Con questo articolo
faccio seguito alle richieste di alcune persone che negli ultimi mesi mi hanno
chiesto informazioni sulle lame per seghe circolari e sul loro uso.
La sega circolare è
una macchina che è stata inventata da un falegname inglese, Walter Taylor, nel
1775 ed il fatto che si chiami “circolare” è dovuto al fatto che il taglio
viene effettuato da un disco che ha un certo numero di denti sul perimetro.
Inizialmente le lame
erano costruite semplicemente con acciaio al carbonio e, per poter mantenere
affilati i denti, venivano temprate; in tempi successivi, quando la tecnologia
lo permise, furono realizzate in acciaio al cromo che reagiva meglio alla
tempra ed aumentava notevolmente la resistenza alla corrosione, cioè alla
ruggine.
In seguito le lame
furono costruite con acciai sempre più sofisticati e dotate di altri elementi
di lega per ottenere utensili sempre più performanti. Queste lame venivano
ottenute per stampaggio e la lastra sagomata che ne derivava subiva
un’operazione denominata “stradatura” che piegava leggermente i denti
all’esterno alternativamente a destra e a sinistra.
Era indispensabile
effettuare questo procedimento perché, durante la lavorazione del legno, i
denti sporgenti lateralmente producevano un taglio che era più largo del corpo
della lama e pertanto ne evitavano lo sfregamento contro il materiale in lavorazione,
evitandone quindi il surriscaldamento con conseguente deformazione della lama.
Queste lame sono state
usate nelle falegnamerie e nelle industrie di arredamento finchè non sono
comparsi sul mercato i pannelli di truciolare, e successivamente di tutti gli
altri pannelli derivati dal legno, che contengono delle colle termoindurenti
molto abrasive che non potevano essere segati con le lame tradizionali in
acciaio HSS perché perdevano l’affilatura molto velocemente.
Il problema fu risolto
con l’avvento delle lame al Widia, cioè delle lame simili alle precedenti a cui
però venivano saldate delle placchette di carburo di tungsteno sinterizzato in
una matrice di cobalto, che agisce da legante (a volte sostituito dal nickel) a
cui era stato dato il nome di Widia.
Questo materiale, che
è stato scoperto all’inizio del 1900, fu commercializzato per la prima volta
nel 1926 dalla Krupp (che lo brevettò) in Germania e che usò questo nome
contraendo due parole: Wie diamant, che in tedesco significa come diamante, per via della sua
straordinaria durezza.
C’è una differenza
fondamentale nella costruzione delle lame al Widia (definito anche con la sigla
HM che deriva da Hart Metal, che in tedesco significa: metallo duro) rispetto a
quelle tradizionali: quelle in acciaio avevano la stradatura per permettere
l’avanzamento della lama nel legno senza attrito; quelle al Widia non hanno
bisogno della stradatura perché le placchette che vengono saldate sui supporti
dei denti sono più larghe del corpo della lama di circa mezzo millimetro per
parte.
Con questo sistema si
ottiene lo stesso risultato, in quanto il solco prodotto dalle placchette
riportate è sufficiente largo da far procedere la lama senza sfregare contro la
tavola di legno o il pannello.
Mentre una volta il
corpo della lama veniva ottenuto per tranciatura, oggi il lavoro viene eseguito
da macchine che tagliano la lamiera con il laser, con un aumento della
precisione e soprattutto senza le deformazioni che avvenivano col vecchio sistema.
Il fissaggio delle
placchette di Widia sul corpo della lama avviene con una saldatura detta
“brasatura forte” in cui si usa una piccola striscia di una lega composta da
rame ed argento, conosciuta generalmente col nome di Castolin (dal nome
dell’azienda che l’ha inventata) che fonde ad una temperatura molto inferiore a
quella dei componenti da saldare e questo ha il vantaggio che non crea
deformazioni.
Oggi la saldatura
industriale delle placchette viene eseguita da macchine automatiche che saldano
per induzione, che utilizza il forte riscaldamento creato da un generatore di
onde ad alta frequenza e di un campo elettromagnetico in una serie di spire
vicino all’oggetto che deve essere saldato; questo procedimento è molto veloce,
scalda il pezzo solo nella posizione richiesta e permette una saldatura
perfetta.
Dopo la saldatura, una
volta che la lama si è raffreddata, tutti i denti con il riporto in Widia
vengono affilati e questa operazione viene effettuata sulla parte frontale del
dente e sopra; inoltre la mola viene fatta passare sui fianchi del dente per
determinare la larghezza del taglio, allineando perfettamente tutte le
placchette in modo che la sega possa effettuare un taglio perfettamente dritto.
Può capitare che
durante le lavorazioni, o in seguito ad una caduta, le placchette vengano
danneggiate; queste possono essere dissaldate e sostituite con altre nuove che
verranno uniformate a quelle esistenti, ripristinando così la perfetta
funzionalità della lama.
Pur avendo una durezza
notevole, dopo un certo numero di ore di lavoro, queste lame devono essere
riaffilate con le mole diamantate perché i bordi delle placchette perdono gli
spigoli vivi e cominciano ad arrotondarsi leggermente, facendo perdere
l’affilatura alla lama; si dovrà procedere quindi ad una nuova affilatura,
eseguita generalmente in centri specializzati, dove asporteranno un po’ di
materiale dalle placchette (solamente sul fronte e sopra, senza toccare la
larghezza dei denti) finchè non verranno ripristinati gli spigoli vivi, che
sono i punti che determineranno la precisione e l’efficacia del taglio di ogni
lama.
(Fine prima
parte)