il metodo di valutazione della resistenza alla corrosione.
Nella mia ricerca sulla possibilità di trasformazione delle ore in camera di nebbia salina in periodi di resistenza all’aria aperta, mi sono imbattuto in valutazioni molto discordanti; in un articolo di una rivista in lingua inglese ho trovato un autore che paragonava la resistenza di 1000 ore in camera ad un periodo di 5 anni all’aperto.
C’è stato però anche chi mi ha confidato che una protezione che resiste 100 ore in camera equivale ad un anno in ambiente esterno, che è un valore piuttosto diverso.
Il motivo di questa impossibilità di trasformazione dei tempi di resistenza alla corrosione è dato dall’impossibilità di controllare la situazione nei vari luoghi di permanenza dei manufatti trattati, che sono influenzati dall’umidità, dalla temperatura ed anche dal tipo di inquinamento dovuto ad altri agenti che si trovano nelle città in cui, tra il riscaldamento delle abitazioni e la circolazione degli autoveicoli, si genera un ambiente ricco di composti dell’azoto e dello zolfo, che hanno il loro effetto corrosivo.

Comunque possiamo concludere ipotizzando che una vite con un determinato trattamento protettivo avrà una corrosione, in ambiente marino, superiore a quello di un ambiente dell’entroterra che, a sua volta, sarà superiore a quello di una zona di alta montagna, dove l’aria è sicuramente meno inquinata.