Il laminato plastico è
un materiale molto usato per rivestire pannelli legnosi adibiti alla
costruzione di mobili, tavoli, sedie o altri oggetti, vista la comodità di
poterli pulire con quasi tutti i detergenti in commercio (esclusi quelli
abrasivi).
La produzione del
laminato è nata negli Stati Uniti prima della Seconda Guerra Mondiale; negli
anni ’50 è stato importato in Italia con il marchio FORMICA, che ha venduto in
quantità questo prodotto innovativo.
Anche quando sono nate
in Italia altre aziende che hanno cominciato a costruire il medesimo prodotto,
ovviamente con il proprio marchio, la gente comune ha continuato a chiamare
Formica qualunque laminato vedesse. Il nome del primo produttore era diventato
il nome del prodotto.
Cambiando settore, la
stessa cosa è successo col PMMA (polimetilmetacrilato), più noto come
metacrilato, che è stato importato tanti anni fa con il marchio PLEXIGLAS e da
allora si denota col nome Plexiglas qualunque metacrilato, anche se prodotto da
altre aziende concorrenti.
Tornando al laminato,
vediamo come viene prodotto: innanzitutto c’è un supporto che è costituito da
alcuni fogli di carta kraft, che è praticamente la vecchia carta da pacchi
color avana, che vengono impregnati di resina fenolica, che è termoindurente.
Su questo supporto, che globalmente è di colore marrone scuro, viene applicato
un foglio di carta decorativa che è quello che determina l’estetica del foglio
di laminato.
Questa carta può
essere a tinta unita, con disegni di vario genere, oppure può essere un foglio
su cui è stata impressa la fotografia di un pannello rivestito di vera impiallacciatura,
e che quindi ne prende l’aspetto.
Questo ultimo foglio
decorativo viene impregnato con una resina melamminica; tutti questi pacchetti
di fogli vengono quindi inseriti dentro una pressa multivano (cioè a diversi
piani, ognuno per un pacchetto di fogli) che lavora esercitando una forte
pressione, 90 bar circa, scaldando i vari piani fino alla temperatura di 150°C,
in modo da fare indurire le resine fenolica e melamminica e dando origine a dei
fogli di materiale molto compatto, sufficientemente elastico da poter essere
curvato, entro certi limiti.
Per trasportare un
foglio di laminato in macchina si usa arrotolarlo su se stesso realizzando un
rotolo di circa 40 cm. di diametro, senza che il foglio (che è generalmente
305x130 cm.) crepi. Gli spessori più usati sono 0,7 – 0,9 – 1,2 mm. nella configurazione
di foglio, come citato prima; esiste però un tipo più sottile che è circa 0,4 o
0,5 mm. che viene arrotolato in bobine, data la sua flessibilità, ed è
destinato al rivestimento di accessori che vanno accoppiati ad altri pannelli
placcati in laminato, per esempio le alzatine che sigillano i top da cucina al
muro.
Esistono comunque dei
laminati che si possono curvare con raggi strettissimi (5 o 6 mm.), se
sottoposti ad un adeguato riscaldamento; sono i posformabili.
Questi fogli vengono
utilizzati per rivestire i pannelli di truciolare, fresati sul bordo anteriore,
destinati a diventare dei top da cucina oppure delle ante da cucina, con i
bordi verticali arrotondati, o altri oggetti con forme curve. Le temperature a
cui sono sottoposti questi fogli varia in funzione del raggio di curvatura del
pezzo e dallo spessore del laminato; generalmente oscilla tra i 150°C e i
220°C.
I pannelli che vengono
rivestiti in laminato ( da ambo i lati, come per il placcaggio
dell’impiallacciatura), devono essere bordati
per avere un buon livello di finitura nel senso dello spessore, nascondendo
così il tipo di pannello usato come supporto.
Il bordo può essere
prodotto in ABS o PVC, che sono flessibili e colorati in tutto lo spessore, ma
bisogna farlo produrre del colore giusto per il tipo di laminato usato, oppure
si possono usare delle strisce del laminato utilizzato per le facce, con la
certezza che il colore e la finitura superficiale saranno i medesimi.
Esiste però un piccolo
difetto estetico: poiché il bordo in laminato viene applicato
perpendicolarmente alle facciate del pannello in questione, metterà in mostra
il supporto fenolico (che è marrone scuro) che costituisce il 90% dello
spessore del laminato.
A questo punto, se il
colore del laminato usato per le facciate è scuro, il filetto del supporto
fenolico del bordo sarà poco evidente; ma se il colore è chiaro, ecco che la
bordatura metterà in estrema evidenza la riga marrone della resina fenolica.
Per cercare di
superare questo ostacolo, sono stati inventati dei laminati che non hanno la
resina fenolica, ma sono prodotti con una resina termoindurente colorata che ha
la stessa tonalità della carta decorativa usata, in tutto lo spessore; pertanto
ha l’effetto del complemento ideale per l’operazione di bordatura.
Bisogna però
considerare che questo materiale ha il difetto di essere molto rigido, quindi
fragile, e pertanto tende a scheggiare facilmente quando lo si lavora; questo
comporta che nelle operazioni di bordatura si debbano usare degli utensili al
Widia affilatissimi, altrimenti si rischia di creare sui bordi dei difetti che
non passano inosservati. (Fine prima
parte)