Analizzando sempre la
parte centrale, adesso affrontiamo il problema dei ripiani: c’è una differenza
sostanziale con i ripiani delle zone sopra e sotto perché in questo caso non
possiamo fare una cremagliera di fori nei guanciali e nel plexiglas opalino per
inserire i reggipiani; il motivo è che se facessimo tanti fori nel plexiglas,
questi si noterebbero immediatamente perché, essendo retroilluminati
apparirebbero come tante lampadine e risulterebbero antiestetici.
Pertanto bisogna
definire con esattezza le posizioni dei ripiani e forare solo per inserire i
reggipiani in quelle posizioni; come per i ripiani in MDF, anche in questo caso
dobbiamo fresare i ripiani per poterli incastrare nei relativi supporti ed
evitare che si spostino in avanti, cosa che procurerebbe la caduta della parte
posteriore.
La scelta del
materiale dei ripiani è caduta sul plexiglas trasparente (ovviamente con i
bordi lucidi) perché sono meno complicati da fresare rispetto al vetro per la
lavorazione di scontornatura e per l’incastro dei reggipiani, ma anche per la
perfetta trasparenza del materiale soprattutto nel bordo frontale, che è spesso
15 mm..
Se avessimo scelto di
farli in vetro, a parte i diversi costi di lavorazione, avremmo dovuto
accettare di vedere il bordo anteriore di colore verde se si fosse trattato di
un vetro normale, mentre sarebbe risultato azzurro se avessimo scelto un vetro
extrachiaro.
L’ultima cosa di cui
ci dobbiamo preoccupare è l’accoppiamento con le parti del mobile che sono
sopra e sotto; poiché la parte centrale non ha la base ed il cappello, non si
possono usare delle viti per collegare un elemento con l’altro, ma bisogna
adottare un sistema diverso.
In effetti le opzioni
sono due: le spine o l’anima; nel caso in cui si scelgano le spine bisogna
appoggiare il guscio centrale sulla base sottostante e, una volta fatti collimare
perfettamente, fare dei segni verticali in corrispondenza dei punti di
giunzione tra i due elementi, segnalando un certo numero di posizioni
coincidenti sia sulla base che sul guscio.
In seguito bisogna
effettuare dei fori da 6 mm. di diametro, abbastanza profondi da ospitare metà
abbondante della lunghezza delle spine, facendo molta attenzione perché i fori
devono essere perpendicolari alla linea di giunzione e distanti dal bordo
esterno della stessa misura, sia nella base che nel guscio (è conveniente farsi
una dima per questa operazione).
Poi si incollano le
spine solo su uno dei due elementi e si rimette in prova per essere sicuri che
tutto funzioni alla perfezione; ovviamente per l’accoppiamento con l’elemento
superiore il sistema è il medesimo, bisogna solo rovesciare il mobile.
Se invece vogliamo
utilizzare un’anima per accoppiare la varie parti, bisogna utilizzare un
pantografo manuale su cui verrà montata una fresa cilindrica da 4 mm. di
diametro, con cui preparare una fresata continua sulle varie parti da
accoppiare, applicando una battuta sul pantografo per ottenere una lavorazione
che disti dall’esterno sempre della stessa misura.
La profondità di
questo scasso sarà circa la metà dell’anima di compensato di pioppo, la quale
dovrà essere tagliata con la venatura perpendicolare alla lunghezza per poter
avere la massima flessibilità, visto che la cuspide dell’ellisse è piuttosto
stretta.
Per avere una
lavorazione esteticamente corretta la fresatura non deve uscire dai bordi
anteriori dei vari elementi, quindi è bisogna iniziare l’affondamento della
fresa qualche centimetro all’interno.
Come nel caso
precedente, anche ora l’anima è meglio incollarla su una delle due parti da
collegare per dare una maggiore robustezza a tutto l’insieme.
L’ultimo elemento da
considerare è la parte alta di questo espositore che è analogo alla base, è
solamente ribaltato per dare un aspetto simmetrico a tutto il mobile.
Le asole sono presenti
anche in questa struttura perché rappresentano l’ultima parte del camino di
uscita del calore che si sviluppa per effetto dell’alimentatore e dei corpi
illuminanti; di conseguenza questo mobile non dovrà mai essere chiuso
superiormente, altrimenti si creerà un accumulo di calore all’interno del
mobile che prima o poi riuscirà a fare qualche danno al mobile o all’impianto
di illuminazione.