Negli anni ’70
arrivarono sul mercato italiano in maniera consistente gli elettroutensili
portatili, facendo la loro comparsa dapprima nelle aziende di arredamento poi
nelle falegnamerie ed infine nelle vetrine dei negozi di ferramenta, per
stuzzicare l’appetito degli hobbisti. Uno degli elettroutensili più versatili
era (ed è ancora) l’elettrofresatrice, forse più conosciuta come “pantografo
manuale”, per non confonderla con l’analoga macchina fissa da laboratorio.
Naturalmente questo
elettroutensile lavorava (e lavora ancora) utilizzando le frese a gambo, che
sono degli utensili con un codolo cilindrico per essere stretti nel mandrino
della macchina e sono dotati di taglienti di vario tipo che, ruotando
velocemente, producono scanalature, sagomature, smussature, raggiature,
sbattentature o spianature.
Le prime frese a gambo
erano costruite in acciaio HSS ed erano destinate alla lavorazione del legno
massello e svolgevano il loro lavoro onestamente, salvo doverle affilare con
una certa frequenza.
Quando fece la sua
comparsa il Medium Density Fibreboard (meglio conosciuto con il suo acronimo:
MDF), che si prestava molto bene ad essere fresato per via della sua
compattezza, le cose cambiarono perché le frese in HSS non erano all’altezza
del compito; infatti nell’impasto di questo materiale vengono usate delle colle
termoindurenti a base di urea-formaldeide che, una volta essicate, diventano
notevolmente abrasive e le frese in HSS dovevano essere affilate con una
frequenza inaccettabile.
Occorreva un materiale
più duro e più resistente all’usura; le aziende produttrici di frese risposero
alla richiesta delle aziende che lavoravano nel settore dell’arredamento
proponendo delle nuove frese che avevano il corpo in acciaio (non più in HSS,
visto che era necessario solo come supporto) e su di esso venivano saldate
delle placchette di Widia, già sperimentate sulle lame per le seghe circolari.
Queste placchette, che
vengono ottenute per sinterizzazione principalmente del carburo di tungsteno
legato in una matrice generalmente di cobalto, non sono tutte uguali (non parlo
di forma ovviamente, ma di materiale) e ne esistono di diverse categorie con
caratteristiche differenti, e naturalmente costi diversi e prestazioni
analoghe.
Questo spiega come mai
si trovano sul mercato frese a gambo al Widia di forma analoga, ma con costi
molto differenti; la spiegazione c’è e sta prevalentemente nella scelta dei
materiali e, poiché quelli pregiati costano, ecco che il prodotto finito
diventa più costoso di un prodotto standard.
Fortunatamente c’è
anche il rovescio della medaglia: il prodotto più costoso è più performante e
più duraturo di quello economico, pertanto bisogna fare delle scelte in base a
quello che vogliamo ottenere.
Adesso veniamo all’uso
che si fa di questi utensili: in certi casi vi sarà capitato di dover inserire
un listello dentro un pannello di legno massello o di prodotti derivati come il
multistrati o il Medium Density. Questa fresa al Widia è destinata proprio a
questo scopo:
Ed il risultato è
questo:
Il canale di destra,
dove è stato inserito il listello, è stato ottenuto con due passate (come si
vede dalla seconda fresata interrotta, sul lato sinistro) della stessa fresa
per ottenere la larghezza voluta, ovviamente con la medesima profondità.
Nel caso che il canale
debba essere profondo per inserire un pannellino che deve essere incollato e
rimanere incastrato per costituire una mensola, la fresa che bisogna utilizzare
è quella definita come “serie lunga”, che permette di raggiungere profondità
non accessibili a quelle standard.
Fraiser - fresa a taglienti dritti per canali serie lunga
E con questa fresa si
possono ottenere canali di questo tipo:
Naturalmente
l’incastro conseguente è strutturato in questo modo:
Se invece dobbiamo
impostare una cerniera e fare una fresatura larga, anziché profonda, bisogna
utilizzare una fresa nata per questo scopo:
Nei due masselli di
abete si vedono le due fresate all’interno dei tracciamenti effettuati per
ospitare le ali della cerniera.
Basta risquadrare gli
spigoli con uno scalpello e la sede della cerniera è pronta.
Adesso vi mostro una
fresa con cuscinetto che serve per rifilare, cioè per pareggiare un pannello
(nel nostro caso un laminato) a filo di quello su cui è stato applicato:
Per utilizzare questa
fresa, con un rifilatore od un pantografo, si deve fare appoggiare il
cuscinetto contro il pannello inferiore mentre la fresa è in funzione ed essa
copierà esattamente il profilo del pannello sottostante, che non è detto che
debba avere sempre un percorso lineare come in questo caso:
Nel laminato si notano
molto bene i punti di ingresso e di uscita della fresa alle estremità della
zona rifilata. E’ ovvio che questa lavorazione è stata eseguita in questo modo
solo a scopo dimostrativo; la rifilatura è generalmente destinata a scontornare
i pannelli in maniera completa.
Infine parliamo di una
fresa per eseguire dei battenti, cioè delle fresate in testa ad un pannello o
ad una tavola:
Con questa fresa si
ottengono risultati come questo:
Come si vede dalla
foto, in cui si nota la fresa ancora montata sul pantografo che ho utilizzato,
il cuscinetto batteva sul labbro inferiore che è rimasto dopo la fresata, che
originariamente era il bordo del pannello di cui si vede un tratto sulla
destra. Questo cuscinetto può essere sostituito da altri analoghi, ma di
diametro diverso, che permettono di creare battenti di profondità diversa.