domenica 15 marzo 2015

CURVARE IL LEGNO (Seconda parte)




Parlando sempre di curvatura del legno, se costruiamo uno sportello o un elemento analogo utilizzando gli stampi, sarebbe molto comodo riscaldare stampo e controstampo (che trasmetteranno il calore ai fogli all’interno) per velocizzare il procedimento e, se il riscaldamento è notevole come nelle presse a caldo, dove si raggiungono agevolmente i 100°C, si può usare anche la colla ureica che, essendo termoindurente, reagisce al calore indurendosi in fretta e completando l’incollaggio in tempi brevi.
Inoltre questa colla, una volta essicata, è più rigida della classica colla vinilica che, essendo termoplastica, rimane sempre un po’ più tenera della precedente.

Esiste anche un altro modo per curvare una tavoletta di legno o un pannello di multistrati (oggi anche di MDF); è un sistema vecchio che sfrutta il concetto che è molto più facile piegare uno strato sottile piuttosto che una tavoletta o un pannello intero: consiste nel praticare tanti tagli affiancati con la sega circolare, paralleli all’asse di curvatura e profondi abbastanza da lasciare uno spessore di pochi millimetri dal lato in vista. 



L’asportazione di materiale effettuato dalla sega, produrrà degli spazi vuoti dal lato interno alla curva e il pannello si potrà piegare facilmente perché l’elemento resistente sarà soltanto quello spessore di pochi millimetri che la sega ha lasciato intatto.
Questi pannelli si possono incollare su sagome già predisposte per ospitarli, oppure si possono riempire i tagli di sega con segatura impastata con colla, che terrà uniti i settori rimasti, e rifinirli all’interno incollando uno sfogliato o un compensato (sempre tenendolo in forma su uno stampo); poi, ad incollaggio avvenuto, il pezzo si potrà sbloccare dal supporto sagomato e resterà curvato.

Esistono poi delle macchine che risolvono molti problemi e che lavorano più velocemente: sono le presse a tappeto, che utilizzano un telo di caucciù che ha un’altissima elasticità e deformabilità, per cui si adatterà ai vari pezzi da incollare tirandoli verso il basso, per effetto della depressione che viene esercitata da una pompa da vuoto che toglie tutta l’aria al di sotto del telo, comprimendo le varie parti (vedi articolo del 29/12/2013).
Oltre alla pressa a tappeto, ci sono anche delle macchine che pressano i pezzi utilizzano una tecnologia che ha già qualche decennio e che sfrutta le onde elettromagnetiche ad alta frequenza.
Negli anni passati sono stati fatti anche tentativi di tipo chimico per piegare il legno e si utilizzava l’ammoniaca, che rendeva le fibre legnose talmente plastiche da poter fare un nodo con un listello trattato con questo procedimento; oggi non ne sento più parlare e credo che tali procedimenti non abbiano raggiunto un livello di produzione industriale, probabilmente anche per i problemi legati all’utilizzo dell’ammoniaca.