Riprendendo il
discorso della lavorazione dei fascioni, avendo ottenuto un tenone che ha la
forma di un parallelepipedo, dobbiamo fare una scelta: o prepariamo la mortasa (che
va fatta nella gamba), che è la parte “femmina” dell’incastro, eseguendo un
certo numero di fori e rifinendoli con martello e scalpello, in modo da
ottenere una mortasa a sezione rettangolare, che sia accoppiata perfettamente
con il tenone (ma è la soluzione più complicata), oppure decidiamo di prepararla
con un sistema elettromeccanico.
In questo caso abbiamo
due possibilità, in funzione dell’attrezzatura di cui disponiamo: se abbiamo
una mortasatrice (o cavatrice, vedere articolo del 19/12/2013) siamo nelle
migliori condizioni per procedere, perché questa è la macchina predisposta per
eseguire queste lavorazioni.
Però è una macchina da
laboratorio di falegnameria e non tutti se la possono permettere; l’alternativa
più accessibile è l’elettrofresatrice, chiamata anche pantografo manuale
(vedere articolo del 23/06/2014). Con questo elettroutensile, montando la fresa
cilindrica adeguata (o adeguando il tenone al diametro della fresa), si prepara
la mortasa affondando l’utensile con diverse passate, montando l’accessorio per
avere una battuta lineare, che ci garantisce di fresare lungo una direttrice
parallela alla faccia della gamba.
Naturalmente è
opportuno alleggerire il lavoro della fresa praticando dei fori in sequenza con
il trapano, asportando la maggior parte del legno, come nel caso del lavoro con
martello e scalpello. Comunque, utilizzando degli strumenti elettromeccanici,
la mortasa risulta necessariamente arrotondata alle estremità, dal momento che
gli utensili utilizzati sono rotativi, per cui il risultato sarà questo:
A questo punto dovremo
modificare il tenone, arrotondando alle estremità il parallelepipedo ottenuto
precedentemente, per adattarsi esattamente alla mortasa che abbiamo preparato;
per questa operazione in genere si lavora manualmente adoperando una raspa e
rifinendo il lavoro con la carta vetrata.
Adesso dobbiamo
provare se l’incastro è stato realizzato correttamente, adattando con la carta
vetrata gli eventuali difetti dell’accoppiamento; il risultato deve essere
questo:
Come avrete notato, i
fascioni non sono mai allineati con il lato esterno della gamba e questo
posizionamento non è dovuto tanto dal desiderio di arrotondare gli spigoli
della gamba, quanto dalla necessità di lasciare una quantità di legno nella
gamba, all’esterno del tenone, che possa garantire una certa robustezza.
Se decidessimo di
tenere il fascione a filo con l’esterno della gamba, dovremmo fare un tenone
debole per lasciare abbastanza materiale dal lato esterno della gamba, oppure
ci ritroveremmo con troppo poco materiale all’esterno della gamba, se
adottassimo un tenone robusto.
Adesso che abbiamo
realizzato la struttura di supporto del tavolo ci dobbiamo occupare del
fissaggio del piano; per questa operazione possiamo utilizzare degli squadretti
di metallo se vogliamo risolvere il problema in fretta.
Per i “puristi”, che
vogliono completare l’opera continuando ad utilizzare il legno, la soluzione
più usata è questa:
Come si vede dal
disegno, si usano dei blocchetti di legno che io ho disegnato di 100 x 45 x 30
mm. che vengono fissati ai fascioni con viti (ed eventualmente colla) ed hanno
un foro predisposto per il passaggio della vite che bloccherà il piano.
Guardando una sezione
verticale del tavolo completo di piano, il fissaggio si presenta così:
Naturalmente ci sono
da fare delle scelte anche per il piano: oltre la scelta del materiale, che è
in funzione dell’ambiente in cui va collocato il tavolo, si può decidere di
arrotondare gli angoli del piano (in pianta) per farci meno male quando ci
andremo a sbattere contro, come si vede da questa foto:
Se l’arrotondamento in
pianta è notevole è opportuno eliminare la maggior parte dell’angolo
utilizzando un seghetto alternativo, lasciando soltanto un paio di millimetri
da eliminare con la fresa.
Oppure si può decidere
di arrotondare gli spigoli orizzontali per avere una comodità superiore quando
si appoggiano gli avambracci sul piano (dopo un po’ gli spigoli diventano
fastidiosi), come si vede in questa foto:
Naturalmente le due
soluzioni si possono combinare insieme; per ottenere questi risultati
l’attrezzo migliore è sempre il pantografo manuale, da accoppiare ad una sagoma
con la curva opportuna ed una fresa cilindrica con cuscinetto per l’arrotondamento
in pianta; per la lavorazione sugli spigoli invece basta una fresa a quarto di
cerchio, sempre con cuscinetto di appoggio.
Come avete potuto
notare, io ho usato un legno semplice e poco costoso per realizzare i campioni
che ho fotografato; è chiaro che cambiando il tipo di legno e magari aumentando
le dimensioni, il tavolo può diventare anche un elemento da mettere in sala da
pranzo, anziché in una tavernetta che è probabilmente la destinazione ideale
per quello che ho fatto io.
(continua)