venerdì 5 luglio 2013

I LAMINATI PLASTICI (prima parte)




Il laminato plastico è un materiale molto usato per rivestire pannelli legnosi adibiti alla costruzione di mobili, tavoli, sedie o altri oggetti, vista la comodità di poterli pulire con quasi tutti i detergenti in commercio (esclusi quelli abrasivi).
La produzione del laminato è nata negli Stati Uniti prima della Seconda Guerra Mondiale; negli anni ’50 è stato importato in Italia con il marchio FORMICA, che ha venduto in quantità questo prodotto innovativo.
Anche quando sono nate in Italia altre aziende che hanno cominciato a costruire il medesimo prodotto, ovviamente con il proprio marchio, la gente comune ha continuato a chiamare Formica qualunque laminato vedesse. Il nome del primo produttore era diventato il nome del prodotto. 




Cambiando settore, la stessa cosa è successo col PMMA (polimetilmetacrilato), più noto come metacrilato, che è stato importato tanti anni fa con il marchio PLEXIGLAS e da allora si denota col nome Plexiglas qualunque metacrilato, anche se prodotto da altre aziende concorrenti.
Tornando al laminato, vediamo come viene prodotto: innanzitutto c’è un supporto che è costituito da alcuni fogli di carta kraft, che è praticamente la vecchia carta da pacchi color avana, che vengono impregnati di resina fenolica, che è termoindurente. Su questo supporto, che globalmente è di colore marrone scuro, viene applicato un foglio di carta decorativa che è quello che determina l’estetica del foglio di laminato.
Questa carta può essere a tinta unita, con disegni di vario genere, oppure può essere un foglio su cui è stata impressa la fotografia di un pannello rivestito di vera impiallacciatura, e che quindi ne prende l’aspetto. 




Questo ultimo foglio decorativo viene impregnato con una resina melamminica; tutti questi pacchetti di fogli vengono quindi inseriti dentro una pressa multivano (cioè a diversi piani, ognuno per un pacchetto di fogli) che lavora esercitando una forte pressione, 90 bar circa, scaldando i vari piani fino alla temperatura di 150°C, in modo da fare indurire le resine fenolica e melamminica e dando origine a dei fogli di materiale molto compatto, sufficientemente elastico da poter essere curvato, entro certi limiti.
Per trasportare un foglio di laminato in macchina si usa arrotolarlo su se stesso realizzando un rotolo di circa 40 cm. di diametro, senza che il foglio (che è generalmente 305x130 cm.) crepi. Gli spessori più usati sono 0,7 – 0,9 – 1,2 mm. nella configurazione di foglio, come citato prima; esiste però un tipo più sottile che è circa 0,4 o 0,5 mm. che viene arrotolato in bobine, data la sua flessibilità, ed è destinato al rivestimento di accessori che vanno accoppiati ad altri pannelli placcati in laminato, per esempio le alzatine che sigillano i top da cucina al muro.
Esistono comunque dei laminati che si possono curvare con raggi strettissimi (5 o 6 mm.), se sottoposti ad un adeguato riscaldamento; sono i posformabili.
Questi fogli vengono utilizzati per rivestire i pannelli di truciolare, fresati sul bordo anteriore, destinati a diventare dei top da cucina oppure delle ante da cucina, con i bordi verticali arrotondati, o altri oggetti con forme curve. Le temperature a cui sono sottoposti questi fogli varia in funzione del raggio di curvatura del pezzo e dallo spessore del laminato; generalmente oscilla tra i 150°C e i 220°C. 




I pannelli che vengono rivestiti in laminato ( da ambo i lati, come per il placcaggio dell’impiallacciatura), devono essere bordati per avere un buon livello di finitura nel senso dello spessore, nascondendo così il tipo di pannello usato come supporto.
Il bordo può essere prodotto in ABS o PVC, che sono flessibili e colorati in tutto lo spessore, ma bisogna farlo produrre del colore giusto per il tipo di laminato usato, oppure si possono usare delle strisce del laminato utilizzato per le facce, con la certezza che il colore e la finitura superficiale saranno i medesimi.
Esiste però un piccolo difetto estetico: poiché il bordo in laminato viene applicato perpendicolarmente alle facciate del pannello in questione, metterà in mostra il supporto fenolico (che è marrone scuro) che costituisce il 90% dello spessore del laminato.
A questo punto, se il colore del laminato usato per le facciate è scuro, il filetto del supporto fenolico del bordo sarà poco evidente; ma se il colore è chiaro, ecco che la bordatura metterà in estrema evidenza la riga marrone della resina fenolica.
Per cercare di superare questo ostacolo, sono stati inventati dei laminati che non hanno la resina fenolica, ma sono prodotti con una resina termoindurente colorata che ha la stessa tonalità della carta decorativa usata, in tutto lo spessore; pertanto ha l’effetto del complemento ideale per l’operazione di bordatura.

Bisogna però considerare che questo materiale ha il difetto di essere molto rigido, quindi fragile, e pertanto tende a scheggiare facilmente quando lo si lavora; questo comporta che nelle operazioni di bordatura si debbano usare degli utensili al Widia affilatissimi, altrimenti si rischia di creare sui bordi dei difetti che non passano inosservati.  (Fine prima parte)