Si definisce compensato un pannello costituito da un
numero generalmente dispari di sfogliati di legno, incollati fra loro a vene
incrociate; l’incollaggio più frequente è quello che si fa sotto pressa a caldo
con colle a base di urea-formaldeide.
Questa colla si usa
per i pannelli che restano al coperto e in ambienti non umidi; per quelli che
vanno esposti alle intemperie bisogna usare delle colle a base di resine
fenoliche o melamminiche, che non vengono intaccate dall’umidità o dalla
pioggia.
Il nome compensato
deriva dal fatto che le vene incrociate dei vari sfogliati “compensano” le
tensioni interne del legno, che invece si manifesterebbero se i fogli venissero
incollati con le vene nella stessa direzione, dando origine a pannelli ondulati
e privi della tipica rigidità dei compensati.
Nella stessa famiglia
esistono anche i multistrati, che
hanno uno spessore maggiore; a tal riguardo esistono due scuole di pensiero:
c’è chi sostiene che il termine “compensato” si usi per pannelli al di sotto di
spessori di 8-10 mm., al di sopra di tale misura diventano “multistrati”. La
maggior parte dei produttori invece sostiene che il compensato sia solo quello
composto da tre strati, qualunque pannello con un numero superiore di strati
prende il nome di multistrati.
Come si costruisce il
pannello di compensato / multistrati?
Per produrlo bisogna
partire dagli sfogliati, che sono
dei teli di legno ottenuti per derullaggio
di un tronco, con una macchina apposita, dopo che il tronco è stato reso
plastico con un bagno prolungato in acqua bollente. Il tondello di legno, ottenuto dopo aver scortecciato il tronco, viene
posizionato con le due teste tra due perni all’interno di una macchina che ha
una lama lunga quanto il tronco; quando i perni mettono in rotazione il
tondello, la lama viene avvicinata al legno, affondandovi per produrre i teli
di legno (molto simili all’impiallacciatura, ma continui), come si vede in
questo filmato:
La velocità di
affondamento della lama è in funzione dello spessore dello sfogliato che si
vuole produrre: andando verso il centro del tronco lentamente si ottengono dei
fogli più sottili (adatti per i compensati), aumentando la velocità di
affondamento, si ottengono dei fogli più spessi destinati ai multistrati.
All’uscita della
derullatrice c’è una taglierina che dà la giusta dimensione ai teli che sono
stati previsti per produrre un compensato di una certa dimensione.
I legni che si usano
per produrre i compensati sono diversi, il più comune ed economico è il pioppo,
ma esistono anche di betulla, faggio, abete e di okoumè (per il compensato marino con incollaggio
fenolico).
Una cosa importante da
sapere è che nello stesso formato di compensato, per esempio il 252x152, a
parità di spessore esistono spesso due versioni: quella appena citata e la sua
omologa che è 152x252. A prima vista sembrerebbe la stessa cosa, ma non è così
perché la prima dimensione rappresenta la direzione della vena, per cui nel
primo caso avremo la vena lungo il lato di 252 cm., mentre nel secondo caso la
vena corre lungo il lato di 152 cm., e si chiama compensato o multistrati trasversale.
Il motivo per cui
esistono due versioni della stessa misura è molto semplice: questi compensati o
multistrati non vengono prodotti per essere utilizzati allo stato grezzo, ma di
solito vengono rivestiti con le più svariate impiallacciature e, per fare
questo (sempre sotto la pressa a caldo),
bisogna rispettare il concetto dell’incollaggio a vene incrociate.
Pertanto se dobbiamo
fare una fodera di un armadio di dimensioni 240x120 cm. e vogliamo usare un
compensato da placcare in rovere con la vena a vista verticale, dovremo obbligatoriamente usare un foglio di compensato
con la vena orizzontale, cioè trasversale.
Se non lo facessimo ed utilizzassimo un compensato con la vena nella stessa
direzione del tranciato, una volta applicata la vernice trasparente, ci
troveremmo nella maggior parte dei casi con l’impiallacciatura screpolata e
rialzata in corrispondenza delle screpolature, per effetto del ritiro della
vernice durante l’essicazione; il pannello risulterebbe improponibile a
qualunque cliente.
Nel caso dei pannelli
di pioppo abbiamo anche il problema della classificazione, cioè della specifica
della qualità delle due facce esterne del compensato, perché nel derulaggio del
tondello di pioppo la prima parte è ovviamente costellata di nodi di varia
grandezza e, in funzione della frequenza e grandezza di questi nodi e delle
stuccature che a volte si rendono necessarie, vengono classificati i
compensati.
I compensati sono
generalmente rigidi, soprattutto quelli preparati con i legni più duri come la
betulla e il faggio, ma se dobbiamo costruire un mobile curvo e vogliamo usare
un compensato come supporto esterno, ne esiste uno flessibilissimo (ovviamente
nel senso trasversale alla vena esterna). E’ un prodotto che viene generalmente
chiamato Multiflex ed è ottenuto
incollando due strati di Ceiba (detto anche Fromager) di un certo spessore,
mantenendo le fibre parallele, divisi da un sottile strato di sfogliato tenero,
con la fibra incrociata rispetto ai precedenti; ne esistono vari spessori e,
come al solito, in versione longitudinale e trasversale, per poterli curvare in
un senso o nell’altro.
Naturalmente dopo che
i vari fogli di compensato o multistrati sono stati incollati per formare il
pannello, vengono levigati e calibrati poi squadrati per dare la dimensione
definitiva.