martedì 1 agosto 2017

Frese a gambo per elettrofresatrici (prima parte)




Negli anni ’70 arrivarono sul mercato italiano in maniera consistente gli elettroutensili portatili, facendo la loro comparsa dapprima nelle aziende di arredamento poi nelle falegnamerie ed infine nelle vetrine dei negozi di ferramenta, per stuzzicare l’appetito degli hobbisti. Uno degli elettroutensili più versatili era (ed è ancora) l’elettrofresatrice, forse più conosciuta come “pantografo manuale”, per non confonderla con l’analoga macchina fissa da laboratorio.
Naturalmente questo elettroutensile lavorava (e lavora ancora) utilizzando le frese a gambo, che sono degli utensili con un codolo cilindrico per essere stretti nel mandrino della macchina e sono dotati di taglienti di vario tipo che, ruotando velocemente, producono scanalature, sagomature, smussature, raggiature, sbattentature o spianature.
Le prime frese a gambo erano costruite in acciaio HSS ed erano destinate alla lavorazione del legno massello e svolgevano il loro lavoro onestamente, salvo doverle affilare con una certa frequenza. 


Quando fece la sua comparsa il Medium Density Fibreboard (meglio conosciuto con il suo acronimo: MDF), che si prestava molto bene ad essere fresato per via della sua compattezza, le cose cambiarono perché le frese in HSS non erano all’altezza del compito; infatti nell’impasto di questo materiale vengono usate delle colle termoindurenti a base di urea-formaldeide che, una volta essicate, diventano notevolmente abrasive e le frese in HSS dovevano essere affilate con una frequenza inaccettabile.
Occorreva un materiale più duro e più resistente all’usura; le aziende produttrici di frese risposero alla richiesta delle aziende che lavoravano nel settore dell’arredamento proponendo delle nuove frese che avevano il corpo in acciaio (non più in HSS, visto che era necessario solo come supporto) e su di esso venivano saldate delle placchette di Widia, già sperimentate sulle lame per le seghe circolari.
Queste placchette, che vengono ottenute per sinterizzazione principalmente del carburo di tungsteno legato in una matrice generalmente di cobalto, non sono tutte uguali (non parlo di forma ovviamente, ma di materiale) e ne esistono di diverse categorie con caratteristiche differenti, e naturalmente costi diversi e prestazioni analoghe.
Questo spiega come mai si trovano sul mercato frese a gambo al Widia di forma analoga, ma con costi molto differenti; la spiegazione c’è e sta prevalentemente nella scelta dei materiali e, poiché quelli pregiati costano, ecco che il prodotto finito diventa più costoso di un prodotto standard.
Fortunatamente c’è anche il rovescio della medaglia: il prodotto più costoso è più performante e più duraturo di quello economico, pertanto bisogna fare delle scelte in base a quello che vogliamo ottenere.

Adesso veniamo all’uso che si fa di questi utensili: in certi casi vi sarà capitato di dover inserire un listello dentro un pannello di legno massello o di prodotti derivati come il multistrati o il Medium Density. Questa fresa al Widia è destinata proprio a questo scopo: 




Ed il risultato è questo: 


Il canale di destra, dove è stato inserito il listello, è stato ottenuto con due passate (come si vede dalla seconda fresata interrotta, sul lato sinistro) della stessa fresa per ottenere la larghezza voluta, ovviamente con la medesima profondità.

Nel caso che il canale debba essere profondo per inserire un pannellino che deve essere incollato e rimanere incastrato per costituire una mensola, la fresa che bisogna utilizzare è quella definita come “serie lunga”, che permette di raggiungere profondità non accessibili a quelle standard. 



Fraiser - fresa a taglienti dritti per canali serie lunga

E con questa fresa si possono ottenere canali di questo tipo: 



Naturalmente l’incastro conseguente è strutturato in questo modo: 


Se invece dobbiamo impostare una cerniera e fare una fresatura larga, anziché profonda, bisogna utilizzare una fresa nata per questo scopo: 

Fraiser - fresa per mortasare

Nei due masselli di abete si vedono le due fresate all’interno dei tracciamenti effettuati per ospitare le ali della cerniera. 


Basta risquadrare gli spigoli con uno scalpello e la sede della cerniera è pronta. 


Adesso vi mostro una fresa con cuscinetto che serve per rifilare, cioè per pareggiare un pannello (nel nostro caso un laminato) a filo di quello su cui è stato applicato: 


Fraiser - fresa per rifilare con cuscinetto

Per utilizzare questa fresa, con un rifilatore od un pantografo, si deve fare appoggiare il cuscinetto contro il pannello inferiore mentre la fresa è in funzione ed essa copierà esattamente il profilo del pannello sottostante, che non è detto che debba avere sempre un percorso lineare come in questo caso: 



Nel laminato si notano molto bene i punti di ingresso e di uscita della fresa alle estremità della zona rifilata. E’ ovvio che questa lavorazione è stata eseguita in questo modo solo a scopo dimostrativo; la rifilatura è generalmente destinata a scontornare i pannelli in maniera completa.

Infine parliamo di una fresa per eseguire dei battenti, cioè delle fresate in testa ad un pannello o ad una tavola:

Fraiser - fresa a gradino

Con questa fresa si ottengono risultati come questo: 


Come si vede dalla foto, in cui si nota la fresa ancora montata sul pantografo che ho utilizzato, il cuscinetto batteva sul labbro inferiore che è rimasto dopo la fresata, che originariamente era il bordo del pannello di cui si vede un tratto sulla destra. Questo cuscinetto può essere sostituito da altri analoghi, ma di diametro diverso, che permettono di creare battenti di profondità diversa.