Continuando a parlare
di lucidatura dell’acciaio inox bisogna precisare che in genere questa
lavorazione, soprattutto se si tratta di oggetti di dimensioni contenute, è più
comodo farla utilizzando uno spazzone fisso e muovendo il pezzo da lucidare in
modo da presentare ai dischi di Sisal, e successivamente di cotone, tutte le
parti da trattare. La procedura è la medesima che è stata descritta
nell’articolo precedente a proposito della rilucidatura della vetrina
graffiata.
Un sistema particolare
per la lucidatura di elementi ottenuti per fusione, o comunque molto complessi,
è la vibroburattatura che si fa mettendo gli oggetti da lucidare all’interno di
un contenitore che ha una forma simile ad uno stampo da budino riempito di
elementi conici o prismatici di poliuretano o di altri materiali di dimensioni
diverse in funzione della grandezza dei pezzi da trattare.
Il contenitore ruota e
vibra e la granaglia di lucidatura, sfregando contro i vari pezzi, li lucida
riuscendo a raggiungere zone impossibili per uno spazzone.
Come ho accennato nel
primo articolo, l’alternativa alla finitura lucida è quella satinata; i modi
per effettuare questa lavorazione sono diversi: se si tratta di aste piatte,
lamiere o tubolari di una certa lunghezza è più conveniente fare la satinatura
a tampone che si effettua con una satinatrice a nastro, del tutto simile alla
cartatrice per falegnameria.
Per poter satinare
tutta la superficie dell’oggetto questa macchina ha il piano di appoggio del
pezzo che si può spostare manualmente avanti e indietro rispetto all’operatore;
in testa al piano (a sinistra) c’è un piatto di fermo a cui il pezzo in
lavorazione deve essere appoggiato per evitare che il nastro in movimento possa
strappare l’oggetto dal piano per effetto del forte attrito generato dal
contatto con la tela abrasiva.
Naturalmente la
satinatura sarà più o meno evidente in funzione della grana dell’abrasivo
utilizzato; per ottenere una finitura molto delicata si possono usare nastri di
Scotch Brite nelle sue varie grane.
Una variante alla
satinatrice a tampone, che è una macchina fissa, è quella a rullo che è un
elettroutensile che usa dei rulli di materiali diversi che vanno dallo Scotch
Brite allo Scotch Brite alternato a lamelle di tela abrasiva o a rulli di gomma
contenente granuli di abrasivo.
C’è un altro
elettroutensile che fa parte di questa famiglia ed è una satinatrice a nastro
portatile che viene prevalentemente usata per trattare i tubi che non formano
una struttura chiusa (il nastro si deve poter infilare!).
Queste ultime due
macchine sono spesso usate nei lavori che richiedono interventi da effettuare
sul posto di installazione, per esempio: la saldatura del corrimano di una
scala che, essendo molto lungo, deve essere necessariamente saldato sul posto.
Dopo aver effettuato
la saldatura, si fa la smerigliatura (con mole da sbavo o dischi abrasivi,
spesso a lamelle) poi, una volta ottenuta una superficie continua ed omogenea,
si può intervenire con la satinatrice per rifinire la zona della saldatura.
In genere, per
accorciare i tempi di montaggio, le varie parti del corrimano arrivano già
satinate in cantiere ed il lavoro di finitura si fa solo sulle zone saldate.
A conclusione di
questo articolo credo che si debba accennare all’esistenza delle viti in
acciaio inossidabile, sia per legno che a passo metrico per la meccanica; ne
esistono di vari tipi, ma quelle più utilizzate sono quelle marcate A2 oppure
A4.
La differenza
sostanziale tra i due tipi è che l’A2 è prodotta con acciaio AISI 304, quindi è
indicata per lavori in condizioni normali; il tipo A4 invece è adatta ad essere
installata in zone altamente inquinate oppure in zone di mare perché vengono
costruite con l’AISI 316.
Un’avvertenza che mi
sento di dare per chi vuole usare le viti di acciaio inossidabile: fate
attenzione perché, rispetto alle viti di acciaio normale ma di qualità, queste
viti sono meno dure, quindi nell’uso dell’avvitatore con le viti con attacco a
croce bisogna usare la frizione tarata in modo morbido per non rovinare la
testa della vite.
In maniera analoga nell’uso di bulloni a testa esagonale o a
brugola, il rischio di rovinare la testa è notevole se non si riesce a dosare
la forza di serraggio.