Adesso vorrei iniziare
a parlare delle librerie; ci sono tanti modi per costruirle e cercherò di
spiegarvi come farlo.
Innanzitutto bisogna
provvedere alla scelta del materiale, considerando anche le dimensioni del
mobile: si può usare l’MDF se la si vuole laccare (e se i ripiani sono corti,
l’MDF non regge bene i carichi come anche il truciolare); si può usare il
listellare o il multistrati impiallacciati con un legno a piacere, se la si
vuole trattare con vernice trasparente per vedere le venature del legno.
Poi ci sono in
commercio da tempo dei pannelli di legno lamellare che danno ugualmente il
“sapore” del legno massello, ma senza avere i difetti dei pannelli ricavati
direttamente dalla piallatura delle singole tavole: fessurazioni, nodi,
imbarcamenti, ecc.).
Questi pannelli sono
generalmente piuttosto grandi (400 x 122 cm.) e costosi, ma a volte si trovano
delle partite di avanzi di lavorazione dei suddetti pannelli presso i magazzini
che vendono materiale per il Fai-da-te (io ne ho comprati due in faggio
lamellare).
Di fianco a questi si
trovano anche dei pannelli di abete lamellare che, in certi casi, possono
rappresentare un buon compromesso fra estetica e costo (sempre che si accettino
i nodi) ed è questo il materiale che ho scelto per le fotografie su questo
argomento.
Ho comprato dei
pannelli di 3 cm. di spessore ed ho cominciato a guardarli per programmare i
tagli da eseguire; la prima cosa che ho notato, dopo averli tenuti in piedi un
paio di settimane nel locale dove li avrei lavorati, è che sono rimasti dritti,
ma non sono perfettamente piani.
Dopo averli sezionati,
li ho dovuti leggermente piallare a filo ed a spessore per ottenere dei
pannelli perfettamente pari, portando il loro spessore a 28 mm.. Questo difetto
è stato probabilmente generato dal differente movimento dei singoli listelli
che compongono i pannelli dopo che sono stati prodotti (quando escono dalla
linea di produzione sono perfettamente pari e calibrati), a causa delle
differenti condizioni ambientali dopo l’acquisto.
Il secondo problema
che ho riscontrato è stata la presenza di un certo numero di sacche di resina,
tipiche dell’abete rosso usato per questi pannelli più economici; per
realizzare questi articoli non mi sono preoccupato di eliminarle, ma
costituiscono dei difetti che andrebbero eliminati perché la resina si scioglie
col calore e, soprattutto d’estate, le sacche si potrebbero svuotare facendo
colare la resina appiccicosa sugli oggetti sottostanti o con cui viene a
contatto.
Per eliminare queste
tasche resinose ci sono diversi sistemi, generalmente si presentano con una
forma lunga e stretta e per risolvere il problema l’unico sistema è asportare
la resina con strumenti adeguati (coltellini da intaglio, scalpelli, pantografi
con frese opportune ecc.) allargando la fessura fino a farle prendere una forma
rettangolare, per chiuderla poi con un listello dello stesso colore e con la
stessa venatura della zona in cui interveniamo.
Si trovano anche dei
tasselli circolari già pronti di vari legni e di vari colori e venature che si
possono usare se la sacca è di dimensioni contenute (i tasselli ci sono di
diversi diametri); naturalmente bisogna preparare un foro con una punta
levanodi della stessa dimensione (vedi articolo del 14/08/2014) per asportare
la parte di legno contenente la resina, poi si incolla il tassello orientando
la venatura nella giusta direzione. Naturalmente funzionano bene anche per
eliminare i nodi.
Per fare un buon
lavoro bisogna che il tassello sporga leggermente dal pannello o dalla tavola
che stiamo riparando; ad incollaggio avvenuto si pareggerà l’eccedenza con il
pialletto o con la carta vetrata.
Invece per chi vuole
spendere qualche soldino (ahimè non è a buon mercato) e deve rattoppare molte tasche
di resina, esiste una fresa particolare che va montata su una elettrofresatrice
tipo Lamello che prepara uno scasso longitudinale, regolabile in funzione della
lunghezza della tasca, per asportare il minor quantitativo di legno possibile e
rendere quindi meno visibile il rattoppo.
A corredo della fresa
vengono vendute delle “anime” che sono conformate in modo da adattarsi
perfettamente alla fresata che è stata praticata e che vanno incollate con lo
stesso procedimento dei tasselli descritti prima.
In questa foto, presa
dal catalogo Wurth, la fresa per i rattoppi è quella raffigurata a destra.
(continua)