domenica 18 marzo 2018

IL VETRO (quarta parte)





Proseguendo nella descrizione delle lavorazioni, possiamo ricordare che il vetro può essere anche forato. 

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Per eseguire un foro si utilizzano degli utensili al diamante o al Widia che devono sempre lavorare con apporto di acqua, che agisce come lubrificante e serve anche per non far salire la temperatura del pezzo, che altrimenti si spaccherebbe. 



Però i fori non si possono fare dappertutto e di qualunque diametro: innanzitutto non si possono fare dei fori che siano inferiori allo spessore della lastra che stiamo lavorando, in secondo luogo la posizione di un foro vicino ad un bordo deve essere distante dallo stesso almeno il doppio dello spessore della lastra. Se invece andiamo a forare vicino ad un angolo, dobbiamo restare distanti dai due bordi almeno quattro volte lo spessore della lastra.
Alla fine delle forature la lastra deve essere necessariamente temperata per evitare che si inneschino delle piccole screpolature, che comunque procederebbero attraversando la lastra fino al raggiungimento di un bordo, provocandone la rottura.
Diversa è la situazione delle asole che vengono praticate sui bordi di sportelli o di porte per l’inserimento di ferramenta specifica. 

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Qui non ci sono distanze da rispettare e la lavorazione, che oggi si effettua quasi sempre con centri di lavoro CNC, risulta perfetta. 

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Una lavorazione indispensabile sulle lastre che rimangono con i bordi a vista è la molatura; questa operazione viene eseguita con mole diamantate o con nastri abrasivi al carburo di silicio, sempre in presenza di abbondante acqua.
In questo modo si ottiene un bordo perfettamente liscio e con un leggerissimo doppio smusso a 45° per eliminare spigoli taglienti. 

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Un arricchimento che viene effettuato spesso nei piani in vetro destinati ai tavoli è la bisellatura, che è una molatura effettuata con una mola inclinata (generalmente a 7°) che impreziosisce i bordi evidenziandone la presenza per effetto di un diverso angolo di rifrazione. 

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Prima ho parlato della tempera che viene effettuata sulle lastre di vetro; credo che sia il caso di spendere due parole per chiarire come funziona: la lastra viene inserita in un forno elettrico che porta il vetro a 680° circa e la sua permanenza nel forno è di un minuto per ogni millimetro di spessore. 

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Una volta terminato il riscaldamento la lastra viene raffreddata con getti di aria fredda, anche in questo caso per un periodo di tempo pari ad un minuto per ogni millimetro di spessore. 

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Al termine del trattamento il vetro risulta sei volte più resistente alla flessione di un analogo pezzo in vetro normale; un altro vantaggio di questo trattamento è che, in caso di rottura, la lastra si frammenta in una miriade di piccoli pezzi di vetro, ma con bordi che non sono taglienti come invece accade per i frammenti di una lastra normale.
Un trattamento simile è l’indurimento, che è ottenuto con un riscaldamento analogo al caso della tempera, ma il raffreddamento viene effettuato più lentamente: un minuto e mezzo per ogni millimetro di spessore della lastra.
La differenza rispetto alla tempera è soprattutto nella pezzatura dei frammenti in caso di rottura: sono molto più grandi.