Poiché le viti vengono
prodotte in acciaio, sappiamo tutti che il peggior nemico di questa lega è
l’ossidazione, che colpisce quasi tutti i metalli e le loro leghe; nel caso
dell’acciaio si chiama ruggine rossa.
Per contrastare questo
processo, le viti non vengono lasciate al naturale, ma subiscono dei
trattamenti protettivi per farle durare più a lungo possibile; inoltre questi
trattamenti non hanno una motivazione solo tecnica, ma anche estetica in quanto
ne modificano l’aspetto e questo può essere un dato interessante, in funzione
del colore del materiale in cui vengono inserite.
La pagina del catalogo
MUSTAD che vi propongo vi informa sulle varie protezioni che l’azienda usa per
i suoi prodotti:
www.mustad.it |
Vorrei spiegare perché
le prove vengono effettuate nelle Camere di Nebbia Salina; siamo tutti a
conoscenza del fatto che esistano fenomeni ambientali che portano a corrosioni
più o meno accentuate. Nel nostro caso valutiamo due possibilità: che i
materiali vengano testati all’aria aperta in una città dell’entroterra, per
esempio Bologna, ed in una che invece è sul mare, per esempio Rimini.
Se prendiamo un tubo
di acciaio e lo mettiamo sul davanzale di una casa a Bologna, lasciandolo
attaccare dagli agenti atmosferici, notiamo che col passare del tempo compaiono
delle macchie di ruggine che, piano piano, ricoprono tutto il tubo.
Se lo stesso
esperimento lo facciamo a Rimini, l’effetto è molto più rapido ed il motivo è
che l’ambiente in cui si viene a trovare l’oggetto è diverso e la causa è l’aria
salmastra. In effetti la presenza del mare porta ad una variazione dell’aria
dovuta al continuo movimento delle onde, da cui si sprigionano vapori che
contengono composti del cloro, soprattutto cloruro di sodio che è il
normalissimo sale da cucina, che estraiamo normalmente dall’acqua di mare.
La presenza di questi
cloruri nell’aria rende l’ambiente più aggressivo, soprattutto per i metalli e
le loro leghe, e l’acciaio rientra in questa categoria, quindi la corrosione
avviene con maggiore rapidità.
Per poter valutare la
maggiore o minore efficacia di un trattamento protettivo, si usa la Camera di
Nebbia Salina che è un’attrezzatura da laboratorio in cui si effettuano i test
di resistenza, in un ambiente con una concentrazione di cloruro di sodio del 5%
ad una temperatura di 35°C, come richiesto dalla normativa ISO 9227.
I valori che potete
leggere di fianco alle varie viti sono espressi in ore di resistenza dentro
alle suddette camere, prima che insorga la corrosione; questi valori però non
si possono trasformare in dati pratici legati alle ore di permanenza all’aria
aperta, che tante discussioni hanno provocato in questa materia.
Purtroppo bisogna
accettare questi dati come valutazione di rapporto, nel senso che, se una vite
ha ricevuto un trattamento che ha resistito 1000 ore in camera di nebbia
salina, significa che ha una resistenza alla corrosione doppia della vite il
cui trattamento ha contrastato la corrosione per 500 ore.
Sentendo le opinioni
degli esperti di settore, il valore dato ai vari trattamenti, seguendo la
normativa ISO 9227, serve appunto a creare un rapporto tra una protezione ed
un’altra, cercando di unificare il metodo di valutazione della resistenza alla
corrosione.
Nella mia ricerca
sulla possibilità di trasformazione delle ore in camera di nebbia salina in
periodi di resistenza all’aria aperta, mi sono imbattuto in valutazioni molto
discordanti; in un articolo di una rivista in lingua inglese ho trovato un
autore che paragonava la resistenza di 1000 ore in camera ad un periodo di 5 anni
all’aperto.
C’è stato però anche
chi mi ha confidato che una protezione che resiste 100 ore in camera equivale
ad un anno in ambiente esterno, che è un valore piuttosto diverso.
Il motivo di questa
impossibilità di trasformazione dei tempi di resistenza alla corrosione è dato
dall’impossibilità di controllare la situazione nei vari luoghi di permanenza
dei manufatti trattati, che sono influenzati dall’umidità, dalla temperatura ed
anche dal tipo di inquinamento dovuto ad altri agenti che si trovano nelle
città in cui, tra il riscaldamento delle abitazioni e la circolazione degli
autoveicoli, si genera un ambiente ricco di composti dell’azoto e dello zolfo,
che hanno il loro effetto corrosivo.
Comunque possiamo
concludere ipotizzando che una vite con un determinato trattamento protettivo
avrà una corrosione, in ambiente marino, superiore a quello di un ambiente
dell’entroterra che, a sua volta, sarà superiore a quello di una zona di alta
montagna, dove l’aria è sicuramente meno inquinata.