sabato 16 settembre 2017

LE FRESE PER TOUPIE (prima parte)



Una macchina fissa che ha sempre fatto parte dell’attrezzatura standard di una falegnameria è la Toupie, che altro non è che una fresatrice ad asse verticale. 


Nell’albero che si vede al centro della parallela (divisa in due parti) si inseriscono le frese, che sono utensili rotanti preposti alla sagomatura del legno o dei suoi derivati, principalmente l’MDF. Inizialmente le sagomature che venivano effettuate per ottenere dei listelli o delle tavole con i bordi dotati di un profilo particolare venivano create con coltelli interi sagomati alle due estremità in maniera simmetrica e inseriti in una fessura verticale ricavata nella parte superiore dell’albero, poi fissati con una vite verticale di generose dimensioni. La difficoltà principale era centrare il doppio coltello esattamente al centro dell’albero per permettere alle due estremità affilate di lavorare contemporaneamente. In alternativa si potevano creare dei ferri con un foro al centro di diametro adeguato, per poterlo inserire di piatto nell’albero e stretto con un anello superiore bloccato dalla medesima vite. 


Poi si utilizzò una testa portacoltelli che era praticamente un cilindro forato al centro e dotato di due o più asole sulla circonferenza, in cui venivano inseriti i coltelli sagomati di acciaio per utensili a cui si dava un profilo identico sagomato secondo le necessità. I “ferri”, come venivano chiamati i coltelli, dovevano essere fissati con un altro elemento di acciaio, detto “lardone”, che provvedeva a fissare gli elementi profilati ed affilati in modo che non sfuggissero per effetto della centrifugazione dell’utensile durante il funzionamento.


Naturalmente i coltelli dovevano essere perfettamente identici e montati sulla testa in posizione assolutamente simmetrica, cioè dovevano sporgere della stessa dimensione dalla testa (a volte fissati anche solo con viti), in modo che lavorassero entrambi in maniera consequenziale durante l’avanzamento del pezzo.


Se il montaggio veniva effettuato in maniera maldestra succedeva che c’era un solo coltello che lavorava in modo corretto, a scapito della finitura del materiale in lavorazione in quanto l’asportazione del materiale avveniva con un numero di colpi ridotto; questo portava spesso alla formazione di piccole onde sul pezzo lavorato, che andava di conseguenza rifinito a mano con una carteggiatura adeguata.
Nelle teste portacoltelli doppie (cioè in cui venivano inseriti solo due coltelli) i coltelli venivano eseguiti molto spesso dagli stessi falegnami, che disegnavano il profilo sui pezzi di acciaio da lavorare utilizzando una sagoma per assicurarsi di disegnare il medesimo profilo, poi creavano lo smusso inclinato per fare lavorare solo il tagliente del ferro. 


Vennero prodotte anche delle frese in acciaio a corpo unico, generalmente con molti denti e simili alle seghe circolari, ma più spesse, che servivano per preparare dei canali, in cui molto spesso venivano inserite le fodere dei mobili o altri componenti. 


E’ chiaro che in tutti questi casi, trattandosi di utensili in acciaio, l’affilatura era necessario farla piuttosto di frequente, ma finalmente arrivò sul mercato il Widia e le frese cominciarono ad essere costruite con le placchette riportate tramite saldobrasatura. L’affilatura da quel momento in poi fu sempre effettuata, molto meno frequentemente, con macchine apposite dotate di mole al diamante, e non ci si doveva più preoccupare del piazzamento dei coltelli sulla testa perché erano saldamente bloccati e le macchine affilatrici ci restituivano delle frese perfettamente affilate e con profili simmetrici. 


In seguito ci fu un’ulteriore evoluzione e le placchette di Widia saldate furono sostituite da coltellini in Widia integrale assicurati meccanicamente sul corpo fresa, naturalmente con speciali viti di fissaggio. Questo sistema permette di dimenticarci dell’affilatore perché i coltellini, una volta che hanno perso l’affilatura, vengono gettati e sostituiti con i nuovi, evitando trasferimenti degli utensili e tempi di attesa per la loro riaffilatura.


In questo modo i coltellini vengono rimontati nell’esatta posizione dei precedenti, garantendoci una sistemazione perfetta e molto spesso, a corredo della fresa, vengono sistemati anche dei “rasanti” che non sono altro che dei piccoli elementi generalmente quadrati in Widia, affilatissimi, che determinano un taglio orizzontale perfetto sopra e sotto la fresa, all’interno dei quali lavorano i coltelli verticali; in questo modo si garantisce un risultato praticamente perfetto.
Una cosa da non sottovalutare è che, oltre al legno, con il Widia si potevano fresare anche i pannelli di MDF, cosa praticamente inaccettabile con le frese in acciaio perché non mantenevano l’affilatura per un tempo di lavorazione accettabile prima della successiva molatura.



(fine prima parte)