giovedì 12 maggio 2016

I TAVOLI (2)





Riprendendo il discorso della lavorazione dei fascioni, avendo ottenuto un tenone che ha la forma di un parallelepipedo, dobbiamo fare una scelta: o prepariamo la mortasa (che va fatta nella gamba), che è la parte “femmina” dell’incastro, eseguendo un certo numero di fori e rifinendoli con martello e scalpello, in modo da ottenere una mortasa a sezione rettangolare, che sia accoppiata perfettamente con il tenone (ma è la soluzione più complicata), oppure decidiamo di prepararla con un sistema elettromeccanico.
In questo caso abbiamo due possibilità, in funzione dell’attrezzatura di cui disponiamo: se abbiamo una mortasatrice (o cavatrice, vedere articolo del 19/12/2013) siamo nelle migliori condizioni per procedere, perché questa è la macchina predisposta per eseguire queste lavorazioni.
Però è una macchina da laboratorio di falegnameria e non tutti se la possono permettere; l’alternativa più accessibile è l’elettrofresatrice, chiamata anche pantografo manuale (vedere articolo del 23/06/2014). Con questo elettroutensile, montando la fresa cilindrica adeguata (o adeguando il tenone al diametro della fresa), si prepara la mortasa affondando l’utensile con diverse passate, montando l’accessorio per avere una battuta lineare, che ci garantisce di fresare lungo una direttrice parallela alla faccia della gamba.
Naturalmente è opportuno alleggerire il lavoro della fresa praticando dei fori in sequenza con il trapano, asportando la maggior parte del legno, come nel caso del lavoro con martello e scalpello. Comunque, utilizzando degli strumenti elettromeccanici, la mortasa risulta necessariamente arrotondata alle estremità, dal momento che gli utensili utilizzati sono rotativi, per cui il risultato sarà questo: 


A questo punto dovremo modificare il tenone, arrotondando alle estremità il parallelepipedo ottenuto precedentemente, per adattarsi esattamente alla mortasa che abbiamo preparato; per questa operazione in genere si lavora manualmente adoperando una raspa e rifinendo il lavoro con la carta vetrata.
Adesso dobbiamo provare se l’incastro è stato realizzato correttamente, adattando con la carta vetrata gli eventuali difetti dell’accoppiamento; il risultato deve essere questo: 


Come avrete notato, i fascioni non sono mai allineati con il lato esterno della gamba e questo posizionamento non è dovuto tanto dal desiderio di arrotondare gli spigoli della gamba, quanto dalla necessità di lasciare una quantità di legno nella gamba, all’esterno del tenone, che possa garantire una certa robustezza.
Se decidessimo di tenere il fascione a filo con l’esterno della gamba, dovremmo fare un tenone debole per lasciare abbastanza materiale dal lato esterno della gamba, oppure ci ritroveremmo con troppo poco materiale all’esterno della gamba, se adottassimo un tenone robusto.
Adesso che abbiamo realizzato la struttura di supporto del tavolo ci dobbiamo occupare del fissaggio del piano; per questa operazione possiamo utilizzare degli squadretti di metallo se vogliamo risolvere il problema in fretta.
Per i “puristi”, che vogliono completare l’opera continuando ad utilizzare il legno, la soluzione più usata è questa: 


Come si vede dal disegno, si usano dei blocchetti di legno che io ho disegnato di 100 x 45 x 30 mm. che vengono fissati ai fascioni con viti (ed eventualmente colla) ed hanno un foro predisposto per il passaggio della vite che bloccherà il piano. 


Guardando una sezione verticale del tavolo completo di piano, il fissaggio si presenta così: 


Naturalmente ci sono da fare delle scelte anche per il piano: oltre la scelta del materiale, che è in funzione dell’ambiente in cui va collocato il tavolo, si può decidere di arrotondare gli angoli del piano (in pianta) per farci meno male quando ci andremo a sbattere contro, come si vede da questa foto:  


Se l’arrotondamento in pianta è notevole è opportuno eliminare la maggior parte dell’angolo utilizzando un seghetto alternativo, lasciando soltanto un paio di millimetri da eliminare con la fresa.
Oppure si può decidere di arrotondare gli spigoli orizzontali per avere una comodità superiore quando si appoggiano gli avambracci sul piano (dopo un po’ gli spigoli diventano fastidiosi), come si vede in questa foto: 


Naturalmente le due soluzioni si possono combinare insieme; per ottenere questi risultati l’attrezzo migliore è sempre il pantografo manuale, da accoppiare ad una sagoma con la curva opportuna ed una fresa cilindrica con cuscinetto per l’arrotondamento in pianta; per la lavorazione sugli spigoli invece basta una fresa a quarto di cerchio, sempre con cuscinetto di appoggio.
Come avete potuto notare, io ho usato un legno semplice e poco costoso per realizzare i campioni che ho fotografato; è chiaro che cambiando il tipo di legno e magari aumentando le dimensioni, il tavolo può diventare anche un elemento da mettere in sala da pranzo, anziché in una tavernetta che è probabilmente la destinazione ideale per quello che ho fatto io.


                                                                                                                                    (continua)